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Marco Pinotti: “Le cronometro stanno scomparendo, ma è lì che si vedono le differenze tra i corridori”

Marco Pinotti, sport engineering director e assistente direttore sportivo del team Jayco Alula, è stato professionista dal 1999 al 2013: tra i suoi successi spiccano, tra gli altri, una tappa al Giro di Polonia, sei volte campione italiano nelle prove contro il tempo, due tappe ai Paesi Baschi, un prologo al Giro di Romandia e le cronometro individuali al Giro d’Italia 2008 e 2012. Su pista, invece, è stato campione italiano nell’inseguimento individuale. Solido in salita ed eccellente nelle prove a cronometro, Pinotti ha saputo ritagliarsi il ruolo eccellente di gregario dei capitani nelle varie squadre in cui ha militato: Lampre, Saunier Duval, T-Mobile, HTC e BMC. Il nono posto ottenuto al Giro d’Italia 2010 è il suo miglior piazzamento nella classifica generale di un Grande Giro, senza dimenticare però i cinque giorni in maglia rosa totalizzati tra l’edizione del 2007 e quella del 2011. Ritiratosi nel 2013 e laureato in ingegneria gestionale, Pinotti è rimasto nel mondo del ciclismo, prima con la CCC, sorta sulle ceneri della BMC (ultima squadra in cui ha militato), e poi dalla stagione 2021 insieme alla formazione australiana di Brent Copeland.

Sei un punto di riferimento per le prove contro il tempo: in cosa consiste il tuo pensiero? 

“Quando escono i calendari cerco di capire dove sono le cronometro e i percorsi, durante i ritiri stabiliamo i calendari dei corridori e una volta smarcate queste due cose cominceremo a lavorare per priorità, dove ci concentriamo soprattutto sulla posizione e su dove si può avere margini di miglioramento”.

Come si sono evolute le cronometro negli ultimi anni? In che direzione sta andando la disciplina? 

“Come percorsi, negli ultimi anni, direi che sono abbastanza stabili in termini di chilometraggio e hanno perso un po’ di importanza nelle corse, ma la cronometro resta l’unico momento in cui si crea una classifica e quindi si riesce a vedere la vera differenza tra i corridori con dei distacchi importanti. E’ un confronto diretto anche psicologico, durante le cronometro sei solo con te stesso essendo esposto allo sforzo massimale senza poter fare affidamento sulla squadra. Le cronometro stanno diventando sempre più veloci e l’aerodinamica oggi è stata riconosciuta per il grande peso che ha in questa disciplina aumentando nettamente le velocità e mi aspetto ancora dei passi in avanti, magari meno evidenti rispetto agli ultimi 4/5 anni ma ci sarà ancora qualche margine di miglioramento”.

Quali sono le differenze tra una crono individuale e una cronosquadre? 

“La differenza principale è che la cronometro individuale è più facile da preparare, un bravo allenatore con tutti i dati a disposizione sa come ottenere il massimo da un atleta. Nella cronosquadre oggi ci sono meno dati disponibili ed è più difficile mettere insieme più ragazzi, ha anche un chilometraggio maggiore e tra i corridori ci può essere una grossa differenza l’un con l’altro soprattutto in termini di caratteristiche”.

La cronometro a squadre oggi è sempre meno presente nel ciclismo, spesso sostituita con la staffetta mista agli Europei e Mondiali e accantonata nelle corse a tappe: come mai? 

“Magari sono poco attrattive per il pubblico o forse non sono così televisive. E’ un format davvero particolare che sta pian piano scomparendo, ma c’è da dire che anche le cronometro individuali si stanno riducendo”.

Qual è l’aspetto più complesso nel curare la preparazione di una prova contro il tempo?

“La distribuzione dello sforzo che è l’aspetto più importante e anche più complesso soprattutto per un corridore che non è uno specialista, perchè deve arrivare ad aver dato tutto sulla linea del traguardo ma non è così facile perchè bisogna conoscersi davvero bene e quindi entra in gioco la distribuzione delle energie durante tutto il percorso”.

Hai corso anche su pista. Quanto questa può essere utile nel preparare una cronometro? 

“E’ utile come tipo di approccio, si possono controllare tante variabili oltre ad una grande attenzione ai particolari. In pista, soprattutto nell’inseguimento, ogni linea è fondamentale. Inoltre lavorando al coperto ciò che conta di più è il cronometro e quindi si possono fare tanti lavori solo basandosi sui tempi e quindi è sicuramente molto scientifica”. 

Da chi dei tuoi ragazzi ti aspetti un salto di qualità nella specialità il prossimo anno?

“Ben O’Connor quest’anno è andato bene e spero che possa fare un ulteriore passo in avanti senza perdere le caratteristiche in salita, ma soprattutto mi aspetto un buon miglioramento da Luke Plapp che ha dei buoni margini per crescere ancora tanto”.