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Ноябрь
2024

Da Savogna a Pulfero, nei paesi rimasti senza acqua potabile: i disagi degli abitanti di 19 frazioni

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Sono ormai tre settimane che gli abitanti di 19 frazioni tra i comuni di Savogna e Pulfero rimasti senz’acqua. Quella che scende dal rubinetto, infatti, non è potabile né può essere usata a scopi alimentari, come riporta l’ordinanza emessa dai due sindaci. Una situazione provocata «da errata manutenzione di una pompa a servizio dell’acquedotto, effettuata da un terzo operatore specializzato».

A comunicarlo, nella serata di lunedì 4 novembre, è stato il direttore generale del Cafc, Massimo Battiston, a poche ore dall’incontro che si terrà martedì 5 novembre in municipio, alle 18, tra lo stesso ente, l’amministrazione locale di Savogna e gli abitanti di Ieronizza, uno dei borghi interessati.

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Il nostro viaggio parte proprio da qui, dove una quindicina di persone nelle ultime settimane ha scritto due lettere sia alla sindaca Tatiana Bragalini, sia all’acquedotto per chiedere maggiori informazioni. «Sentiamo ancora odore di gasolio uscire dai rubinetti – spiega Aran Cosentino, uno degli abitanti – come nella fontana del paese».

Proprio qui, lamenta, il cartello che indica il divieto di non bere l’acqua è stato apposto solo di recente, lungo una strada che durante i fine settimana vede transitare molti cicloturisti.

Il residente lamenta quindi la gestione della comunicazione delle misure da parte del Comune: «All’inizio, l’ordinanza è stata pubblicata solo su Facebook, dopo qualche giorno sul sito istituzionale. Non tutti usano internet però e l’atto non è stato mai affisso nelle bacheche dei paesi».

Nel frattempo, i residenti ricevono sacche d’acqua da tre litri distribuite periodicamente. Una misura che non copre il fabbisogno giornaliero: «Sono solo un palliativo – commenta Monica Piano, madre di Aran – e molte famiglie sono costrette ad acquistare ulteriore acqua nei supermercati. Abbiamo chiesto rimborsi spese e una casetta dell’acqua che non c’è in tutta Savogna».

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Madre e figlio non sono i soli a protestare per questa situazione, anche se molti preferiscono farlo senza esporsi pubblicamente o comunque non al taccuino di un giornalista. Una reticenza mista a una sfiducia di fondo.

A Stermizza, i coniugi Vida e Graziano Franz non lesinano invece le critiche e non nascondono di sentirci abbandonati: «Abbiamo parlato con il vicesindaco, ma ci è sembrato che ci fosse poca comunicazione. Le istituzioni invitano le persone a trasferirsi in montagna per vivere, ma poi vengono trattate in questo mondo. Basta un fulmine per far mancare la corrente e le strade restano sporche».

Proseguendo sulla strada panoramica del monte Matajur, si arriva a Montemaggiore dove Cinzia Gosnach guida la Pro loco e gestisce il circolo del paese. Anche lei lamenta la mancanza di informazioni ufficiali: «In tutti i paesi ci sono bacheche, ma ad oggi non abbiamo visto nessuna ordinanza affissa, e qui sulla fontana non c’è nemmeno il cartello di non potabilità. Ai visitatori devo urlare di non bere l’acqua, perché altrimenti non lo sanno».

A salire sulle Valli del Natisone è stata anche la consigliera regionale Simona Liguori (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg), vicepresidente della commissione regionale Salute: «Portare il caso in Regione è doveroso», preannunciando un suo intervento in aula dopo l’incontro in programma martedì 5 novembre.

Nel frattempo, la prima cittadina ha confermato la propria ordinanza fino a quando arriveranno le analisi dell’Azienda sanitaria. Dal Cafc comunque tranquillizzano, spiegando che la pompa “incriminata” «è stata immediatamente sostituita, interrompendo definitivamente la causa che ha dato origine all’inconveniente».