Dopo Amsterdam gli ebrei perdono fiducia nell’Europa: “Non siamo al sicuro, torniamo in Israele”
La sicurezza degli ebrei in Europa appare sempre più fragile. Le strade di Amsterdam, teatro delle recenti aggressioni contro i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv, hanno evocato memorie che si sperava appartenessero al passato. La tensione era già nell’aria prima della partita, a causa dell’arrivo dei sostenitori israeliani in città e delle manifestazioni pro Palestina in contemporanea. L’assalto organizzato da gruppi estremisti – descritti dal sindaco Femke Halsema come “squadre di aggressione antisemite”(hit-and-run squads)– è l’ultimo inquietante segnale di un odio che riemerge. Il bilancio è pesante: 30 persone contuse, cinque assistite e dimesse dagli ospedali, 62 presunti assalitori identificati, 10 in arresto. Le autorità hanno dichiarato che molti sospetti hanno cognomi arabi, riflettendo una realtà metropolitana in cui il 15% della popolazione è di origine extraeuropea. Il governo olandese, che promette fermezza, ha attribuito la responsabilità alla gestione della sindaca e alla politica multiculturale, imponendo un divieto di manifestazioni per tre giorni. In risposta, Israele ha inviato voli di emergenza per rimpatriare i propri cittadini.
I timori della comunità ebraica in Europa
L’attacco rappresenta solo l’ennesimo sintomo di un clima sempre più ostile per gli ebrei nel Vecchio Continente. «Molti ebrei si sentono minacciati e preoccupati», ha dichiarato il rabbino Menachem Margolin, presidente dell’Associazione ebraica europea, sottolineando come il trasferimento in Israele stia diventando per molti correligionari un’opzione concreta. La minaccia contro la comunità ebraica «aumenta ogni giorno di più», ha aggiunto, puntando il dito contro il dilagare di episodi antisemiti in scuole, sinagoghe e luoghi pubblici, una recrudescenza alimentata dalle tensioni legate al conflitto in Medio Oriente.
Una violenza che non è giustificabile
La notte precedente, ci sono stati scontri «da entrambe le parti», ha detto il capo della polizia, con alcuni tifosi del Maccabi che hanno rimosso una bandiera e cantato slogan anti-arabi. Ma per il sindaco di Amsterdam, questi episodi non giustificano l’escalation di violenza che ne è seguita.
BREAKING:
Hundreds of Middle Eastern migrants are out hunting Jews on the streets of Amsterdam tonight.
Israeli supporters are in town as Maccabi Tel Aviv is playing Ajax today.
— Visegrád 24 (@visegrad24) November 8, 2024
Una seconda Notte dei Cristalli
L’aggressione, inoltre, avvenuta alla vigilia dell’anniversario della Notte dei Cristalli del 1938, aggiunge ulteriore carico simbolico. Il presidente israeliano Isaac Herzog, in colloquio con il re dei Paesi Bassi Guglielmo Alessandro, ha detto che «i Paesi Bassi hanno deluso la loro comunità ebraica durante la Seconda guerra mondiale – sotto l’occupazione e la persecuzione nazista – e di nuovo giovedì sera». «È orribile assistere ancora una volta alla violenza antisemita nelle strade d’Europa», ha affermato l’Ambasciata israeliana all’Aia esortando le istituzioni europee a tutelare la comunità ebraica.
L’allerta anche Italia e le preoccupazioni degli ebrei
In Italia, il clima è altrettanto teso. A Bologna, per la partita di Eurolega tra Virtus Segafredo e Maccabi Tel Aviv, le misure di sicurezza sono state portate al massimo livello. L’affluenza di tifosi israeliani è stata minima, scoraggiata da un appello del Consiglio per la Sicurezza nazionale israeliano che ha consigliato di evitare manifestazioni pubbliche in Europa. «Abbiamo grande preoccupazione che quelle scene viste ad Amsterdam possano ripetersi, anche qui in Italia», fatto sapere l’Unione dei giovani ebrei, richiedendo la massima attenzione per gli eventi che coinvolgono squadre israeliane.
L’Europa a un bivio: garantire la sicurezza o assistere a una nuova diaspora
Nonostante gli sforzi della Commissione Europea, il timore è tangibile. Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione, ha ribadito l’impegno contro il dilagante antisemitismo e ha si è detta pronta a raddoppiare gli sforzi per assicurarsi che la deriva antisemita non prevalga.
La situazione attuale segna un punto critico: per molti ebrei, restare in Europa equivale a vivere in una condizione di costante precarietà. La promessa di sicurezza, per chi rimane, appare sempre più un miraggio, mentre Israele diventa un forte richiamo per chi non vede più il proprio futuro nel continente.
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