Scontri di Pisa al corteo pro Pal, avvisi di garanzia a 13 manifestanti: sputi, insulti e violenza contro la polizia
Era il 23 febbraio scorso quando Pisa, simbolo di eccellenza e rigore accademico, si ritrovò ostaggio di una manifestazione non autorizzata, conclusasi con scontri tra studenti-attivisti e agenti. Oggi, l’immagine di giovani “idealisti”perseguitati dalle “guardie” lascia spazio a un quadro ben diverso, delineato dalla Procura: sputi, insulti e violenze contro i poliziotti.
Gli attivisti hanno ignorato più volte le autorità competenti
La Procura di Pisa, al termine delle indagini minuziose condotte dalla Polizia di Stato, ha notificato 13 avvisi di garanzia ai manifestanti coinvolti negli scontri con le forze dell’ordine schierate a protezione degli obiettivi sensibili. Secondo la Digos e il Servizio centrale operativo, sono 5 gli attivisti che avrebbero promosso la manifestazione pubblica senza preavviso alle autorità, ignorando ripetutamente le disposizioni del dirigente di servizio. Gli stessi indagati, inoltre, all’inizio della manifestazione, si sostiene, «non hanno dato alcuna indicazione sulle modalità di svolgimento», agendo in totale violazione delle regole.
Violenze e resistenza: il lato oscuro della protesta
Non basta il capo d’accusa per l’organizzazione illecita: i manifestanti, ricostruiscono gli inquirenti, si sarebbero opposti fisicamente agli agenti, colpendoli e spingendoli nel tentativo di forzare il dispositivo di sicurezza. Non solo. Altri 8, dunque, gli indagati accusati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, episodi immortalati sia dalle videocamere di sorveglianza sia dai contenuti pubblicati in rete.
Sputi e insulti, mirati a offendere l’onere e il decoro degli agenti
A far sobbalzare è un dettaglio che spazza via ogni residuo di idealismo: durante gli scontri, secondo la Procura, i manifestanti non si limitarono a forzare le barricate, ma sputarono addosso ai poliziotti, «pronunciando nei loro confronti frasi offensive», atti volti a offendere, «in più momenti, l’onore e il decoro degli operatori in servizio».
Le prove raccolte, ai posteri la sentenza
Le prove raccolte – tra materiale video e testimonianze – offrono un quadro chiaro agli investigatori. Tuttavia, come ricorda la Procura, il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari, e gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.
Fine dell’innocenza mediatica
A febbraio, gli studenti erano stati elevati a simbolo di vittime di una presunta brutalità istituzionale, alimentando un coro mediatico che non risparmiò neppure Don Tessarolo, vescovo emerito di Chioggia. Il prelato finì nel mirino di Bianca Berlinguer per aver osato dire ciò che molti pensavano: «I giovani devono stare alle regole: i poliziotti fanno il loro dovere e chi presenta con violenza va fermato». «Non c’è stata alcuna repressione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori, a differenza di quanto dichiarò il sindaco, ma di una difesa dei poliziotti di fronte alla carica di quei manifestanti che con forza volevano travolgerli e picchiarli. Questi avvisi di garanzia sono una bordata a chi li ha difeso i manifestanti, colpevolizzando esclusivamente la Polizia», ha detto in aula Edoardo Ziello, deputato pisano della Lega.
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