Regionali, la doppietta in Emilia-Romagna e Umbria risolleva il centrosinistra. Delusione a destra: crolla la Lega, si salva solo Forza Italia
Ora che sembrava morto, riecco il centrosinistra. La coalizione dei partiti di opposizione – tutti insieme, anche se non con tutti i simboli visibili – trionfa in Emilia-Romagna (e questo era prevedibile) e si riprende l’Umbria, dove la partita era più aperta. Il campo largo vince con due sindaci: quello di Ravenna, Michele De Pascale, 39 anni, uomo del Pd; quella di Assisi, Stefania Proietti, una manager e docente universitaria, una “civica” insomma. È la dimostrazione che “uniti si vince”, commenta la segretaria del Pd Elly Schlein. Esultano Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ma anche Matteo Renzi, che fa pesare agli alleati la sua esclusione dalla coalizione in Liguria, unica Regione – delle tre al voto in questa tornata – in cui il campo largo è uscito sconfitto: “Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi”. Come noto, però, né in Emilia né in Umbria il simbolo di Italia viva compariva sulle schede. In più va detto che, sotto il profilo delle percentuali, in elezioni amministrative come queste la grandissima parte dello sforzo ancora una volta lo fa il Pd: i vertici del partito definiscono le percentuali in Emilia Romagna e in Umbria “straordinarie” (rispettivamente sopra al 40 e sopra al 30), anche se poi bisognerà fare un po’ di calcoli e ricalcoli con i voti assoluti, visto il tonfo dell’affluenza che conferma la tendenza alla disaffezione degli elettori nelle ultime tornate.
Di certo non sta meglio il centrodestra. Non solo non tocca palla in Emilia Romagna (e l’astensionismo potrebbe nascere anche da qui), ma perde senza troppo combattere una Regione – quella del Centro Italia – che finora governava, con la leghista Donatella Tesei. L’unico leader dei partiti di governo a poter pensare positivo è Antonio Tajani che sottolinea come Forza Italia raddoppi i consensi in entrambe le Regioni. Non ha nemmeno questa magra consolazione Matteo Salvini che vede sprofondare la Lega dai numeri stellari del 2020 a quelli miseri usciti dagli scrutini di oggi (poco sopra al 5). La luce rossa si accende perfino dentro Fratelli d’Italia. Spiega il direttore di Youtrend Lorenzo Pregliasco che il partito di Giorgia Meloni “cala rispetto a europee e politiche, pur essendo superiore rispetto alle ultime Regionali, quando ancora non c’era stato l’exploit meloniano”. Anche per questo, anche per archiviare il prima possibile la pratica, per non dare eccessivo peso alla giornata elettorale, la presidente del Consiglio si congratula con i due nuovi governatori ben prima della fine dello spoglio.
Emilia-Romagna
Il campo larghissimo ha trionfato con il traino del Pd. Il partito principale è andato a valanga cannibalizzando la coalizione e prendendo il 43%, più di tutto il centrodestra messo insieme. Un risultato che si farà sentire nei futuri equilibri politici della Regione, visto anche il fatto che Alleanza Verdi Sinistra non è esplosa (5%) e il M5s è rimasto poco sopra il 3. De Pascale prenderà il posto di Stefano Bonaccini, che aveva sostenuto all’ultimo congresso. Circostanza che però non ha ostacolato la sua candidatura da parte di Schlein.
Il nuovo governatore ha vinto in tutte le province ad eccezione di Piacenza. Con un divario particolarmente marcato nei grandi centri: a Bologna, città che è stata al centro delle polemiche per gli scontri delle settimane scorse con le presenze nere di CasaPound, il centrosinistra ha più che doppiato il centrodestra, che negli ultimi giorni aveva invitato gli elettori a votare contro il sindaco Matteo Lepore. Ancora più netto il risultato di Modena, dove de Pascale ha vinto addirittura con il 66% contro il 31% di Ugolini. Ravenna, la città che de Pascale ha governato come sindaco negli ultimi otto anni lo ha premiato con il 58%. Anche il presunto “effetto alluvione” auspicato dal centrodestra, con le critiche per la mancanza di pianificazione e di manutenzione dell’era Bonaccini non c’è stato: nelle due province più colpite nei mesi scorsi dal maltempo, come il Bolognese e il Ravennate, il centrosinistra vince senza problemi. In particolare a Bagnacavallo e a Faenza, nel Ravennate, colpite anche dall’alluvione del maggio 2023, così come a Pianoro, nel Bolognese ha raggiunto quota 60%. Ugolini ha vinto a Traversara, nel Comune di Bagnacavallo, uno dei luoghi simbolo dell’alluvione, perché colpita più volte.
Umbria
In Umbria si parla già di una vittoria fondata sul “modello Perugia”, la città capoluogo riconquistata dopo due mandati di amministrazione a guida centrodestra con una sindaca civica e fino a quel momento sconosciuta alla politica, Vittoria Ferdinandi, voluta con forza da Schlein. E non a caso è stato proprio tenendo lei per mano che Proietti è scesa nella sede del suo comitato elettorale. Entrambe candidate civiche e alla guida di un campo più che largo nel quale convivono diverse anime, dal Pd ai Cinque stelle ai civici.
Il centrodestra invece ha messo in fila la terza sconfitta: aveva perso Perugia, guidata per dieci anni dal giovane forzista Andrea Romizi, e aveva perso pure Terni al ballottaggio contro Stefano Bandecchi, leader di Alternativa Popolare. Quel Bandecchi recentemente entrato a far parte dello stesso centrodestra con un accordo nazionale. Il sindaco di Terni si era candidato a essere “lo Scajola dell’Umbria”, richiamando il ruolo avuto dall’ex ministro nella vittoria di Marco Bucci in Liguria. Così invece non è stato. I dati dell’affluenza alle urne dicono che a Terni si è votato meno che a Perugia, la città di Ferdinandi. In provincia di Terni Alternativa popolare ha superato il 7%, l’11 nel capoluogo – affermandosi come il secondo partito della coalizione – ma è rimasta sotto l’uno in quella di Perugia. Insomma, complessivamente, Bandecchi per la Tesei non è riuscito a essere lo “Scajola dell’Umbria”. Il centrosinistra ha invece ritrovato entusiasmo con l'”effetto Perugia”: nonostante il calo del Movimento 5 stelle, ora sotto al 5% contro il 7,41 di cinque anni fa, la coalizione è stata trainata dal Pd che ha superato il 31%. E proprio a Perugia Proietti è stata particolarmente premiata dagli elettori superando il 54%, con Tesei ferma intorno al 43.
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