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Ноябрь
2024

Governance di Irisacqua: l’ultimatum dei 12 sindaci a Monfalcone e Gorizia

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Si riaccende la disputa sulla governance di Irisacqua. A quasi quattro mesi di distanza dalla nomina, a maggioranza, dell’avvocato Giulia Martellos ad amministratore unico della società, e ormai a ridosso, a meno di rinvii, dalle amministrative monfalconesi, 12 comuni di centrosinistra danno sostanza alla loro contrarietà all’operazione coordinata a luglio proprio da Monfalcone e sostenuta da altri sette soci governati dal centrodestra.

L’ingiunzione

I massimi amministratori di Ronchi dei Legionari, Grado, Staranzano, San Canzian d’Isonzo, Turriaco, San Pier d’Isonzo, Romans, Gradisca, Sagrado, Villesse, Mariano e Savogna hanno inviato mercoledì a tutti i comuni soci, alla stessa Irisacqua e ad Ausir una “ingiunzione” a «riconsiderare la scelta condotta entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento» della comunicazione. «Diversamente non esiteremo a tutelare in tutte le sedi opportune la posizione dei soci e della società al fine di ripristinare il rispetto delle regole», concludono i sindaci dei 12 comuni, secondo cui non sono stati rispettati i patti parasociali, approvati nel 2021, che prevedono, in assenza di un accordo all’interno del coordinamento dei soci, che l’amministratore unico sia sostituito da un Consiglio di amministrazione formato da tre a cinque componenti. L’ultimatum in ogni caso scade a ridosso dell’assemblea dei soci, convocata per il 2 dicembre.

Un Consiglio a tre

«Ci siamo mossi, non troppo rapidamente, è vero – afferma il sindaco di Ronchi dei Legionari Mauro Benvenuto, primo firmatario della comunicazione ai soci – ma lo abbiamo fatto perché crediamo nella società, con cui, va sottolineato, nessuno dei soci ha interrotto il dialogo». Di fatto, la partita per il centrosinistra potrebbe chiudersi arrivando alla nomina di un Consiglio di amministrazione a tre, in cui un componente sia espressione dello stesso centrosinistra, senza porre in discussione la nomina di Martellos. Si metterebbe così, come spiega Benvenuto, una pezza alla «forzatura di cui il centrodestra è stato autore» e che, per i 12 firmatari, espone «ancora una volta la società al rischio di non rispondere più alle logiche del controllo analogo». In un momento poi definito «delicato, in cui si giocano partite importanti quali la ricerca di un nuovo direttore generale e le trattative per le aggregazioni in ottica dell’azienda unica regionale».

La posizione di Gorizia

Proprio il percorso avviato dalla Regione, però, secondo il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna - che rappresenta l’altro fronte dei sindaci-soci - impone di non mettere mano alla governance uscita dall’assemblea del 31 luglio, grazie ai voti della sua amministrazione e di quella di Monfalcone, che aveva proposto il nome di Martellos, nonché di Fogliano Redipuglia, Capriva del Friuli, San Lorenzo Isontino, Medea e Moraro, con la contestuale astensione di Farra d’Isonzo e Doberdò del Lago e l’uscita prima del voto del rappresentante di Mossa (assenti Dolegna e San Floriano). «Nulla vieta che si possa ragionare sull’istituzione di un Cda ma per il prossimo mandato – spiega Ziberna –. Non si cambiano le regole durante il gioco, soprattutto nel momento in cui la Regione sta pensando di arrivare a una governance nuova, che per me potrebbe essere un’unica holding regionale con due settori, uno dedicato alla gestione dei rifiuti e uno al ciclo dell’acqua. Rispetto tutte le sensibilità, ma credo si dovrebbe prima fare una riflessione sul contesto».

Il giudizio di Monfalcone

Decisamente più netto il giudizio dell’assessore alle Partecipate di Monfalcone Paolo Venni, che, di fatto, accusa i 12 firmatari di «fare politica a spese della società». «La richiesta avanzata non ha alcun fondamento giuridico e regolamentare», afferma Venni, ricordando che «nel coordinamento dei soci, dove un nome andava proposto, la controparte non si è espressa, chiedendo solo un rinvio. Senza tenere conto dell’esigenza di poter fare affidamento su competenze specifiche in un momento in cui si sta parlando di aggregazioni su scala regionale». «La comunicazione non ha un fondamento, è solo qualcosa di tardivo per fare rumore – conclude –. Se si deve fare pubblicità politica, ci sono però altri canali: non lo si faccia a spese della società».