Fumo e obesità in vent’anni, a Padova diagnosi di cancro al pancreas aumentate dell’11%
Negli ultimi venti anni le diagnosi di tumore al pancreas sono aumentate dell’11%, mentre i tumori delle vie biliari sono passati, più recentemente, dall’1,5-2% al 4%. Ancora, in aumento anche le condizioni precancerose.
È questo uno degli aspetti di cui si occupa la Gastroenterologia dell’Azienda Ospedale Università diretta dalla professoressa Patrizia Burra, la cui Unità operativa complessa, negli ultimi tre anni ha registrato un aumento del 10% dei ricoveri ordinari.
Il tumore al pancreas
A rendere particolarmente subdole queste malattie è il loro essere a lungo “silenti” rendendo difficile una diagnosi precoce: «Al di là delle malattie che hanno origine genetica, per cui è impossibile intervenire con la prevenzione primaria, a meno che non si agisca sui familiari di un paziente per vedere se hanno la stessa mutazione» spiega Burra «oggi però sappiamo che negli altri casi ci sono dei fattori di rischio che incidono sullo sviluppo della malattia. Per questo stiamo cercando di lavorare a livello regionale sulla prevenzione, evitando e riducendo i fattori di rischio e cioè modificando gli stili di vita.
Il fumo, infatti, per il tumore del pancreas è il fattore più rilevante, mentre il secondo aspetto è l’obesità. Quest’ultima porta all’aumento della steatosi del fegato che, una volta diventata fibrosi è irreversibile e diventa cirrosi. Ma l’obesità ha un ruolo importante anche nel tumore al pancreas e in altre neoplasie.
Pertanto dobbiamo assolutamente lavorare sugli adolescenti perché ci stiamo rendendo conto che un terzo è già in sovrappeso o obeso. E se lasciamo i ragazzini in sovrappeso poi quando diventano giovani adulti è più difficile far modificare loro il peso. Ecco perché» prosegue la professoressa Burra «è necessario agire presto e questo riguarda non solo i genitori ma tutto il contesto familiare e scolastico: devono sapere che questa situazione sta diventando un rischio. Della necessità di mandare un messaggio forte sugli stili di vita corretti, dall’alimentazione all’attività fisica, abbiamo discusso anche a livello europeo, a Bruxelles. Bisogna combattere contro sovrappeso ed obesità».
Certo, rispetto a una ventina di anni fa e oltre, ad essere cambiata, oltre all’epidemiologia – spiega Burra – è la diagnosi: «Oggi abbiamo a disposizione degli esami morfologici che vengono fatti dalla radiologia e quindi siamo in grado di fare esami che ci permettono di evidenziare dati impossibili 20-25 anni fa» chiarisce «l’altro aspetto fondamentale è sovrapporre le competenze: il medico che segue un paziente che giudica a rischio parlerà con il collega endoscopista per fare un esame specifico, ad esempio alle vie biliari, ma anche con radiologo e anatomopatologo: la multidisciplinarità va applicata nel quotidiano.
I numeri
Come detto, la Gastroenterologia dell’Azienda – che si occupa di diagnosi, cura e ricerca di tutte le malattie gastroenterologiche ed epatologiche – a cui afferiscono le Unità di Endoscopia gastroenterologica e di Trapianto multiviscerale, nel 2023 ha visto 846 ricoveri ordinari, cui si aggiungono i 373 di trapianto multiviscerale (-4%). I ricoveri in day hospital sono cresciti del 14,5% negli ultimi tre anni (221 nel 2023).
In aumento anche l’iniezione di terapie nell’ambulatorio integrato con 3.471 prestazioni (+7% sul triennio). Ancora, complessivamente, nello stesso arco temporale, l’attività nella piastra endoscopica è aumentata del 42,4% con 7.969 prestazioni solo lo scorso anno, mentre sono 3.732 i pazienti in carico all’Unità di trapianto multiviscerale, con 17 malati in attesa di intervento e 70 in valutazione.
Dal 6 all’8 novembre al Centro congressi di Padova è in programma un corso della Società Italiana di Endoscopia Digestiva diretto dal dottor Bastianello Germanà, responsabile della Gastroenterologia di Belluno, a conferma della collaborazione tra Azienda Ospedale Università e Usl1, complice la direzione unica affidata a Giuseppe Dal Ben.
All’incontro, si parlerà di emorragie digestive che negli ultimi 20 anni, in Veneto, si sono ridotte del 33% (3.152 nel 2022) – anche grazie all’importante lavoro svolto sull’helicobacter pylori – con una mortalità ospedaliera del 4-5%, la metà rispetto al resto d’Italia.