Tutte le montagne di Sandra Tenconi: al Broletto sessant’anni di opere
PAVIA. «Sin da quando ero piccola mi sono ritrovata a girovagare nei boschi, ad ascoltare la natura, imparando poco alla volta a dialogare con lei e a fidarmi di lei, suggerimento costante di grandi emozioni».
Dalle Alpi italiane alle cime svizzere, fino alle vette della Shenandoah Valley negli Stati Uniti. Per Sandra Tenconi, artista visiva nata a Varese nel 1937 ma residente a Pavia dal 1977, la natura contemplata è diventata paesaggio dell’anima.
Giovedì, alle 18, nello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto l’artista inaugura Montagne 1960-2024, a cura di Francesca Porreca.
Oltre novanta opere fra disegni, tele e pastelli che accompagnano il visitatore lungo il percorso artistico di Sandra Tenconi. La prima sala è una sorpresa anche per chi conosce la pittrice da tempo: una ventina di opere inedite, disegni a carbone su carta, pastello, tempera, acquerello che colgono le sfumature della sua ispirazione tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.
«L’artista non descrive il paesaggio – spiega Francesca Porreca –. Piuttosto, lo percepisce come un luogo familiare, dove tornare di frequente per cogliere aspetti sempre nuovi». Il colore gioca un ruolo chiave nell’identificare i luoghi, la stagione, il tempo metereologico e anche, forse, lo stato d’animo dell’artista che - nella maggior parte dei casi - dipinge dal vero, con la tela in grembo («sulle Alpi Apuane, nel 1966, avevo il pancione e aspettavo mio figlio Carlo» ricorda Sandra Tenconi), con il cavalletto piazzato in uno spiazzo panoramico o sul balcone di un albergo. Verde, nero e bianco (del ghiacciaio) al passo Sella, il viola che si stempera nell’indaco delle Alpi Apuane al tramonto, un bagliore di giallo e oro in Provenza.
L’importanza del colore
«Nei dipinti che raffigurano rocce e vette tormentate, la materia pittorica si addensa e si stratifica, creando superfici ruvide e aspre che richiamano la solidità della terra – fa notare la curatrice –. Al contrario, nelle rappresentazioni di ghiacciai e distese nevose, o delle cime avvolte dalle nubi, il colore diventa morbido e suadente, creando un senso di leggerezza e avvolgimento che sfida la gravità. In tutti i casi il colore si trasforma in uno strumento linguistico potente, capace di dare corpo alle tensioni emotive e spirituali dell’opera».
Lo studio sotto le torri
Dopo essersi diplomata all’Accademia di Brera alla scuola di Aldo Carpi e Domenico Cantatore, Sandra Tenconi ha vissuto a Milano, legata a quel mondo artistico e culturale allora in fermento, allacciando amicizie che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Da quasi mezzo secolo vive e lavora a Pavia, in uno studio all’ombra delle torri medievali, tra barattoli di vernice, pennelli, fotografie, ritagli di giornale appesi alle pareti e note di musica Klezmer. Tutto il suo mondo, dal quale non possono mancare il marito Alberto (Sdralevich), i tre figli ritratti in scatti polarodi e gli Orsetti, lavori che popolano anche una parete del suo atelier, due piani più sotto. Dagli anni Settanta - accanto alle mostre in Italia e all’estero, al disegno e ai lavori ad acrilico e pastello - Tenconi ha realizzato anche una vasta produzione di litografie con committenze importanti (come Olivetti, tramite Giorgio Soavi).
Il Comune di Pavia, portando avanti un progetto della precedente amministrazione, le rende omaggio. «Una personalità artistica di prima fila, nota e amata a Pavia, dove svolge la sua attività che è andata sviluppandosi densamente negli anni lungo un percorso artistico di livello nazionale e internazionale» dice Cristina Barbieri, assessore alle Politiche culturali del Comune di Pavia.
Montagne 1960-2024 rimarrà aperta al pubblico dal 22 novembre 2024 al 26 gennaio 2025. Da giovedì a domenica 15-19, chiuso giovedì 26 dicembre. Ingresso libero —