ru24.pro
World News in Italian
Ноябрь
2024

Agrusti: «Serve un’Europa più forte per rispondere a Trump»

0

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca? «Come europei ci deve stimolare, più che preoccupare». Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, va subito al punto dell’argomento delle due tappe del tour Top 500 che lo vedranno fra i relatori sul palco, questo lunedì a Trieste e la settimana successiva a Pordenone, mercoledì 20. Il tema scelto dal Gruppo Nord Est Multimedia e da Pwc per il ciclo di incontri dedicati alle 500 imprese leader del Friuli Venezia Giulia è “Reagire al grande caos”. E, nella testa di molti imprenditori, gli annunci di Trump su nuovi dazi non fanno che aggiungere ulteriori pressioni in un contesto già segnato profondamente dalle guerre in corso ai confini dell’Europa.

Presidente Agrusti, davvero non è preoccupato?

«Confido in quella che chiamo “la grazia dello Stato”. Quando si arriva ad occupare una carica istituzionale, c’è la speranza che venga diluita la violenza di alcuni messaggi lanciati in campagna elettorale. Il programma “America First” ha senso soltanto se gli Stati Uniti non disperdono il ruolo di grande potenza. Non credo gli convenga vulnerare la storica alleanza con l’Europa».

In che modo questo rischio deve stimolare l’Europa?

«Superando la propria incapacità di agire da Europa. Trent’anni fa ho fatto parte dell’assemblea dei parlamentari della Nato, l’Assemblea dell’Atlantico del Nord. Già a quell’epoca si parlava di mettere a punto un sistema europeo di difesa, e non si è mai fatto nulla. È ora di agire, condividere le forze, stabilire chi fa che cosa, superare un sistema in cui abbiamo 15 tipi diversi di carri armati, creare un sistema difensivo capace di intervenire a prescindere da quello che fanno gli Stati Uniti. Chi crede nella democrazia è giustamente terrorizzato dall’idea di abbandonare l’Ucraina e, di conseguenza, non possiamo permettere che un Paese come l’Ungheria possa bloccare gli aiuti dell’intera Europa così a lungo».

A Bruxelles non sembra esserci l’aria di grandi slanci.

«L’Europa è frenata da una serie di tirchierie che la rendono incapace di decidere. Per andare oltre, bisogna tornare all’idea di un’Europa a due velocità, mettendo insieme i Paesi interessati a integrarsi più rapidamente. Il ministro Giorgetti dice che non possiamo permetterci di spendere il 2% del Pil per sostenere la nostra difesa, come chiede Trump. E allora occorre far sì che l’organizzazione di un sistema di difesa europeo venga finanziato con il debito comune».

Molte imprese sono preoccupate. Avevano puntato sul mercato americano, che ora rischia di chiudersi.

«Dobbiamo ricostruire con gli Stati Uniti una relazione potente, come Europa, e ripartire da lì. Il governo italiano, in un momento in cui la Germania è in crisi e in Francia si parla di elezioni anticipate, può giocare un ruolo importante in questa direzione. Non bisogna illudersi che condividere l’appartenenza politica possa favorire questo o quel Paese. Può esserci un effetto di breve periodo, ma il nostro rafforzamento passa dalla capacità di muoverci da Europa».

Serve anche investire nelle nostre imprese.

«Certamente. Con la Regione e le Camere di Commercio stiamo lavorando a un piano con un respiro a 10 anni per aiutare le imprese a trasformarsi, con la digitalizzazione, la crescita dimensionale delle Pmi, un nuovo modo di intendere i sistemi di fornitura dei grandi gruppi presenti sul nostro territorio, a partire da quelli a controllo pubblico come Fincantieri e Leonardo».