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Il grande business (poco capito) dei rottami ferrosi

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Il recupero degli scarti nei processi di produzione, grazie all’altissima riciclabilità dell’acciaio, consente all’industria siderurgica di entrare di diritto nel circolo virtuoso dell’economia circolare, un passaggio fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 secondo l’agenda Ue. Il riciclo può essere ripetuto infinite volte senza perdere nessuna delle proprietà originarie. Questo prodotto quindi non viene mai consumato, ma continuamente trasformato e ciò lo rende un materiale permanente, concetto questo alla base dell’economia circolare. L’acciaio prodotto da materiale di riciclo come macchinari, veicoli, costruzioni e imballaggi è in tutto e per tutto simile al «nuovo». Inoltre, siccome per questa trasformazione si usa l’elettricità, è un prodotto anche molto rispettoso dell’ambiente.

Secondo l’Ufficio studi di Siderweb, il riciclo dei metalli - e dell’acciaio in particolare - rappresenta non solo un mezzo per acquisire una materia prima per la produzione siderurgica, ma consente anche di risparmiare risorse naturali. Inoltre, la produzione di acciaio, utilizzando rottami di ferro, consuma il 74 per cento in meno di energia, il 90 per cento meno di materie prime «vergini» e il 40 per cento meno di acqua rispetto alla produzione di acciaio con ciclo integrale. È anche per questo che in Europa si sta assistendo a una progressiva sostituzione degli altiforni con i forni elettrici, con una maggiore domanda di rottame che alimenta la pressione sui prezzi e rischia di ridurre marginalità e competitività del settore. I rottami sono diventati sempre più rari sul mercato anche a causa delle massicce esportazioni verso i Paesi extra-Ue.

Questo accade perché tali scarti ferrosi, pur essendo fondamentali per l’economia circolare e quindi per la decarbonizzazione, come detto, non rientrano nel novero dei materiali strategici. La Turchia è la principale destinazione dell’export. Questa nazione ha una forte vocazione elettrosiderurgica quindi ne acquista in grande quantità e alla fine del ciclo lo rivende all’Europa. «Non possiamo farci portare via i materiali da Paesi terzi che non hanno idea di cosa significhi economia circolare e dai quali poi siamo costretti a riacquistarli. L’industria siderurgica italiana si è data come scadenza la produzione di acciaio totalmente green il 2030, ma è necessario che le risorse utili alla svolta ecologica siano in qualche modo protette all’interno dell’Unione. Se Bruxelles non interviene, è una scadenza difficile da raggiungere» afferma a Panorama Giuseppe Pasini, patron di Feralpi, tra i principali produttori siderurgici in Europa, specializzato nella produzione di acciai destinati sia all’edilizia sia ad applicazioni speciali che trovano il loro impiego in particolare nella meccanica.

Pasini fornisce alcuni numeri che danno la misura di quanto sia urgente il problema di arginare le esportazioni di questa materia prima. «L’Europa manda all’estero ogni anno 20 milioni di tonnellate di rottame, più di quanto ne consumi l’Italia, di cui il 60 per cento va in Turchia. I forni elettrici delle acciaierie italiane utilizzano ogni anno circa 20 milioni di tonnellate di rottame per produrre acciaio. Di questi solo 14 sono rottami italiani, tutto il resto – ovvero circa 6 milioni di tonnellate l’anno - è importato. Eppure, dall’Italia ne esportiamo 700 mila tonnellate, una quantità che si è triplicata nell’arco di cinque anni». Il settore ha esercitato una forte pressione affinché il rottame sia considerato strategico e rimanga entro i confini della Ue, ma come sottolinea Pasini, «fino a ora la Commissione non ha raccolto questa sollecitazione». I dazi potrebbero aiutare? «È difficile parlare di dazi in Europa» continua Pasini «ma si potrebbe costringere gli esportatori a vendere soltanto a quei Paesi che abbiano dimostrato di avere, al pari dei produttori europei, impianti adeguati a ricevere il rottame e a fonderlo senza emissioni. Strutture che sappiamo trattare i rottami ferrosi come facciamo nel Vecchio continente, con attenzione all’ambiente, sono rari nel mondo».

Il Rapporto Sostenibilità 2023 di Federacciai ha sottolineato che l’Italia è il primo mercato Ue per produzione di acciaio da forno elettrico e il primo Stato del G7 in termini di produzione pro-capite. La siderurgia italiana è al vertice europeo per decarbonizzazione e circolarità: il settore ha ridotto le emissioni di CO2 del 60 per cento dal 1990 e i consumi energetici del 33 per cento dal 2000, posizionandosi con un’efficienza migliore del 40 per cento rispetto alla media europea. Oltre l’85 per cento dell’acciaio prodotto in Italia deriva dal riciclo del rottame ferroso. Questo a dimostrazione del ruolo centrale che ha la circolarità nell’«agenda green» de nostro Paese.