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Giovani in lacrime a Bertiolo per l’ultimo saluto a Josip, morto nel sonno a 24 anni

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C’è solo il silenzio nella piazza antistante la chiesa di Bertiolo, dopo che il carro funebre è ripartito con a bordo la salma del giovane Josip Novak. Sono stati in tanti, nel pomeriggio di martedì 5 novembre, a voler salutare il 24enne morto per un malore sopraggiunto nel sonno, spegnendo per sempre quel sorriso che ha salutato tutti i presenti alla cerimonia, impresso nella foto posta accanto al libro delle firme riempitosi velocemente di testimonianze e incredulità.

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Un vuoto così potente da sovrastare anche il suono delle campane, intrecciatosi ai singhiozzi e alle lacrime che ormai non hanno più dighe nel raccontare lo strazio di chi, quel ragazzo, ha avuto la fortuna di conoscere. «Oggi si incrociano tante strade – ha esordito don Davide Gani nella sua omelia – Gente venuta da lontano. Non avremmo mai pensato di trovarci con voi a condividere questo momento».

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Parole rivolte alla famiglia di Josip, accolta dal Friuli dopo essere partita dalla natia Croazia, ma che di riflesso hanno toccato tutti i presenti.

Tantissimi giovani, tra ex compagni di scuola, amici e colleghi di lavoro. E un insieme di comunità, da Bertiolo a Codroipo, che hanno ritrovato in Novak un comune denominatore e rimaste adesso senza quella luce che sapeva portare.

Nelle sue parole il sacerdote ha ricordato la testimonianza della famiglia, che ha descritto Josip come «un buon figlio».

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Una semplice frase che rappresenta «la parola più bella» per la persona amata. Rivolgendosi poi alla comunità, don Davide ha invitato tutti a guardare la vita attraverso gli occhi di Josip, accendendo quella “torcia” che illumina le loro case, che può splendere solo nel buio, aggiungendo che «la vita è un mistero grandissimo».

Da un’esperienza tanto tragica, «o tutto si distrugge o tutto si unisce», invitando a «parlare al presente» di e con Josip.

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L’uscita dalla chiesa e la partenza del carro funebre non alleviano un dolore troppo grande, «sarebbe grave rientrare e domani essere come due giorni fa», incoraggiando a trovare significato anche nel dolore. «Se abiti il dolore, quando stai male ed entri nella tua coscienza, trovi la risposta. Se fuggi subito dalla stanza della sofferenza, scapperemo sempre».

Don Davide ha infine condiviso un ultimo pensiero, ricordando come «i primi vent’anni sono i più belli», vissuti appieno da quel figlio, fratello, nipote, amico, collega che adesso non c’è più. E tanti si domandano ancora il perché di un destino così incomprensibile, mentre il viaggio di Josip e dei suoi 24 anni prosegue in un paese ammutolito dal dolore.