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La Salute a Venezia, il Patriarca parla di fragilità e disagio. Fuori dalla Basilica la festa dei veneziani

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Un vuoto da riempire, con cosa non importa, che siano droghe, alcol o comportamenti distruttivi. Un vuoto, percepito dall’essere umano che ha perso il senso, la rotta, il significato del tutto. Non è mancato il riferimento all’attualità, alla fragilità umana che contraddistingue il nostro tempo, durante l’omelia del patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nella messa solenne per la festa della Salute, che ricorda alla città la fine dell’epidemia di peste che la devastò, nel 1630.

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Celebrazione a cui hanno partecipato le autorità cittadine, dal prefetto al questore, ma anche il comandante della polizia locale, l’amministrazione comunale, il direttore del carcere e il presidente dell’autorità portuale, tra gli altri. Presenti anche i sacerdoti e i seminaristi, ma anche l’arciarca di Costantinopoli.

Incessante il pellegrinaggio dei veneziani verso la Salute, dove è tradizione accendere le candele alla Madonna. Fuori dalla Basilica, la festa con palloncini, le frittelle, i banchi dei dolciumi. A tavola la tradizione prevede la castradina.

L’omelia di Moraglia

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«L’ essere umano oggi è alla ricerca spasmodica – potremmo dire quasi disperata – di un senso. Spesso non vi riesce e si rassegna, cadendo poi in un vuoto esistenziale tale che non pochi psichiatri e psicologi contemporanei arrivano appunto a segnalare come molti disagi attuali e cause di talune nevrosi oggi siano riconducibili ad una frustrazione esistenziale e ad una mancanza di senso» ha detto Moraglia, per poi proseguire: «La risorsa del cristiano, allora, viene dall’esemplarità di vita di Maria, beata perché “ha creduto”. E noi sappiamo che la fede è in grado di dare un senso alla vita partendo dalla dimensione umana dell’esistenza, certo per andare oltre ma senza mai cancellare quel bisogno di senso, di verità, di amore. Il crescere del numero di persone che “evadono” dalla vita».

E, allora, ecco che entra in gioco la fede, che per il patriarca non è solo qualcosa che va al di là di ciò che è terreno e umano, ma è anche una mano che sostiene e accompagna.

Il pensiero di Moraglia continua ad andare ai più fragili: «Pensiamo anche alle carceri, un problema che ci riguarda» ha concluso.