Israele, l’esercito a corto di soldati chiama altri 7mila ultraortodossi: “Carcere per chi diserta”. I partiti haredi: “Netanyahu ci dichiara guerra”
Settemila lettere di coscrizione: le prime mille partiranno domenica, il resto entro 45 giorni. Sulla busta c’è l’indirizzo di altrettanti ebrei ultra-ortodossi chiamati a servire nell’esercito. La decisione era già stata presa dall’ex ministro della Difesa Yoav Gallant il giorno prima che Benjamin Netanyahu lo mettesse alla porta. Pur sapendo di andare incontro alla rabbia degli haredi, il successore Israel Katz non l’ha annullata perché con tre fronti di guerra aperti – Gaza, Libano e Iran – le Israel Defense Forces sono a corto di uomini.
Dal 7 ottobre 2023, dicono gli ultimi dati diramati dalle Idf, l’esercito ha perso 793 effettivi: di questi “192 erano ufficiali”. Tra i caduti il 48% era in servizio obbligatorio e il 34% erano riservisti. In questo momento le “forze di combattimento” sono solo l’83% di quelle di cui l’esercito avrebbe bisogno. Si prevede che il prossimo anno, 2025, questa percentuale scenderà all’81%. Per questo l’esercito sta chiedendo al governo Netanyahu di estendere il servizio obbligatorio fino a 36 mesi: se accadesse la percentuale salirebbe al 96%. Anche nelle “forze di supporto” – i soldati che non combattono ma forniscono i servizi necessari a chi va al fronte, occupandosi ad esempio della gestione e della manutenzione dei sistemi d’arma – la crisi è evidente: ad oggi manca il 26% degli effettivi e per il 2025 ci si attendono percentuali ancora più basse. Se il servizio venisse esteso a 3 anni, sostengono i vertici dell’esercito, si risalirebbe all’83%.
Gli haredi, che trascorrono la vita a pregare e a studiare testi sacri, sono esentati dal servizio fin dal 1948, ma il 26 giugno la Corta Suprema ha stabilito che l’esenzione è illegittima perché “non esiste un quadro giuridico che consenta di distinguere tra studenti di yeshiva e coloro destinati al servizio militare”. E ora il governo Netanyahu punta anche su di loro, con cicli di reclutamento divisi in tre scaglioni. In quello attuale, che va dal luglio 2024 al luglio 2025, le Idf si propongono di portare sotto le armi 4.800 ultra-ortodossi, oltre 3mila in più rispetto agli scorsi anni quando l’obiettivo era 1.200 ingressi. Tra luglio e ottobre si puntava a far imbracciare il fucile 1.300 persone: ne sono arrivate 900, un aumento di circa l’85% rispetto agli ultimi anni quando nello stesso periodo ne venivano reclutate “tra le 450 e le 533”.
Domenica partiranno le 7 mila nuove lettere. La maggior parte (4.500) sarà inviata “senza distinzione”: l’esercito non controllerà i dettagli dell’identità del destinatario, ad esempio non consulterà i data base dell’assicurazione nazionale per capire se il candidato ha un’occupazione. Il controllo era stato effettuato prima dell’invio delle ultime 3.000 lettere per aumentare le probabilità di successo del reclutamento, ma il procuratore generale Gali Baharav-Miara ha chiarito che la procedura comportava difficoltà legali e che gli ordini devono essere inviati “alla cieca” per non discriminare gli Haredi che lavorano.
Il 50% degli ordini arriverà a giovani nella fascia 18-20 anni, il 40% a ragazzi tra i 21 e i 23, solo il 10% è riservato alla fascia 24-26. Nei prossimi mesi l’Idf, poi, continuerà a evadere le 3.000 lettere precedenti a cui non ha ricevuto risposta: coloro che non hanno risposto alla prima convocazione saranno chiamati nuovamente e chi si rifiuterà di comparire riceverà un mandato d’arresto. Finora ne sono stati emessi 930. L’obiettivo dei vertici è avviare la creazione di una “brigata Haredi” che dalla fine di dicembre verrà addestrata come una compagnia da combattimento di prima classe. Di pari passo si punta a istituire un ufficio di reclutamento riservato agli ultra-ortodossi.
Dopo le proteste scoppiate in estate dopo le prime coscrizioni, partiti Haredi tornano ad attaccare. Dopo l’approvazione degli ordini da parte di Katz, United Torah Judaism e Shas hanno accusato Gallant e il procuratore generale Baharav-Miara di essere i principali ostacoli al disegno di legge costituzionale presentato il 25 luglio dall’Utj che equipara lo studio della Torah al servizio militare, esentando di fatto gli haredi dall’obbligo di leva. E c’è chi punta il dito contro Benjamin Netanyahu e il suo partito: “A quanto pare non è stato il procuratore generale o Gallant – ha detto un alto funzionario dell’Utj -: il Likud ha deciso di dichiarare guerra agli ultra-ortodossi”.
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