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Elezioni regionali, Donzelli gela i gufi: abbiamo perso ma nessun processo, il centrodestra è unito

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A schermo spento e urne chiuse, Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, commenta e valuta i risultati elettorali in Umbria ed Emilia Romagna e al di là di retorica e sterili drammatizzazioni, intervistato dal Corriere della sera osserva il quadro a 360 gradi. E con lucida serenità afferma: «Se guardiamo a due mesi fa, il centrodestra avrebbe dovuto subire una batosta. Abbiamo perso, gli elettori hanno sempre ragione, e se ne deve prendere atto. Ma una cosa ci terrei a dirla, come premessa da cui è impossibile prescindere: nelle tornate regionali, da quando siamo al governo, abbiamo vinto in 11 regioni e perso in 3. Il centrodestra conferma il suo consenso sul territorio».

Donzelli analizza e commenta il voto regionale

Ed è proprio così, in effetti. La maratona elettorale di vittorie del centrodestra, 12 a 1 a partire dalle elezioni politiche, si interrompe solo oggi nelle regioni rosse, nei presidi storicamente a sinistra. Complice una fuga degli elettori, non trascurabile elemento di peso: se l’affluenza in Emilia-Romagna è del 46,42%, contro il 67,27% dell’ultima tornata del 2019, in Umbria si attesta al 52,30% contro il 64,74% delle ultime elezioni. Pertanto, se si vince o si perde quando la metà dei cittadini disertano le urne, sarebbe un errore entusiasmarsi enfaticamente per l’affermazione. O, di contro, considerare la sconfitta un verdetto negativo senza appello.

Il Pd cannibalizza gli alleati, FdI guida il centrodestra, debácle M5S

Riassumendo allora: vincono De Pascale e Proietti. Pd primo partito che cannibalizza gli alleati, FdI che guida il centrodestra, FI che supera la Lega. E soprattutto, debácle 5 Stelle, che paga più di tutti lo scotto di un caos interno e di una mancanza di chiarezza che alimenta dissidi e fronde intestine, e inficia la comunicazione con un elettorato sempre più distante e critico. E su tutto il messaggio che supera numeri, raffronti e analisi: il fair play della premier Meloni che da Rio invia «gli auguri di buon lavoro ai nuovi presidenti», assicurando che «collaboreremo al di là delle differenze politiche».

Astensionismo convitato di pietra

Così, nel giorno dopo, proprio soffermandosi sul dato “astensionismo”, convitato di pietra dell’agone regionale, lo stesso Donzelli ne fa una valutazione nella sua valenza e declinazione generale, che si è riversata su tutti i competitor in gara: «Un segnale a tutta la politica, che nessuno di noi può permettersi di sottovalutare, nella maggioranza e nell’opposizione». Nessun discrimine allora, meno che mai sulla scelta dei candidati.

Donzelli: «Dobbiamo solo ringraziare Elena Ugolini»

Così: «Avete scelto una candidata civica. Forse serviva un politico per trascinare?» domanda l’intervistatore. E la risposta è esaustiva: «Non esiste la ricetta perfetta, ogni realtà è diversa. In alcuni casi può funzionare il peso e la riconoscibilità di un politico, in altri no. Qui, dobbiamo solo ringraziare Elena Ugolini». Che, aggiunge a stretto giro l’esponente di FdI, «ci ha permesso di parlare a un mondo con cui generalmente il centrodestra non parla. Accademici, intellettuali, volontariato cattolico, che ci hanno guardato con simpatia e votato. Peraltro lei come candidata ha preso più voti della coalizione».

«In Umbria FdI fuori dalla giunta per un periodo, può aver pesato»

E allora, se proprio volessimo entrare nel merito, aggiunge Donzelli in un altro passaggio della sua disamina rispondendo all’intervistatore che punta l’accento sul peso dei partiti e sul fatto che la candidata uscente, Donatella Tesei, è leghista, l’esponente FdI rileva, semmai, entrando nel merito, che si potrebbe osservare che, «anche il fatto che per una lunga parte della legislatura noi di FdI non fossimo rappresentati in giunta può aver pesato. Ma è inutile ora fare processi, semmai dovremo fare analisi per fare meglio la prossima volta».

Emilia Romagna storico presidio rosso, ma anche in Umbria…

Non solo. Non si può non tener conto del fatto che, come «in Emilia-Romagna c’è una storica prevalenza del centrosinistra, ed è normale che il voto si polarizzi nelle regioni di appartenenza quando c’è un governo della parte opposta» – sottolinea Donzelli al Corsera«in realtà anche l’Umbria è sempre stata una regione tradizionalmente di sinistra. Vincemmo nel 2019 anche perché il centrosinistra aveva avuto incidenti di percorso, la legislatura si era interrotta traumaticamente per questioni giudiziarie».

Centrosinistra diviso al proprio interno nonostante l’alleanza siglata

Oggi dunque sembra aver prevalso quel “senso di appartenenza storico” ma, non manca di rilevare Donzelli, «il centrosinistra non governa più e nel fare le cose non mostra la debolezza che invece come coalizione continua ad avere, essendo comunque divisa al proprio interno nonostante l’alleanza siglata. Speriamo per i cittadini umbri che non ci siano problemi nella gestione della Regione». E allora, l’asse del discorso giornalistico si sposta sul valore del peso specifico rappresentato dai partiti in campo in vista delle Regionali del prossimo autunno. Un appuntamento su cui inciderà anche il vincolo dei due mandati. Elly Schlein ha già detto che De Luca non sarà ricandidato per la terza volta in Campania. Noi, ribatte Donzelli, «rifletteremo. Parleremo. Cercheremo i candidati giusti senza paletti o formule prestabilite».

Donzelli rilancia: «Noi siamo una coalizione unita da sempre su valori e programmi»

Del resto, e il responsabile dell’organizzazione di FdI interpellato sui derby interni tra Lega e FI nel centrodestra, e sugli alleati nel Pd nel campo largo di centrosinistra, lo rimarca con nettezza: se «il M5S paga la poca chiarezza nella linea politica, sulle alleanze, su tutto. Nel centrodestra c’è sempre stato un flusso interno, nelle varie epoche. Ma quello che conta è che noi siamo una coalizione unita da sempre, con gli stessi programmi, valori, volontà di rappresentare un unico elettorato. Non ci preoccupano questi spostamenti interni e non litigheremo su questo». Anzi, conclude con fermezza, non potremmo litigare «su nulla».

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