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Il tribunale di Hong Kong ha condannato i leader pro-democrazia a pene pesanti per ‘sovversione’

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Un tribunale di Hong Kong ha condannato diversi leader pro-democrazia a pene detentive di anni per sovversione, al termine di un controverso processo legato alla legge sulla sicurezza nazionale. Tra questi, Benny Tai e Joshua Wong, membri del gruppo noto come “Hong Kong 47”, composto da attivisti e legislatori accusati di aver orchestrato un piano per selezionare candidati dell’opposizione alle elezioni locali. Tai è stato condannato a 10 anni di carcere, mentre Wong ha ricevuto una pena superiore a quattro anni.

In totale, 45 persone sono state incarcerate con l’accusa di cospirazione per sovversione, mentre due imputati erano stati assolti lo scorso maggio. Questo processo rappresenta l’applicazione più vasta della legge sulla sicurezza nazionale (NSL), imposta da Pechino a Hong Kong dopo le grandi proteste pro-democrazia del 2019.

Le manifestazioni del 2019, inizialmente scatenate da una proposta di legge che avrebbe permesso l’estradizione da Hong Kong alla Cina continentale, si erano presto trasformate in un movimento più ampio, con richieste di riforme democratiche. Tuttavia, secondo gli osservatori, l’introduzione della NSL e i recenti verdetti hanno inflitto un duro colpo al movimento pro-democrazia e allo stato di diritto, rafforzando il controllo della Cina sulla città.

Le reazioni internazionali sono state forti. Gli Stati Uniti hanno definito il processo “politicamente motivato”, mentre l’Australia ha espresso “gravi preoccupazioni”, in particolare per la condanna di uno dei suoi cittadini, Gordon Ng. Dal canto loro, Pechino e il governo di Hong Kong difendono la legge, sostenendo che è essenziale per garantire la stabilità e negano che essa abbia compromesso l’autonomia della città.

“Chiunque si impegni in attività illegali in nome della democrazia deve affrontare la giustizia”, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese, aggiungendo che si oppone fermamente alle critiche occidentali, considerate un tentativo di “screditare lo stato di diritto a Hong Kong”.

Il processo ha attirato grande attenzione tra la popolazione di Hong Kong. Decine di persone si sono messe in fila davanti al tribunale giorni prima della sentenza, sperando di assistere al verdetto. Tra loro, Lee Yue-shun, uno dei due imputati assolti, ha invitato i cittadini a “porsi domande” sul caso, sottolineando che le sue implicazioni potrebbero riguardare chiunque.

Durante l’udienza, amici e familiari degli imputati li hanno salutati dalla tribuna pubblica. Gli accusati, calmi in aula, hanno ricevuto condanne che variavano dai quattro ai dieci anni. Alcuni spettatori sono stati visti piangere mentre venivano letti i verdetti.

Benny Tai, ex professore di legge, ha ricevuto la pena più severa, poiché ritenuto dagli inquirenti il principale promotore delle primarie non ufficiali, considerate una “rivoluzione”. Joshua Wong, invece, ha ottenuto una riduzione della condanna di un terzo dopo essersi dichiarato colpevole. Tuttavia, a differenza di altri imputati, non ha ricevuto ulteriori riduzioni poiché i giudici non lo hanno considerato di “buona condotta”. Wong era già detenuto all’epoca degli arresti per la sua partecipazione alle proteste precedenti.

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