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Giuseppe Saronni: “Per Pogacar non sarà sempre così. Ganna può emulare Cancellara. I ragazzini non hanno fame”

Abbiamo raggiunto Giuseppe Saronni, lombardo classe 1957, che resta –  dopo Coppi – il campione più precoce del ciclismo italiano: debutto a 19 anni e vincente, primo trionfo al Giro nel 1979 a 21 anni. Poi manager di squadre, cercatore di sponsor, scopritore di talenti come Tadej Pogacar, facendolo passare professionista con la UAE Team Emirates nel 2019.

Beppe, come stai?

“Bene, grazie! Non mi posso lamentare”.

Pogacar ha realizzato la stagione perfetta. Il fatto che vinca sempre lui è un bene per il ciclismo o toglie interesse?

“Per il corridore e la squadra è bene così, come per i tifosi e lo spettacolo. Per lo sport in generale con un po’ più di incertezza ci sarebbe più interesse, ma non credo che sarà sempre così. Quest’anno è stato una stagione particolare, lui è andato fortissimo, ma i suoi principali avversari non erano neanche nella miglior condizione, spero che possa vincere ancora lui, ma magari con un po’ più di antagonismo”.

Secondo te Vingegaard, senza il grave infortunio in primavera, se la sarebbe giocata alla pari al Tour o contro questo Pogacar ci sarebbe stato comunque poco da fare?

“E’ difficile dirlo, ma possiamo solo prendere in considerazione i due anni passati in cui Vingegaard era al massimo delle sue potenzialità e spesso ha messo in difficoltà Tadej. Avere entrambi i corridori in grande condizione garantisce un grande spettacolo. Sono legato a Tadej, ma mi piace molto anche Vingegaard, sono entrambi due grandissimi campioni”.

Secondo te Evenepoel fa bene ad insistere sul Tour de France? Con i percorsi di oggi le cronometro sono sempre meno: in salita può davvero raggiungere Pogacar e Vingegaard?

“Evenepoel è un gran bel corridore, è completo ed è migliorato tanto soprattutto in questa stagione. Per poter ambire ad un Grande Giro – ma non la Vuelta perché ha dei percorsi che non sono paragonabili ai tapponi del Giro e del Tour – credo che gli manchi qualcosa ancora sulle grandi salite rispetto a Pogacar e Vingegaard. Evenepoel, come Pogacar, è un corridore che va forte non solo nelle corse a tappe, ma anche in quelle di un giorno. L’unico limite che ha secondo me Evenepoel sono a volte degli atteggiamenti non proprio corretti”.

Anni fa avevi proposto di creare una sorta di unione di ex-corridori per rilanciare il ciclismo italiano. Poi non se ne fece più nulla. Che idea ti sei fatto del ciclismo italiano oggi? 

“Il ciclismo italiano è in difficoltà, come altri sport. Avevo cercato di creare un gruppo di ex corridori o comunque di persone che il ciclismo lo conoscono bene, ma al momento metterli d’accordo non è facile. Il ciclismo sta vivendo un momento di difficoltà anche perché il ciclismo stesso è difficile e non è uno sport così attuale. Ci sono sport che sono meno rischiosi che è uno dei nostri grandi limiti e oggi le famiglie non si fidano più a mandare i bambini sulle strade, senza dimenticarci degli enormi costi. Mancano le squadre di base e quindi una struttura di base che si sta perdendo per diversi motivi; non voglio puntare il dito contro nessuno, ma credo che la colpa sia un po’ di tutti”.

Il problema dei praticanti è sempre più tangibile. Stanno sparendo le società di base e sempre meno bambini si avvicinano a questo sport. E’ un problema anche culturale: come la vedi?

“Sì, certo. Anni fa quasi ogni paese aveva delle società sportive di ciclismo, oggi non è più così. I ragazzini di oggi hanno poi a disposizione diversi sport più sicuri e meno costosi, in cui c’è meno impegno e probabilmente si divertono anche di più. Uno dei grandi problemi di oggi che vedo è anche la politica e quindi lo Stato che invece di portare l’attività fisica nelle scuole – che dal mio punto di vista dovrebbe essere una delle prime attività – nelle scuole dà quasi fastidio e questo diventa un problema. I giovani di oggi si distraggono anche più facilmente, e viene probabilmente a mancare anche la fame, la giusta dose di voglia”.

Guardando al presente: Pellizzari, Tiberi e Piganzoli sembrano dei ragazzi interessanti, ma che prospettive possono avere nell’era dei Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel?

“Sono ragazzi da tenere in considerazione e stiamo cercando di seguirli per capire quale possa essere la loro crescita e il loro miglioramento. Sono ragazzi che meritano, ma in questo momento non possiamo confrontarli con i big. Devono crescere e fare molti passi in avanti, sono giovani e possono essere delle nostre speranze per il futuro; senza dimenticare corridori come Milan e Ganna che riescono a portare a casa ottimi risultati”.

Corridori come Milan e Ganna possono essere delle nostre speranze per le Classiche? 

“Milan è un corridore che ricorda Petacchi e Cipollini, un velocista di progressione. E’ un corridore vincente e ha le caratteristiche per le Classiche del Nord, Ganna è un corridore di tutto rispetto che può fare delle buone cose come ha fatto vedere alla Sanremo e quindi magari ricalcare le orme di Cancellara quando ha vinto la Classicissima di Primavera. Filippo è un corridore che secondo me si dovrebbe concentrare di più sulla strada, la pista è sicuramente una bella attività, ma dovrebbe provare, come credo farà dalla prossima stagione, ad essere focalizzato solo sulla strada per capire fin dove può arrivare”. 

Ci si aspetta tanto da Lorenzo Finn, si parlava di lui ben prima che vincesse il Mondiale juniores. Cosa puoi dirci di lui?

“Finn non lo conosco molto, ma so che è un buon corridore promettente. Al Mondiale ha fatto qualcosa di eccezionale e quindi gli occhi sono puntati su di lui. Bisogna dargli morale e riconoscergli le giuste qualità, senza però esagerare. E’ un ragazzo giovane, ma bisogna tenere i piedi per terra e vedere come cresce nei prossimi anni.  Anche Finn corre in una squadra straniera e il rischio è quello che spesso possa lavorare al servizio di altri, ma spero che se dimostri di avere delle ottime qualità possa ricavarsi anche lui il giusto spazio per poter emergere”.