Basket Serie A, il fattore TR sta incidendo sul campionato
Santissima Trinità sugli scudi, ovvero le tre TR (Trento, Trieste, Trapani) che si presentano in versione monstre, con un differenziale di 81 punti nelle vittorie ottenute.
Scontate e doverose le meritate celebrazioni per la Trento capolista, sembra altresì congruo sottolineare come mai nella storia due neopromosse si fossero issate in contemporanea ad un così alto livello. Merito di due società ambiziose e strutturate, che surfano sull’onda lunga dell’entusiasmo promozione. Merito di reparti esterni (con Ross e Robinson motorini inesauribili) con dosi di talento fuori dalla media, di batterie di lunghi con QI cestistico elevatissimo. Ed anche, perché no, di una banale fase tecnica a volte sottovalutata come la pressione a tuttocampo, che permette di dettare un ritmo gara forsennato che risulta insostenibile anche per i più preparati avversari.
FUTURO del basket italiano a tinte sempre più fosche, almeno a dar seguito agli allarmismi generati dagli scarsi risultati nelle maggiori competizioni europee e all’utilizzo pressoché nullo di atleti nostrani. Se il problema non è l’esposizione dei giocatori, ma la produzione degli stessi, stiamo ormai scontando 15/20 anni di nulla cosmico a livello di programmazione.
Assodato che l’assenza di regole crea pertugi infiniti, l’istituzione della percentuale obbligatoria di budget dedicata al settore giovanile da parte dei Club iscritti parrebbe la soluzione più a portata di mano; esattamente sulla falsariga del modello tedesco, ormai movimento leader in Europa. Spesa per spesa, si declinerebbe meglio l’esigenza delle società di dotarsi di strutture e uomini abbinata all’apertura verso il futuro; ognuna deve poter decidere se investire il denaro in proprio o attraverso una o più partecipate.
In un mondo cestistico ideale: FIP dovrebbe essere fulcro di espansione movimento, attraverso iniziative, staff dedicati e presenze sul territorio; insomma, riprendere un ruolo apicale di scuola cestistica nazionale, come negli anni del grande boom 60/70/80.
GRANDI CLUB (da A1 a B) rappresenterebbero l’ambizione di un intero territorio attraverso l’organizzazione, elevandolo con i risultati, ma anche rendendo più forti e consapevoli le realtà limitrofe; mai come in questo caso l’unione può fare la forza.
PICCOLI CLUB devono dismettere i panni di soli collettori di quote per ritrovarsi in una dimensione più accogliente per famiglie ed orgogliosa nella capacità di produrre giocatori; possono essere il tramite ideale per raggiungere il livello successivo.
SETTORE SCOLASTICO comparto strategico, miniera spesso inesplorata, con primattori proprio FIP e Piccoli Club quanto a diffusione del verbo ed istruzione.
Se questi paiono essere gli obbiettivi, le modalità per raggiungerli possono risultare materia di proposte e discussioni future. —