ru24.pro
World News in Italian
Ноябрь
2024

Via alle indagini sull’antica Diga di Trieste: l’accordo siglato tra le macerie

0

Una firma in mezzo alle macerie. L’antica Diga, per ora, si deve accontentare di questo primo gesto, che consentirà di saggiarne le condizioni subacquee e di stilare una stima indicativa dei danni subiti dal 2016, anno in cui è stata chiusa definitivamente al pubblico. Fabio Scoccimarro e Vittorio Torbianelli, in rappresentanza rispettivamente di Regione e Autorità portuale, hanno voluto celebrare il momento proprio lì, su quella piccola «isola», come tanti triestini sono ancora abituati a chiamarla, alla quale le mareggiate di un anno fa hanno sferrato il colpo decisivo.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14792244]]

Parlare di rinascita sarebbe prematuro. Lo suggerisce l’aspetto superficiale della Diga, che osservato da vicino mostra tutte le ferite di quasi dieci anni di abbandono. E lo suggeriscono anche le stesse parole dei rappresentanti istituzionali, che predicano cautela e non possono che essere attenersi a principi di massima. «La Diga è malata e le facciamo una diagnosi», spiega infatti Scoccimarro, racchiudendo in una metafora il significato dell’operazione.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14734494]]

La Regione ha messo sul tavolo 200 mila euro per sbloccare il dossier. La palla passa adesso all’Autorità portuale, che di qui ai prossimi mesi li sfrutterà per compiere le indagini sottomarine e capire quali siano gli interventi necessari al risanamento. Gettare lo sguardo più in là è al momento impossibile: da parte di Scoccimarro e Torbianelli c’è la piena disponibilità a riconsegnare la diga foranea a triestini e turisti – «le risorse ci sono, le idee ben vengano» – ma sono ragionamenti che potranno essere sviluppati solo una volta conclusa questa fase preliminare.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14562105]]

Del resto la «diagnosi» dei prossimi mesi darà molto probabilmente un esito infausto. «Disastroso» era l’aggettivo usato dai referenti della Lega navale dopo il sopralluogo a novembre di un anno fa, pochi giorni dopo le violenti mareggiate.

Tanto che il sodalizio di molo Fratelli Bandiera ha successivamente rinunciato alla concessione del bene, che è così tornato sotto la gestione diretta dell’Autorità portuale. «Siamo contenti di aver ultimato questo passaggio», commenta oggi il commissario Torbianelli, sottolineando l’importanza di un percorso «in condivisione».

Il versante che desta maggior preoccupazione è quello rivolto verso il mare aperto. I resti della precedente attività della Diga, da questa parte, appaiono quasi del tutto sfigurati: le scalette per l’accesso al mare andate distrutte; la scogliera in buona misura crollata, seguita dalla pavimentazione divelta; le cabine pericolanti se non già ribaltate. Ma è tutto l’insieme ad apparire logorato dal tempo, con la salsedine che lentamente corrode le superfici più esposte. E poi il dubbio su ciò che sfugge all’occhio: quale sia lo stato della Diga in profondità, dietro lo schermo delle onde. Le indagini si incaricheranno di scoprirlo. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA