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Coppa Davis, Musetti: “Ho smesso di essere tranquillo in campo quando avevo 13 anni”

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Non totalmente a sorpresa, ma con comunque una nota di amarezza, è finito nelle mani dell’Argentina il primo singolare dell’ultimo quarto di finale di Coppa Davis, a favore di Francisco Cerundolo contro Lorenzo Musetti. Una partita durata in pratica un set, con l’argentino capace poi di fare il vuoto, portando momentaneamente in vantaggio i ragazzi del capitano Coria.

Una situazione, quella che ha portato a questo esito, spiegata senza mezzi termini dal n.2 d’Italia: “Credo non abbia funzionato nulla oggi. Non mi aspettavo questo livello, ed è difficile anche commentare la partita. Nel primo set abbiamo avuto entrambi chance, tanti break, ma non ho mai avuto la sensazione di essere padrone del gioco. Una cosa che mi capita ancora spesso purtroppo, ma ci sto lavorando tanto. Credo di essere migliorato molto anche nella costanza degli allenamenti, ho giocato tanti set di allenamento in queste due settimane, e da quando siamo qua…non avevo perso un set. Mi aspettavo qualcosa di più da me stesso, non sono mai riuscito col servizio, sul quale ho lavorato tanto, a togliermi da alcuni momenti difficili. Tutte le cose che speravo funzionassero, su cui stiamo lavorando, non hanno funzionato. Onestamente è una giornata un po’ di merda“.

Chiaramente, come ricorda poi Lorenzo, giocare a questi livelli, poi per la propria nazionale e su una superficie che non è la preferita, può comportare problemi aggiuntivi: “Ho smesso di essere tranquillo in campo quando avevo 13 anni e giocavo i tornei vicino Carrara. Ovviamente in competizioni del genere c’è molta pressione, molta adrenalina, e basta poco a non riuscire a trovare metodi per far girare la partita. Oggi si è visto, sono il primo ad essere veramente dispiaciuto, ma la parola non rende l’idea di come mi sento. Una prestazione quasi imbarazzante per come mi sono allenato e ho lavorato in questi giorni. Non riesco a capire da come sia nata, forse troppa tensione, le aspettative che avevo di fare una partita migliore. Mi dispiace tanto per la squadra, perché so quanto conta il mio singolare avendo un giocatore come Jannik che è una bella garanzia, e so quanto può incidere sul passaggio del turno o meno“.

Una vittoria che sarebbe stata la prima nelle ultime tre settimane per l’azzurro, fermo da Parigi Bercy. Ma non è abbastanza per giustificare un esito ben diverso da quello che ci si aspettava: “Non credo che lo stop agonistico abbia pesato, sicuramente quest’anno non sono mancate le partite giocate. Non so quanti top 20 hanno giocato più di me in termini di settimane di tornei; è un po’ inaspettato per me, forse anche per il fatto di avere aspettative medio-alte. Allenandomi spesso con Matteo questa settimana, poi su queste superfici, pensavo di aver fatto uno step in avanti. Invece oggi mi si sono presentati dei problemi che non ho saputo risolvere, ed è stato bravo Francisco a prendere il sopravvento nel secondo set“.

Forse ho iniziato meglio io rispetto a lui, più propositivo in certi sensi, ho cercato di contenere mentre lui era più falloso“, riflette infine Musetti a mente fredda, su come avrebbe potuto gestire diversamente la situazione, “ma come sensazioni non mi sentivo al massimo, anche in risposta sulla seconda non riuscivo mai ad avere un impatto pieno e il controllo di quello che stessi facendo. E quando mi rifugio in troppi back perdo campo, do troppo spazio di manovra, e su questi campi è impossibile giocare difendendosi giocando da una posizione molto arretrata. Se fossi riuscito a tenere un break di vantaggio sarebbe cambiato, ma col senno di poi non si va da nessuna parte“.