Bernardi, il miglior pallavolista del secolo: «Talmassons osso duro, con Milano poteva vincere 3-0»
È una carriera costellata di successi quella di Lorenzo Bernardi, alfiere della generazione dei fenomeni di Julio Velasco, eletto miglior pallavolista del XX secolo, vincitore di mondiali ed europei ma, anche, dell’oro olimpico di Parigi come vice dell’allenatore argentino. In A1 guida l’Igor Gorgonzola Novara che domani, alle 18, riceverà la Cda Volley Talmassons Fvg.
Bernardi a tre mesi dalla vittoria delle Olimpiadi qual è il ricordo più bello?
«Direi la consapevolezza di aver creato qualcosa di solido e di prospettiva, non solo finalizzato all’Olimpiade».
L’oro ha già portato cambiamenti nel movimento?
«Per alcuni aspetti è troppo presto, ma per altri ci sono riscontri molto importanti, ad esempio in termini di visibilità mediatica; le giocatrici sono molto cercate e c’è, in generale, una grande attenzione verso il nostro sport. Ma anche i numeri che riguardano gli spettatori sono in grande aumento».
Come si gestisce, da atleta, questo cambio di passo?
«Le ragazze erano pronte, avevano comunque già vinto dei titoli quindi non si tratta di una celebrità arrivata da zero. Sarà importante mantenere vivo il ricordo di Parigi ma anche sapere che, dalla prossima estate, si ripartirà verso nuovi traguardi».
Lei è passato da giocatore ad allenatore: cosa ha portato della prima carriera nella seconda?
«Ho cercato di trasportare non quello che avevo fatto ma il modo nel quale lo avevo fatto. Negli anni sono cambiate molte cose, dalle metodologie ai sistemi di gioco; passando al femminile ho cercato di trasferire alcuni modelli della pallavolo maschile, che in linea di massima, è più completa».
Che cosa intende?
«Penso al lavoro che, in nazionale, abbiamo svolto sulla tecnica, partendo dalla ricezione, con l’obiettivo di creare un gioco più imprevedibile e veloce. Non è stata una novità assoluta, ma ci abbiamo lavorato in maniera più sistematica. Credo che la nazionale italiana sia la squadra che ha interpretato meglio questo modello di gioco».
Qual è stato il suo miglior pregio da giocatore?
«Sono stato sempre molto determinato, difficilmente abbandonavo la strada prima di avere raggiunto l’obiettivo. Poi certamente ho avuto la fortuna di poter giocare con dei grandissimi campioni che mi hanno permesso di crescere e di avere sempre degli stimoli nuovi e ho avuto allenatori che mi hanno aiutato a migliorare anche quando magari era complicato trovare qualche cosa da migliorare».
La Legavolley ha pubblicato il Team of the Month di ottobre e lei è stato eletto allenatore del mese. Arrivate allo scontro con la Cda reduci da una sconfitta dopo sei vittorie.
«Domenica contro Busto Arsizio non ci siamo espressi bene. Situazioni come queste possono capitare; le dobbiamo analizzare e ritornare in palestra con la predisposizione a lavorare per far sì che non si ripetano o che possano essere affrontate in modo propositivo».
Che Cda si aspetta?
«Ho visto più volte la gara contro Milano e penso che sarebbe potuta anche finire tre a zero a favore della Cda. È una squadra molto difficile da affrontare come lo sono tutte: questo è il campionato più bello del mondo perché è difficile e imprevedibile, non ci sono squadre materasso e per questo bisogna prepararsi sempre al meglio».