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Stop ai maxi-compensi dall’estero: Fratelli d’Italia lancia la norma che bloccherà le consulenze di Renzi

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Fine dei giochi per i maxi-compensi dall’estero ai politici. Tra i 190 emendamenti di Fratelli d’Italia c’è un emendamento che fa discutere e viene già denominato l’anti-Renzi. La proposta, firmata dalla deputata Alice Buonguerrieri e già oggetto di discussione negli ambienti romani, prevede tetto ben definito e già oggetto di discussione negli ambienti romani, con un tetto ben definito: 50.000 euro lordi annui, per attività di qualsiasi tipo svolte nei confronti di soggetti non aventi sede legale in Italia. Una norma pensata per limitare i conflitti di interesse. 

Se il proprio compito è servire il Paese, basta “regali” dall’estero

La norma non riguarda gli incarichi istituzionali, ma tocca le consulenze, gli incarichi privati e tutto ciò che, in soldoni, rischia di minare la neutralità di chi è chiamato a servire il Paese. Con questo limite, Fratelli d’Italia insieme agli altri partiti di governo sembra voler affermare che, a certi livelli, la dedizione al servizio pubblico non possa essere compromessa da interessi esteri.

Un emendamento che riguarda Renzi?

Nessun riferimento implicito, ma la norma in questione fa balzare alla mente il caso Renzi. Pare, non volendo, gli sia stata cucita addosso. Il leader di Italia Viva, infatti, da tempo ricopre un ruolo di prestigio come consulente per la Royal Commission for Al Ula, istituzione saudita dedicata alla promozione turistica del sito archeologico di Al Ula nel deserto del regno. L’organismo, sotto l’egida del principe ereditario Mohammed Bin Salman, gode di risorse significative per progetti internazionali, e Renzi vi figura tra i principali interlocutori italiani. Nonostante la nomina da rottamatore fallito, il senatore ha dichiarato nel 2022 un reddito imponibile di ben 3.187.769 euro, risultando tra i parlamentari più remunerati in Italia.

Un passato che lascia poco spazio all’interpretazione

Ma il rapporto tra  Renzi e i luoghi da mille e una notte è ormai storico, nel 2021 nel bel mezzo di una crisi politica in Italia si recò a Riad scambiare due chiacchiere – perchè col suo inglese due possono bastare e avanzare – col principe ereditario. In quell’occasione, usò toni esageratamente entusiastici e si dichiarò perfino “invidioso” del costo del lavoro nel Paese. Queste affermazioni suscitarono critiche, considerando le accuse rivolte a bin Salman riguardo all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ma di ciò a Renzi interessò e interessa ancora ben poco.

La replica di Italia Viva

Dalla sponda di Renzi e dei suoi ormai pochi ma incrollabili sostenitori, la risposta non si è fatta attendere. Con una nota al vetriolo, il partito ha liquidato la proposta come una «legge ad personam», ma ha rinunciato a presentare emendamenti. «Facciano pure – ha ribattuto Italia Viva – Siamo sempre stati dubbiosi sull’efficacia di chi vuole fare leggi ad personam. O presunte tali. Ma per noi nessun problema: non proporremo nessuna modifica a questo testo. Se pensano che sia legittimo e costituzionale, facciano pure».

Interviene anche Conte

A paventare una norma molto simile erano stati in passato i grillini, che oggi intervengo sulla vicenda negando le loro stesse idee. «Non saprei dire quale è la ragione, la finalità e l’origine», dice Conte riferendosi all’emendamento. «Uno specchietto per le allodole», lo definisce, pur dicendosi disposto al dialogo, chissà.

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