Udine trasformata in un set cinematografico per il film con Scamarcio: «Atmosfera unica e qui si mangia divinamente»
Lo storico centro udinese è sceso per qualche settimana al 1919 in un dopoguerra comunque avvampato da un irredentismo necessario per riconquistare una città, Fiume, contesa fra il Regno d’Italia e serbi, croati e sloveni.
Irrompe così un pensiero unico che ci riporta all’impresa dannunziana: ed è proprio questo il nucleo saporito di un cinema strutturato per rimettere nel flusso storico un’avventura indimenticata e forte, ricreata da una sceneggiatura di Arnaldo Catinari (scritta a quattro mani con Silvio Muccino ed entrambi guidati dall’omonimo libro di Claudia Salaris) e diventata film — “Alla festa della rivoluzione” ne è il titolo — prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai Cinema. La pellicola uscirà nelle sale nella primavera del 2025.
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Un set per nulla coperto dall’omertà, a volte capita anche questo, bensì un open space in zona Loggia del Lionello e strade limitrofe, ben evidenziato da scritte (W D’Annunzio), bandiere tricolore e mezzi anni Venti. Oltre ad altri evidenti indizi come molte “facce” d’inizio Novecento, scelte dal regista Catinari, celebrato direttore della fotografia, e finito dietro la macchina da presa per due recenti operazioni agli antipodi: un episodio di “Suburra” e uno di “Vita da Carlo”, violenza pura e placido jet-set romano con una decisa parentesi — questa — animata da patriottismo, amore e coraggio.
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Lunedì 18 novembre la Film Commission Fvg, guidata da Chiara Valenti Omero, che con la Promoturismo regionale crea di continuo opportunità artistiche per il Friuli Venezia Giulia, ha riunito amministrazione cittadina, regista e attori — fra i quali risaltano i nomi di Riccardo Scamarcio, Valentina Romani, Nicolas Maupas, Maurizio Lombardi, Darko Peric — per una chiacchierata informale sulle origini dell’operazione.
Abbiamo casualmente scoperto un passato cinematografico del sindaco Felice De Toni, «qualche posa e molte visite al Festival di Venezia», rivela lui a inizio conferenza stampa in una sala Aiace ben frequentata.
L’assessore alle attività produttive e al turismo Sergio Bini conferma «la volontà di un potenziamento della Film Commission per proseguire in questa ormai consolidata tradizione di far girare il lavoro sul territorio».
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Risponde Scamarcio rivelando «di avere speso molti soldi nei migliori ristoranti della città. Aggiungendo pure la sua passione per i finferli (dicesi funghi) ovviamente vini inclusi, ma chi sosta da noi cade facile nella sindrome da calice.
Valentina Romani, che molti ricorderanno ne “La porta rossa”, la serie Rai girata a Trieste e in “Un bacio” di Ivan Cotroneo, il regista che scelse Udine per molte riprese del film, invece, si è concentrata sul frico, ammette la giovanissima attrice, nel suo piacevole ritorno in Friuli. Allora era il 2016. Il vicesindaco Venanzi applaude a queste esperienze udinesi uniche e confortate da una popolazione curiosa e accogliente.
Riccardo, poi, ha subìto un’altra fascinazione: la lingua friulana, per l’appunto, all’inizio «scambiata per portoghese». Poi l’attore corregge il tiro e ammette la seduzione della parlata locale.
Val la pena fornire a lor signori una sorvolata virtuale su ciò che vedremo sul grande schermo il prossimo anno. Spetta il compito al regista Catinari, anche perché è una storia da lui fortissimamente cercata a voluta. «Vorrei prima di tutto incensare il set naturale udinese, senza questo regalo non ce l’avremmo mai fatta, e ringraziare la disponibilità totale di una città che, in qualche modo, abbiamo pacificamente invaso. Sono stati sufficienti due giorni di sopralluoghi per sceglierla».
Beatrice, una spia che viene dalla Russia (con amore?), si trova proprio a Fiume il giorno in cui il Vate dà origine alla sua rivoluzione. La donna assisterà a un attentato e scoprire i mandanti diventerà di prioritaria importanza. Beatrice non soltanto tenta di proteggere D’Annunzio, ma pure il capo dei servizi segreti italiani nonché Giulio, un disertore della prima guerra legato al movimento anarchico. È facile intuire come fra i tre s’insinuerà una specie destino comune.
È Riccardo Scamarcio a far trasparire un’emozione finale: «Rimarrà indelebile quell’ultima immagine di piazza Libertà e della Loggia durante una ripresa alle 5 del mattino: sembrava davvero di essere nel 1919 e non c’era alcunché disturbare quell’atmosfera del tempo andato».
La carovana si trasferirà a Palmanova, Gorizia e a Trieste per gli ultimi ciak.