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Trump e le nuove frontiere delI’Indo-Pacifico e del «corridoio» Imec

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Sono allo studio manovre per «cinturare» la Cina nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, e presidiare una vasta area di enorme rilevanza economica, dove l'Imec (India-Middle East-Europe Economic Corridor) svolgerà un ruolo da protagonista.


A convincere Donald Trump della necessità di mettere in campo un contenimento della Cina fu il compianto premier nipponico, Shinzo Abe. Col senno di poi, quest’ultimo ci vide lungo e riuscì a convincere un ostinato bilateralista come Trump della necessità di creare un club di democrazie per «cinturare» la Cina nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, e presidiare una vasta area di enorme rilevanza economica.

L’Indo-Pacifico ospita infatti alcune tra le economie maggiori e in più rapida crescita del mondo. Secondo le stime più recenti (2023), l’Indo-Pacifico contribuisce circa dal 40 al 45 per cento del Pil globale. È inoltre un’area-chiave per il commercio globale: passa di qui circa il 35 al 40 per cento di beni e servizi. Oggi Abe non c’è più, ma la sua eredità rimane salda, e nel governo giapponese non manca chi con il neopresidente Usa ha già avuto a che fare e ci ha mantenuto cordiali rapporti. È il caso di Taro Aso, attuale ministro delle Finanze che fu il principale negoziatore tra Stati Uniti e Giappone negli accordi commerciali tra i due Paesi del 2019.

Spostandosi dall’Oceano Indiano al Golfo e al Mediterraneo, Trump punta a valorizzare l’Accordo di Abramo, che venne concluso durante il suo mandato alla Casa Bianca e sancì una normalizzazione nei rapporti tra sauditi e israeliani in chiave anti-Iran. La storica intesa, inoltre, funge da base per recenti ambiziose alleanze, come la piattaforma Imec per la realizzazione di un corridoio logistico-commerciale indo-arabo-europeo che salda Pacifico, Oceano Indiano e Mediterraneo. India, Medio Oriente ed Europa insieme rappresentano una parte significativa del Pil globale – tra il 30 e il 40 per cento - con l’India che contribuisce circa al 4 per cento, il Medio Oriente al 2-3 per cento, e l’Europa circa al 20 per cento. L’attività economica derivante dall’Imec - alimentata da migliori rotte commerciali, investimenti in infrastrutture e una maggiore cooperazione regionale - incrementerà il Pil combinato di queste regioni di alcuni punti percentuali. Con tali premesse, il quadro iniziale della nuova presidenza Trump si direbbe l’opposto di uno schema divide et impera, in cui le aree strategiche sono rigidamente compartimentate anziché fondersi.