Laura Samani porta sullo schermo “Un anno di scuola” cent’anni dopo
“Un anno di scuola”, il romanzo di Giani Stuparich ambientato nella Trieste del 1909, è una storia di passaggi dall’adolescenza all’età adulta, ma anche di una città che sta per cambiare per sempre.
A farlo rivivere sullo schermo, riambientandolo cento anni più tardi, è la regista triestina Laura Samani nel suo secondo film: le riprese di “Un anno di scuola” si concludono oggi dopo sei settimane di lavorazione in una Trieste «non monumentale ma più underground, quella dei rioni».
Dopo il successo di “Piccolo corpo” ambientato in Friuli Venezia Giulia, con il quale Samani ha vinto il David di Donatello e il Premio EFA – European Film Award come Miglior regista esordiente, la regista aveva voglia di raccontare la sua città con lo sguardo dei ragazzi. La location principale delle riprese, ovvero la scuola frequentata dai protagonisti, è l'I.S.I.S. Nautico Tomaso Di Savoia Duca Di Genova – L. Galvani di via Campanelle, dove la regista ha incontrato la stampa tra banchi e lavagne insieme a Nadia Trevisan, produttrice con la friulana Nefertiti Film, e alla FVG Film Commission – PromoTurismo Fvg.
«È un adattamento liberissimo di Giani Stuparich, spostato nel 2007: ho provato a confrontarmi con la perfezione di quella scrittura», dice Samani. Il cuore della storia è lo stesso: ritroviamo i tre amici Antero, affascinante e riservato, Pasini, seduttore istrionico, e Mitis, bonaccione sarcastico, mentre la protagonista Edda Marty diventa Fred, una diciassettenne svedese che arriva nella loro classe di soli maschi e scombina il loro equilibrio. Se Edda sulla pagina combatteva per studiare e andare all’università come gli uomini, Fred, cento anni dopo, «combatte più per una parità emotiva. Vuole appartenere al trio degli amici, mentre al contrario i tre ragazzi vogliono averla ognuno per sé».
Il 2007-2008 è stato un periodo di soglie anche per Samani, «il mio ultimo anno di scuola superiore, ma anche uno spartiacque per la città. La Slovenia è entrata in Schengen: non pensiamo a quanto abbia significato la perdita di quel confine. È un momento presente nel film anche con la scena di una gita dei ragazzi al valico di Chiampore. È anche l’anno in cui è arrivato Facebook in Italia, l’ultimo momento prima dei social e degli smartphone: da lì in poi la socialità cambia».
Samani ha scelto di lavorare con interpreti esordienti, tutti triestini e una ragazza svedese, tra i 19 e i 25 anni: nel film si parlerà italiano, triestino, inglese, svedese e sloveno. L’apporto dei ragazzi è stato decisivo anche all’interno della troupe grazie a un progetto didattico che per la prima volta, in regione, coinvolge in modo organico la scuola e l’industria dell’audiovisivo.
La FVG Film Commission, Nefertiti Film e lo stesso istituto Galvani, che tra le proposte formative ha l’indirizzo “Servizi culturali e dello spettacolo”, hanno infatti coinvolto attivamente una ventina di studenti attraverso un PCTO, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento professionale, permettendo loro di partecipare al set con ruoli in produzione, regia, scenografia, casting e backstage.
«La formazione per noi è un tema importante, e nel cinema far parte in modo organico della troupe è la più alta formazione possibile», ha detto Guido Cassano della FVG Film Commission. «Significa anche restituire ai giovani del territorio le competenze che abbiamo acquisito: all’indotto economico e d’immagine prodotto sempre dalle produzioni audiovisive, si aggiunge un valore didattico». Del resto è dal territorio che sboccia “Un anno di scuola” dal punto di vista artistico, umano e geografico.
Il film mostrerà una Trieste lontana dai salotti buoni: da Roiano all’Ausonia, dal Giardino Pubblico Muzio de Tommasini ai Topolini, da via Ciamician al belvedere di Basovizza, dall’ospedale Burlo Garofalo all’osmiza Stoka di Contovello. Vedremo anche il Carnevale di Muggia.
Dal 2007 a oggi Trieste è però cambiata anche nel suo aspetto: «Nella sceneggiatura c’erano una scena ambientata alla “luminosa” e una sul tram, in funzione all’epoca: abbiamo dovuto cambiarle», racconta Samani. Il film, sostenuto da FVG Film Commission - PromoTurismo FVG e dal Fondo Regionale dell’Audiovisivo, prodotto da Nefertiti Film con Rai Cinema e la francese Tomsa Film, guarda già lontano: sarà distribuito in Italia da Lucky Red e nel mondo da Rai Cinema International Distribution. E porterà ovunque i suoni della regione: «Ho deciso di usare solo musiche di artisti che vengono dal Friuli Venezia Giulia, dal 2007 a ritroso: ascolteremo la musica che ascoltano i protagonisti». —
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