Meno sportelli, più potere: la desertificazione bancaria trasforma i clienti in soggetti deboli
La desertificazione bancaria, ossia la chiusura progressiva di sportelli e banche nelle città italiane, ha un impatto rilevante sulla diffusione dei casi di malafinanza. Attenzione: non intendo sostenere che la riduzione degli sportelli sia stata pianificata per favorire truffe e raggiri ai danni dei correntisti. Tuttavia, con il numero di sportelli bancari in costante calo (passati da circa 33.663 nel 2010 a 20.161 alla fine del 2023) e con le banche operative scese drasticamente da 792 a 468, questa trasformazione – come descritto in Io so e ho le prove – 10 anni dopo (Chiarelettere) – porta inevitabilmente a una concentrazione del potere nelle mani di poche banche presenti sul territorio
La desertificazione, però, non si ferma alle banche e agli sportelli: anche il numero degli addetti è stato sfoltito nel corso degli anni. Sempre nel 2010, il settore bancario italiano contava circa 330.000 addetti; nel 2023, il numero è sceso a circa 265.000. Questa riduzione si è accompagnata alla trasformazione del tipo di rapporto di lavoro: la percentuale dei liberi professionisti sul totale degli addetti nel settore finanziario è cresciuta dal 2,1 al 14,6 per cento. Allo stesso tempo, è calata la quota dei lavoratori dipendenti: dal 94,1 al 78,6 per cento.
In 3.200 comuni italiani non esiste più un solo sportello bancario. Ciò significa che 4,2 milioni di cittadini e circa 250.000 piccole imprese sono costretti a spostarsi ai Comuni limitrofi per aprire un rapporto bancario.
Una situazione che crea un oligopolio, dove poche istituzioni bancarie dominano il mercato locale, obbligando cittadini e piccoli imprenditori a dipendere dalle loro condizioni. Senza alternative bancarie, il cliente – spesso non esperto in materia finanziaria – è costretto ad accettare condizioni svantaggiose, contratti complessi e tariffe elevate. Tale dinamica rafforza il potere delle banche, che sfruttano la loro posizione dominante per imporre condizioni difficili da contestare.
La scarsa concorrenza amplifica così la condizione psicologica down dei clienti, che senza opzioni valide e concorrenza significativa, finiscono per accettare passivamente le offerte delle banche, favorendo una cultura di sottomissione e dipendenza. Una dinamica che alimenta quel senso di muscolarità psicologica dei consulenti bancari, i quali vedono i clienti come soggetti deboli e incapaci di contestare i termini contrattuali.
In sostanza questi cambiamenti hanno avuto un impatto profondo non solo sulle operazioni interne delle banche, ma anche sulla loro relazione con i clienti e la fiducia del pubblico. Tuttavia, è fondamentale ribadire che, nonostante le apparenze di rinnovamento, i cambiamenti nel sistema bancario sono stati spesso solo formali e non sostanziali, lasciando intatte molte delle pratiche di malafinanza che avevo già denunciato nella prima edizione del libro (2014).
Non a caso, tra il 2020 e il 2024, sono state registrate oltre 40.000 cause civili tra clienti e banche, e altrettanti esposti sono stati presentati a BankItalia riguardo a comportamenti anomali e abusi. Questi numeri mostrano come la riduzione del numero di sportelli e la concentrazione del potere bancario abbiano contribuito, non in maniera esclusiva, a rendere il rapporto tra banche e clienti più asimmetrico e carico di tensione.
Perché sebbene in questi dieci anni il sistema bancario si è trasformato e forse non è più la sede di una casta, è pur sempre un luogo di potere. E i luoghi del potere sono spesso teatro di crimini commessi da uomini con privilegi di stampo feudale che la fanno franca perché le loro vittime non hanno la forza – sociale, economica, emotiva – di opporsi.
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