Strangolato in moto da un filo caduto da un trattore: il cognato patteggia 30 mesi
Fu una serie di circostanze inimmaginabili a caratterizzare, l’11 giugno 2023, la tragedia sulla Treviso-Mare a Roncade, in cui perse la vita l’imprenditore Gastone Feltrin. Il 65enne stava viaggiando a bordo della sua Harley-Davidson, sotto un violento diluvio, quando una corda rossa per uso agricolo, persa da un trattore, lo colpì alla gola, facendolo cadere dalla moto e causandone così la morte.
A guidare il mezzo agricolo, da cui s’erano srotolati i fili in polipropilene, c’era il cognato di Feltrin, Andrea Piovesan, 60 anni di Roncade, amico fraterno dell’imprenditore morto accusato dalla procura della Repubblica di Treviso di omicidio stradale.
Il caso giudiziario s’è chiuso martedì mattina, 19 novembre davanti al giudice delle udienze preliminari Piera De Stefani. Piovesan ha infatti patteggiato la pena di due anni e 6 mesi, convertiti con i lavori di pubblica utilità.
Il suo difensore, l’avvocato Luigi Fadalti, sta prendendo contatti con enti e associazioni per definire il programma che sarà ratificato davanti al giudice a metà gennaio prossimo. All’udienza era presente l’imputato, che è stato segnato dalla tragedia, soprattutto dal punto di vista umano.
Piovesan, fratello di Antonella, moglie dell’imprenditore morto, all’indomani della tragedia, dopo una notte insonne, si presentò, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Luigi Fadalti, negli uffici della polizia Stradale per dire che il filo killer s’era sfilato dalla legatrice del suo trattore. E ripercorse il dramma interiore che la sorte lo vide come sfortunato protagonista dell’incidente stradale di un tardo pomeriggio di un giorno di domenica.
La procura della Repubblica di Treviso contestava a Piovesan le accuse di omicidio stradale con l’aggravante della fuga del conducente in caso di omicidio stradale, e di omissione di soccorso.
Piovesan raccontò che quel giorno era andato nel suo vigneto in via Mezza Brusca a bordo del trattore con legatrice che serve per alzare i tralci delle viti e legarli tra di loro. Lì vi aveva lavorato per tutto il giorno finché, nel tardo pomeriggio, non s’era messo improvvisamente a piovere a dirotto, impedendogli di continuare a lavorare con quel macchinario.
Da qui la decisione di tornare a casa. Arrivato all’incrocio con la Treviso Mare Piovesan era riuscito ad attraversare la strada da una parte all’altra per immettersi in via San Rocco. Ed è in quel momento che i fili si attorcigliarono da un’estremità all’altra della Treviso Mare, causando poi l’incidente mortale. Il cognato morì strangolato dai fili e poi disarcionato dalla motocicletta.