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Il Comune di Venezia contro i furbetti del ticket d’accesso: in arrivo la denuncia per truffa

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Le polemiche sul contributo d’accesso a Venezia rischiano di finire in un’alta di tribunale. L’accusa mossa dal Comune è quella di truffa ai danni dell’ente pubblico nei confronti di quanti hanno aggirato – o hanno comunque aiutato a farlo – l’obbligo di registrazione per accedere in città nelle 29 giornate del 2024 individuate dalla giunta per la prima applicazione del contributo. La vicenda risale al luglio scorso.

Già in estate, del resto, una deriva penale era stata paventata dagli assessori comunali nei confronti di quanti invitavano pubblicamente a disubbidire contro il regolamento, al punto da spacciarsi genericamente per amici dei visitatori pur di far loro ottenere un’esenzione.

Ieri, però, l’incarico ad uno studio legale è stato ufficialmente pubblicato nell’albo pretorio. L’avvocatura civica del Comune in una nota fa sapere che «in occasione del primo periodo di applicazione del contributo d’accesso alla Città antica di Venezia, l’Amministrazione Comunale ha riscontrato la presenza di attività illecite volte a contrastare l’applicazione del contributo, consistenti nella promozione dell’attività di cessione dei codici per l’esenzione ai visitatori che non ne avrebbero titolo».

Il comune

Il Comune di Venezia ha affidato quindi un incarico al professor avvocato Alberto Berardi, specializzato in materia, per la presentazione di querela presso la Procura della Repubblica di Venezia «nei confronti dei responsabili e promotori di tali attività illecite, le quali causano un significativo danno economico al Comune di Venezia pari al numero di esenzioni ingiustamente godute».

L’incarico è di presentare denuncia contro ignoti, perché è impossibile sapere al momento quanti abbiano aggirato la norma. Il pensiero, però, corre subito all’iniziativa intrapresa fin dai primissimi giorni dell’applicazione da Alessandro Tonin e rilanciata, via social, da diversi altri attivisti per denunciare una misura vista come definitiva degenerazione di una città come parco a tema. Si trattava, in pratica, di un sito internet (www. nocda. com) nel quale i residenti potevano mettere a disposizione un Qr code spacciandosi per “amico” di un qualsiasi visitatore.

Il regolamento comunale infatti prevedeva infatti, tra le categorie esenti, che i «soggetti che si rechino in visita a persone residenti nella Città antica o nelle isole minori o a persone iscritte allo schedario della popolazione temporanea con domicilio nella Città antica o nelle isole minori»

Il portale

È proprio sul concetto di amicizia, quindi, che potrebbe giocarsi una battaglia legale i cui risvolti potrebbero però interessare l’impianto stesso del contributo d’accesso, così come inteso finora.

«Io non ho ancora ricevuto nulla, nessuna comunicazione ufficiale», spiega Alessandro Tonin, che già in estate aveva rivendicato la paternità del portale, «la mia posizione è sempre la stessa: detto che continuo a trovare inconcepibile l’idea di un biglietto per entrare in città, tutto è stato fatto secondo le regole dettate dal Comune. Non c’è nessuna definizione di cosa si intenda per amicizia, non c’è alcuna limitazione al numero di amici invitabili. La definizione di amicizia non è scritta in nessun codice, si parla di filosofia. Anche condividere un’idea è considerabile amicizia».

Nei sei mesi di vigore del contributo d’accesso, il portale ideato per invitare amici avrebbe generato qualche migliaio di Qr code scaricabili dai visitatori. Impossibile, però, sapere al momento in quanti l’hanno realmente utilizzato per accedere in città