Oltre 50 sindaci vogliono la Diga del Vanoi, il ministero della Cultura: «Scempio»
Il ministero delle Infrastrutture non chiude alla prospettiva della diga del Vanoi. Il ministero della Cultura, invece, la boccia preferendo l’opzione zero, ossia che il serbatoio non si faccia.
I sindaci del Feltrino e delle valli trentine fanno opposizione dura, insieme alle loro due Province. Ma 53 loro colleghi delle province di Vicenza e Padova sono invece favorevoli alla diga, necessaria, dicono, «per garantire la sopravvivenza idrica di 20 mila microimprese».
Conclusione? La progettazione della diga tanto discussa da 20 milioni di metri cubi d’acqua, costo 170 milioni di euro, andrà avanti. Fino allo stadio definitivo. E a quel punto basterebbe solo trovare il finanziamento necessario, da parte del governo e specificatamente del Mit – il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – per passare al progetto esecutivo.
Semprechè, ovviamente, i tecnici concludano che la diga si possa fare, perché i versanti della valle del Vanoi, alla verifica geologica, non risulterebbero così fragili come molti sostengono.
Il vertice
È la sensazione che si è ricavata ieri dalla presentazione al Mit del Quaderno delle osservazioni – un migliaio presentate da 70 soggetti – su 30 temi diversi e, fra l’altro, con ben 9 proposte alternative alla diga del Vanoi, dallo sghiaiamento dei bacini esistenti al riempimento delle falde.
È stato Gennaro Mosca, il responsabile del dibattito pubblico, espressione della Commissione Dighe del ministero delle Infrastrutture, a illustrare il Quaderno, precisando che tra le osservazioni ricevute sul Vanoi ci sono anche quelle del ministero della Cultura. Per la verità sono firmate dal Soprintendente di Venezia (e per la provincia di Belluno) Vincenzo Tinè, ma sono di una severità unica: «Analizzando l’intero Docfap (documento di fattibilità delle alternative progettuali, ndr) e le analisi delle alternative in esso contenute – vi si legge – questo ufficio ritiene che dal punto di vista paesaggistico l’unica alternativa preferibile sia l’alternativa zero». Cioè nessuna diga.
« Lo sbarramento del torrente in un ambito così scarsamente antropizzato – spiega il soprintendente – comporterebbe un impatto dal punto di vista paesaggistico inaccettabile per quanto riguarda la cantierizzazione e l’infrastrutturazione delle stesse oltre che l’inevitabile riduzione del deflusso delle acque a valle». E ancora: «Tale riduzione avrebbe come conseguenza una sostanziale alterazione della percezione paesaggistica del luogo dove sorge la diga, sia in termini sensoriali sia in termini percettivi con l’inevitabile modifica di flora e fauna lungo tutta l’asta fluviale interessata a valle dello sbarramento».
Mediazione fallita
Il coordinatore Mosca, dunque, ha presentato il Quaderno premettendo alcune sue riflessioni che lo hanno portato ad ammettere di aver fallito la mediazione tra il fronte del sì alla diga e quello del no. Ad ascoltarlo, collegati on line, c’erano il vertice del consorzio di Bonifica Brenta – che vuole costruire la diga – e numerosi obiettori, cioè i presentatori delle obiezioni. «Non sono riuscito» ha detto «a consentire ai diversi soggetti di fare un passo oltre il muro».
Il muro? «Sì, siamo muro contro muro, ovvero in presenza di un dialogo tra sordi». E a questo punto Mosca ha detto di auspicare che se ci sarà un futuro tavolo di negoziazioni sulla diga, a questo tavolo si siedano «parti che possano essere più consapevoli, più aperte all’ascolto delle esigenze dell’altro».
Forte l’appello al consorzio a tener conto dei contenuti delle osservazioni che si sostanziano nel diritto delle popolazioni di montagna a vivere dove oggi risiedono, magari senza la paura di frane o altre conseguenze. Altrettanto puntuale la raccomandazione, sempre da parte di Mosca al Brenta, perché il consorzio si faccia carico dello studio delle tante alternative proposte.
Il responsabile del dibattito pubblico si è raccomandato inoltre che all’eventuale tavolo si tenga conto anche delle 14 mila firme portate a piedi dal Vanoi in Regione contro il progetto. Il Quaderno delle osservazioni riporta inoltre sia il resoconto dei dibattiti pubblici che le obiezioni o i consensi presentati per iscritto. Tra i 70 soggetti, la Regione Veneto («che ha posto rilievi sulla sicurezza»), l’Enel, Terna, il ministero della Sicurezza (che ha opzionato la soluzione zero, cioè nessuna diga), la Provincia di Belluno con ben 21 pagine di puntualizzazioni, quella di Trento («le parole del presidente Fugatti mi hanno aperto le corde in tema di partecipazione politica»). E poi quelle dei Comitati, del Wwf (su 30 temi diversi), del Cai, di altre organizzazioni, di 53 Comuni a sostegno invece del progetto del consorzio.
Al centro dei rilievi la carenza di analisi geologiche sui versanti di montagna della valle del Vanoi. «Ma come tecnico ricordo che la legislazione prevede, a seconda delle fasi progettuali, determinati approfondimenti» ha concluso Mosca.