In carcere il 14enne che ha accoltellato il padre: davanti al gip ha raccontato tutta la sua sofferenza
Si è raccontato come un fiume in piena, delineando una sofferenza immensamente più grande dei suoi 14 anni. Ha spiegato in modo preciso e puntuale i dettagli degli ultimi giorni, dando però un quadro inaspettato per la sua stessa famiglia delle angosce del passato. «Ora deve essere aiutato a contenere le emozioni, a elaborare quello che ha fatto» spiega il suo avvocato Silvia Querini. E per farlo il giudice del tribunale per i minorenni di Trieste Laura Raddino ha deciso di affidarlo a un istituto penitenziario minorile in Veneto. Una struttura contenuta, con appena 16 posti, dove può ottenere il sostegno di operatori qualificati. Perché un’accusa di tentato omicidio pluriaggravato – dal legame di parentela e dalla premeditazione – non è un peso facile da sostenere da soli ad appena 14 anni.
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La vicenda dell’adolescente che venerdì 15 novembre ha accoltellato il padre, colpendolo due volte alla schiena mentre si trovavano in auto a San Vito al Tagliamento, ha avuto lunedì 18 novembre un’importante svolta. Il minore, infatti, si è lasciato andare in una lunga dichiarazione di fronte al giudice chiamato a convalidare il suo arresto.
Cosa che è avvenuta: l’accusa di tentato omicidio, nonostante il miglioramento delle condizioni del padre, resta in piedi e solo un accertamento medico legale sulla natura delle lesioni inflitte, una delle quali arrivata al polmone, potrà chiarire se quei colpi fossero o meno mortali e se, di conseguenza, il quadro accusatorio possa essere alleggerito derubricandolo a lesioni gravissime o gravi. Un passaggio che è in mano alla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Trieste, che sulla vicenda mantiene il più stretto riserbo.
Per il ragazzo, nel frattempo, si aprono le porte dell’istituto penitenziario. «È molto giovane e ha commesso un gesto molto grave – spiega l’avvocato Silvia Querini, che assiste l’adolescente e che lunedì era presente nel corso dell’interrogatorio di convalida insieme alla madre del ragazzo, che da tempo non è più sposata al padre di suo figlio –. Ha bisogno di essere contenuto e supportato».
Va in questo senso la decisione del giudice per le indagini preliminari. La collocazione in una comunità per minori – scelta operata nell’immediatezza dei fatti – non è stata infatti ritenuta idonea proprio perché non sarebbe stato possibile avere le caratteristiche di una struttura contenuta, con operatori specializzati proprio nel dare al ragazzino il supporto di cui ora ha bisogno per elaborare quello che ha fatto.
A dare un punto di vista nuovo – che a tratti ha sorpreso la stessa famiglia del ragazzo – sono state le parole di lui, affidate al giudice sotto gli occhi dell’avvocato e della madre.
«Sono emersi diversi elementi – spiega l’avvocato Querini – e per lui è stato un atto liberatorio». Un quadro, quello delineato dalle parole del ragazzo, di grande sofferenza nonostante la giovanissima età.
Se il fardello che ora deve portare il giovane è pesante, non è meno gravoso il percorso che sta affrontando la famiglia. «Ci troviamo immersi in un vortice di emozioni e sentimenti contrastanti – racconta una persona vicina al ragazzo – . L’incredulità per un evento così straordinariamente drammatico ci accompagna costantemente. Viviamo giorno per giorno, quasi ora per ora, perché in queste prime fasi tutto evolve rapidamente e ogni giorno porta con sé nuove rivelazioni. È un ragazzo brillante a scuola, educato, integrato nella comunità, una persona pacifica, non è mai stato incline alla violenza. Sapevamo che stava attraversando una fase di sofferenza, in particolare a causa del difficile rapporto con il padre, ed era già supportato per questo. Tuttavia non eravamo a conoscenza della profondità di ciò che ha condiviso solo ora, in modo spontaneo e collaborativo. Forse è proprio per questo che chi si sta occupando del caso – forze dell’ordine, giudici, assistenti sociali – lo sta trattando non come un criminale, ma come un giovane che, nel suo dolore, ha creduto che l’unica via per sopravvivere fosse agire in questo modo. Il nostro sostegno per lui non verrà mai meno, ora più che mai saremo al suo fianco, passo dopo passo».
Ha collaborato
Silvia Giacomini