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Giancarlo Pedote unico italiano al Vendée Globe, l’Everest della vel: “Una sfida anche mentale ed emotiva”

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È l’unico velista italiano in gara e al quinto giorno di navigazione si è piazzato al comando della flotta. Giancarlo Pedote il 10 novembre è salpato dal porto di Les Sables d’Olonne (Francia) per affrontare il Vendée Globe 2024-2025, la regata più impegnativa della vela oceanica, non a caso soprannominata l’Everest dei mari che il 16 novembre lo vede battagliare tra la econda e la terza posizione. Tre mesi per un giro del mondo senza scalo e senza assistenza, circumnavigando i tre capi: Buona Speranza, Leeuwin e Horn.

Oltre 24mila miglia per i quaranta iscritti a questa decima edizione che conta già un ritiro, nella precedente del 2020 erano stati trentatré. “Il Vendée Globe è una sfida sportiva estrema e grazie al supporto della mia squadra tecnica e mesi di preparazione intensa e accurata sono pronto a lottare in mare aperto – dice Pedote a ilfattoquotidiano.it -. Ma il Vendée Globe è anche una sfida mentale ed emotiva, si vivono condizioni di solitudine prolungata, lontano dalla famiglia e dagli affetti. È un viaggio attraverso l’oceano e nel profondo di se stessi”.

Tra i tratti di mare nei quali il velista toscano si sente di dover prestare maggior attenzione ci sono il golfo di Guascogna, il Grande Sud e Capo Horn. Ma non è solo il percorso a serbare difficoltà, anche la vita a bordo è tutt’altro che facile. “In questa regata, navigando a grandi velocità, si salta molto e tutte le mansioni quotidiane, anche le più semplici, diventano complesse. Per dormire bisogna attaccarsi al materasso. Per le manovre indosserò dei caschi e al tavolo del carteggio resterò saldo grazie a cinture di sicurezza”, racconta l’atleta.

E poi c’è la varietà dei climi. Si passa dal caldo umido e afoso delle calme equatoriali al gelo dell’Oceano Meridionale navigando al limite della zona degli iceberg, tra freddo pungente, onde enormi e venti che spazzano. L’abbigliamento diventa importante quanto la tecnologia. Pedote indosserà materiali di fibre idrofobiche in polipropilene per restare fresco e asciutto. Inoltre avrà una cerata oceanica a tre strati, impermeabile, traspirante e antivento.

Le prestazioni degli indumenti non sono a discapito dell’ambiente. Pedote è molto sensibile al tema e proprio lo scorso anno è uscito il suo libro Proteggiamo l’oceano dedicato alla sensibilizzazione dei più giovani. I suoi vestiti sono prodotti senza l’utilizzo di sostanze perfluoro alchiliche (Pfas) e con una significativa percentuale di nylon riciclato “Ocean Bound” proveniente da reti da pesca usate.

Per Pedote questa è la seconda volta. Nella scorsa edizione, il suo battesimo per il Vendée globe, si era classificato ottavo, a sole diciannove ore dal primo arrivato. “Aver già vissuto questa regata mi permette di affrontarla con una visione più chiara del percorso. So cosa mi aspetta, soprattutto i momenti di solitudine”, commenta.

Navigherà a bordo di Prysmian, l’Imoca della scorsa edizione, ma sottoposta a importanti lavori di ottimizzazione. “Ci sono state modifiche strutturali per migliorare stabilità, velocità e sicurezza, dotandola di tecnologia all’avanguardia per affrontare le condizioni estreme degli oceani”, spiega.

Giancarlo Pedote, con in tasca una laurea in filosofia e un passato da pugile ha cambiato vita dedicandosi alla vela con altrettanti successi. Nel 2015 ha vinto la Transat Jacques Vabre, poi per due volte è stato Champion de France promotion course au large en solitaire e sempre due volte Velista dell’Anno italiano.

Il Vendée Globe resta la sua impresa più importante. Nata nel 1989, ha visto nelle sue nove edizioni partecipare 200 concorrenti ma solo 114 sono riusciti a tagliare il traguardo. Un numero che dice tutto. Racconta di quali insidie attendono Pedote nei prossimi mesi.

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