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Sgomberato Porto Vecchio a Trieste: 180 migranti trasferiti fuori regione

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A metà mattina sotto la tettoia di largo Santos non rimaneva che una distesa di coperte, scarpe e zainetti dimenticati. Il Porto Vecchio era altrimenti deserto e il silenzio interrotto solo dai mezzi di Its Ecologia, impegnati a ripulire la tendopoli abbandonata dietro ai varchi dello scalo. I 180 migranti che per settimane vi avevano trovato riparo a quell’ora erano stati già identificati e accompagnati ai pullman, diretti fuori regione.

Il RISVEGLIO E L’INIZIO DELL’OPERAZIONE

L’area era monitorata fin dalle prime luci dell’alba. Il risveglio dei migranti è stato accompagnato dal passaggio dei mezzi delle forze dell’ordine, di ronda prima di fare base nella zona del centro congressi. In fondo al primo corridoio di magazzini, oltre alle transenne dei cantieri, si potevano intravedere piccole sagome uscire silenziose dagli edifici abbandonati, unirsi agli altri profughi accampati all’esterno, o semplicemente allontanarsi dalla zona.

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LE FORZE IN CAMPO

A dirigere l’operazione, coordinata dalla Prefettura (presente con sei operatori), è stato il vice questore Massimiliano Ortolan. Il personale della Questura era affiancato da quello della Polizia locale, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e sanitario. In tutto 146 persone (111 delle forze dell’ordine), impegnate dalle 7.30 nell’intervento annunciato dal sindaco Roberto Dipiazza, e che per il prefetto Pietro Signoriello «prosegue l’incessante impegno» per «garantire ai migranti che ne abbiano titolo le forme di accoglienza previste per i richiedenti protezione internazionale».

I NUMERI E LE RICHIESTE DI ASILO

Le forze dell’ordine hanno individuato 180 migranti. Nella maggior parte dei casi si trattava di persone in possesso dei requisiti per fare richiesta di asilo, ma che in assenza di forme di accoglienza avevano trovato dimora sotto la pensilina delle corriere o negli edifici abbandonati. Come Jony, trentenne bengalese, esausto e sfinito dopo tre settimane passate a dormire in largo Santos, gomito a gomito con decine di sconosciuti. «Fa freddo qui, non c’è un bagno, non abbiamo niente», ripeteva ieri mattina, in fondo sollevato di partire verso soluzioni più dignitose.

LA NOTTE PRIMA E Il RISVEGLIO

Molti erano stati allertati dell’operazione. Appena la sera prima gli operatori dell’Unhcr avevano battuto i primi fabbricati dello scalo, avvisando chi vi era alloggiato di presentarsi in largo Santos per essere soccorso e trasferito altrove. Ma in quei magazzini abitavano anche piccoli gruppi di profughi stanziali, che avevano occupato gli hangar più isolati per non farsi rintracciare delle autorità. In particolare in quelli più a sud, ieri perquisiti dalla Polizia, che lì ha però individuato solo una manciata di persone.

LA PROCEDURA E LA PRIMA ASSISTENZA

Le immagini dell’operazione ripercorrono quelle dello sgombero del Silos, avvenuto cinque mesi fa esatti. I migranti in fila indiana, in una mano la richiesta d’asilo o il foglio che attestava l’appuntamento in Questura, nell’altra i pochi averi raccolti in fretta e furia. Le autorità li hanno accompagnati al retro del vicino Silos, dove sono stati montanti i gazebo della Protezione civile, per offrire una prima assistenza ed esaminare lo status giuridico delle persone identificate.

UN PASTO, POI IL TRASFERIMENTO

Tutti i migranti hanno ricevuto un pasto di conforto dalla Caritas (a carico della Prefettura), sono stati visitati dal personale dell’Azienda sanitaria e hanno ricevuto assistenza dagli operatori dell’Unhcr, che hanno offerto mediazione linguistica e un’informativa legale. I minori sono stati collocati nelle comunità per ragazzini non accompagnati. Le persone in possesso dei requisiti, o comunque intenzionate a richiedere protezione internazionale, accompagnate verso altre strutture fuori regione. «Avevo paura a dormire per strada», confida Asfadyar Khan, pachistano di nemmeno vent’anni, mostrando le cicatrici collezionate alla terribile frontiera bulgara. «Almeno dove andremo, avremo un letto», dice, mettendosi in fila per salire sul pullman. Sulla fiancata del mezzo si leggeva: «Il tuo punto di partenza».

LA PULIZIA DELL’ACCAMPAMENTO

Le operazioni si sono concluse nel primo pomeriggio, con la partenza delle ultime corriere cariche di profughi. Ma le loro coperte, i loro indumenti, i pochi averi dimenticati in largo Santos per quell’ora erano già stati gettati via dal personale di Its Ecologia, che per conto di AcegasApsAmga si è occupato di smantellare la tendopoli, e ripulire la pensilina dove già stasera torneranno a ripararsi altri migranti. I mezzi ecologici hanno lavorato per oltre due ore. Il Porto Vecchio era altrimenti deserto.