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I pacifisti ai sindacati: “Il no alle spese militari sia pilastro dello sciopero generale

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Una richiesta da sostenere. Un impegno da assumere. Una coerenza da riaffermare. Un fronte comune da rafforzare.

C’è tutto questo nella “Lettera delle reti pacifiste ai sindacati: il no alle spese militari sia pilastro dello sciopero generale”.

Lettera aperta

“Come facciamo a difendere il nostro diritto alla salute, a salvare il nostro sistema sanitario, ad affrontare le emergenze climatiche e i disastri ambientali, a investire sui giovani, sulla scuola e sul diritto ad un lavoro dignitoso, a contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali che stanno esplodendo, a sviluppare la solidarietà e la cooperazione internazionale se non riduciamo le spese militari? “. È questo il cuore della lettera inviata dalle Reti ed organizzazioni pacifiste promotrici di “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora!” a Cgil e Uil, che hanno convocato per il 29 novembre uno sciopero generale. Affinché durante quella giornata di protesta sia messa al centro del dibattito e delle proposte una forte richiesta di riduzione delle spese militari.

Ai due sindacati (che avevano aderito alla grande Giornata di Mobilitazione nazionale dello scorso 26 ottobre con 7 piazze e oltre 80.000 persone coinvolte) viene dunque chiesto di dare voce “alla necessità urgente di tagliare le spese militari. Le guerre e la corsa al riarmo hanno già gravemente compromesso il tenore di vita degli italiani, la nostra economia e la nostra democrazia. Dobbiamo fare ogni sforzo per fermare questo dramma”. Una giornata, quella del 29 novembre, in cui sarà possibile trovare una nuova occasione per ribadire la “volontà di tanti italiani e italiane di fermare le guerre e il riarmo”. Il tutto partendo dalla consapevolezza che “le guerre sono contro i lavoratori, che ne pagano in prima persona il prezzo umano ed economico” e che le scelte della politica non stanno andando nella direzione auspicata di maggiori investimenti per salute, scuola, ambiente, lavoro.

“La Legge di Bilancio aumenta del 12% la spesa militare e nei prossimi 3 anni le spese per armamenti ammonteranno a 40 miliardi di euro. E’ uno schiaffo alla sofferenza e ai diritti dei lavoratori, a chi si trova in condizioni di povertà, al disagio di molti milioni di cittadini del Paese. L’esclusione sociale è aumentata e riguarda il 25% della popolazione italiana, ben 4,5 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per le visite e gli esami diagnostici” sottolinea la lettera inviata da Europe For Peace, Rete Italiana Pace Disarmo, Campagna Sbilanciamoci, Fondazione PerugiAssisi e coalizione AssisiPaceGiusta ai due sindacati. Che si conclude con la richiesta di confronto e collaborazione “nella consapevolezza che le lotte per il lavoro e per la pace camminano da sempre assieme“.

Per dare continuità alla giornata di mobilitazione nazionale del 26 ottobre scorso” le Reti che hanno promosso la mobilitazione “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora” hanno già in programma un nuovo appuntamento di mobilitazione previsto per il 10 dicembre Giornata internazionale per i Diritti Umani.

Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora
 
Vogliamo “dare continuità alla giornata di mobilitazione nazionale del 26 ottobre scorso” che ha visto l’adesione di oltre 400 realtà associative sparse nel territorio nazionale e la partecipazione di 80mila persone nelle sette manifestazioni di Bari, Cagliari, Palermo, Roma, Firenze, Milano, Torino. E’ questo l’obiettivo di base delle Reti che hanno promosso la mobilitazione “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora” per il nuovo appuntamento di mobilitazione previsto per il 10 dicembre 2024, Giornata internazionale per i Diritti Umani.

Cessate il fuoco. Aiuti. Diritto internazionale. Fine dei “doppi standard”. E Nazioni Unite di nuovo in grado di arbitrare e ricostruire la giustizia, indispensabile per la sicurezza. Sono questi i temi forti di un rinnovato «appello per mobilitare il Paese a difesa dell’Articolo 11 della nostra Costituzione contro la politica, la cultura, l’economia di guerra. Scelte che invece sia il governo italiano che l’Unione Europea (ed altri Stati Membri) hanno intrapreso e stanno imponendo, facendoci scivolare progressivamente verso il baratro di una guerra globale» dichiarano gli organizzatori.  

Con la giornata di mobilitazione del prossimo 10 Dicembre «vogliamo rendere evidente l’alternativa di Pace che tante persone invece chiedono: contro la loro complicità, inazione e ignavia nei confronti dei conflitti, dei massacri, degli stermini, dei genocidi, delle violazioni del diritto internazionale e umanitario». 

È chiaro che i conflitti hanno una saldatura tra di loro, che la guerra è ormai un’opzione possibile per la politica che pensa in questo modo di risolvere i conflitti e imporre nuove egemonie. «Il tempo della pace è ora. Non possiamo più rinviare, non siamo più disponibili ad accettare violazioni eclatanti del diritto internazionale che fanno aumentare ogni giorno il pericolo di un confronto armato generalizzato, anche nucleare», è il richiamo alla società civile e alle istituzioni.

Uno dei punti centrali di questo impegno è la richiesta della riduzione delle spese militari, in particolare quelle previste per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma, ormai arrivate a livelli record in accettabili, in quanto sottraggono risorse ad investimenti più utili per la vita e la sicurezza di tutti. Tutte le nostre organizzazioni si impegnano dunque a sostenere la campagna “Ferma il riarmo”, che proprio il 10 dicembre si attiverà per un’iniziativa diretta nei confronti del Parlamento che sta per votare una Legge di Bilancio con una spesa militare complessiva per il 2025 di 32 miliardi di euro (ben 13 miliardi per nuove armi)

La richiesta a cittadini, reti territoriali, organizzazioni è il sostegno per la Seconda Giornata di Mobilitazione Nazionale per la Pace del 10 dicembre 2024 e quella di promuovere Consigli Comunali Aperti, presidi flash mob, sit-in, volantinaggi, raccolta firme o altre iniziative per chiedere il cessate il fuoco, la protezione delle vite umane, il rispetto del diritto internazionale, il taglio della spesa militare e l’adesione all’Appello di “Fermiamo le guerre”. Un programma che si può realizzare organizzando assemblee cittadine  nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei circoli, nelle parrocchie e chiedendo ai Consigli Comunali di votare Mozioni specifiche – già predisposte – per il cessate il fuoco in Ucraina in Palestina e in tutte le guerre attive nel mondo, per il taglio alle spese militari, per la messa al bando delle armi nucleari; per il riconoscimento dello stato di Palestina; per il rispetto e l’applicazione del diritto internazionale e umanitario”.

Sciopero generale. Mobilitazione del 10 dicembre. La rivolta sociale e pacifista torna in piazza. Per restarci. 

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