Ma non è che queste elezioni americane le ha vinte Musk?
Tra le decine di tweet compulsivi realizzati da Elon Musk negli ultimi giorni (ma – in realtà – da quando ha dato il suo endorsement alla possibile presidenza di Donald Trump), ce n’è uno – forse – più significativo di altri. È quello realizzato attraverso un fotomontaggio: Elon Musk ha riproposto la sua ormai storica immagine del giorno dell’acquisizione di Twitter (quella dell’ingresso nel quartier generale del social network con un lavandino in mano, per intenderci) inserendola all’interno dello Studio Ovale alla Casa Bianca. Forse questa immagine vale più di mille parole e ci spiega chi, per davvero, ha vinto queste elezioni americane. Se Donald Trump vince è perché anche Elon Musk vince: non solo per l’importanza di X nell’orientamento dell’opinione pubblica e nello spostamento dei flussi elettorali verso il repubblicano (anche a costo di farlo attraverso bot generati con l’intelligenza artificiale o attraverso la condivisione di fake news), ma anche per il ruolo sempre più strategico che le grandi aziende di Musk come Tesla, Space X e Starlink avranno nei quattro anni della presidenza di Trump. A meno che, ovviamente, il carattere fumantino dei due non porti a una – per ora – improbabile rottura del loro idillio.
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Elon Musk vince esattamente come Trump: il ruolo strategico del proprietario di X
Non è un caso se Elon Musk è stato citato da Trump – come vedremo in un altro articolo del nostro monografico di oggi – all’interno del discorso di ringraziamento, immediatamente dopo i suoi familiari e il vicepresidente Vance. Non è un caso se il ruolo che si sta ritagliando all’interno dell’amministrazione americana lo inquadra come una sorta di plenipotenziario rispetto all’utilizzo della tecnologia e del digitale. Anzi: visto che Donald Trump è diventato il presidente più anziano nel giorno del suo insediamento e che tra 4 anni sfiorerà gli 85 anni, non è escluso che Musk possa rappresentare una sorta di linea di proseguimento del populismo trumpiano, proponendosi come futuro candidato alla Casa Bianca.
Del resto, anche se ha sempre detto di non avere ambizioni politiche, Musk è stato anche quello che si era battuto per la neutralità ideologica di X, salvo poi mettere a disposizione la sua piattaforma per la causa della rielezione di Donald Trump e per il suo come back.
Non è escluso che quello Studio Ovale che, per il momento, è stato rappresentato soltanto attraverso un meme, possa diventare un luogo molto familiare a Musk. Più che per l’espansione di Twitter (che ha assunto per Trump e Musk un po’ il ruolo che le televisioni private avevano avuto al momento della discesa in campo di Silvio Berlusconi), per l’affermazione definitiva di Space X, di Starlink e di Tesla. Space X e Starlink in particolare diventeranno due aziende cruciali nell’ideologia MAGA di Donald Trump, visto anche il loro delicatissimo ruolo in due ambiti: la corsa allo spazio (che da sempre ha giocato un ruolo nell’immaginario collettivo americano) e gli asset militari, con Starlink che potrebbe gestire dati estremamente sensibili nelle principali postazioni americane in giro per il mondo. Senza contare che un appoggio presidenziale e in un partito che, d’ora in avanti, controllerà sia il Senato, sia la Camera dei rappresentanti potrà offrire a Musk degli assist importanti anche dal punto di vista fiscale (per queste ragioni, ad esempio, aveva spostato le sedi delle sue aziende in Texas).
Molto più che un consigliere, insomma. La sensazione è che Elon Musk, con la mossa dell’appoggio a Trump, abbia deciso di prendersi la Casa Bianca. Dietro le quinte dei suoi post su X, il mondo può osservare il vero vincitore delle elezioni americane 2024.
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