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Ноябрь
2024

Il corto “Scarpette rosse”, una fiaba per le donne che si trovano a un bivio

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“Scarpette Rosse” espressione che nella contemporaneità evoca la lotta alla violenza di genere è anche il titolo di una fiaba di Hans Christian Andersen di metà ‘800 e di un film di grande successo ispirato alla favola del 1948 di Michael Powell, vincitore di molti premi, fra i quali due Oscar. “Scarpette rosse”, interpretazione al netto del moralismo religioso di Andersen e tangente la violenza di genere, è oggi anche il titolo del cortometraggio di Katia Bonaventura che sarà presentato in anteprima assoluta giovedì alle 18 al Kinemax di Monfalcone.

Il primo lavoro di immagini in movimento dalla fotoreporter del nostro giornale e video-artist che già in passato era stata apprezzata autrice di scatti esposti in mostre e pubblicati. Katia Bonaventura fa dell’eleganza, del garbo e del sapiente uso della scansione del tempo nel costruire metafore, dell’uso di inquadrature di dettaglio a sottolineare passaggi fondanti nel fluire del racconto, i suoi strumenti espressivi. Per i sette minuti di durata del video sceglie di non avere una trama da raccontare, guida la sequenza delle immagini su un pentagramma di emozioni suggerite, comunicando con forza l’inanellarsi dei fatti. Ne risulta una storia costruita in un serrato rapporto fra le immagini e la colonna sonora originale composta da Simone D’Eusanio, che alterna ritmi sincopati a melodie lineari.

Cosa porta della sua esperienza di fotoreporter in questo primo lavoro di videoart?

«Il mio lavoro totalizzante fatto di incontri con persone e storie diverse, che mi fa pensare al senso delle cose. Questo per me è fare arte. Il mio lavoro ha molta rilevanza nella attività creativa che è la somma delle emozioni più profonde di cui non è possibile sbarazzarsi, sono sempre con noi. Siamo, con tutto il nostro bagaglio, il filtro che interpreta la realtà. La fotografia ferma il flusso, l’immagine in movimento lo crea».

Sette minuti di suggestioni sussurrate che segnano l’evoluzione della protagonista interpretata con forza e determinazione da Rosetta Pahor.

«Nella vita non si decide sempre dove andare, a volte ci sono spinte in contrasto con la volontà. La protagonista all’esordio percorre una strada che non immaginava né desiderava, trovandosi in una situazione alla quale con fermezza impone un cambio di traiettoria. La scelta registica di utilizzare una successione di dettagli per segnare le tappe dell’evoluzione è metafora delle difficoltà, passi lenti, intoppi e cambi che sono il cambiamento. Gli oggetti e i primi piani di alcune parti del corpo diventano allegoria degli stati d’animo. Rosetta Pahor non è un’attrice professionista ma porta in scena i suoi tratti caratteriali, come la capacità di avere ben salde le redini della vita, perfetti per il ruolo».

La sceneggiatura poggia sulla favola di Andersen discostandosene nei fondamentali religiosi e moraleggianti?

«Due sono le varianti, la prima è la suggestione della favola alla quale io scelgo di dare una lettura psicanalitica. La seconda è la fluidità ferma della centrale idroelettrica di Isola Morosini dove in parte è girato il corto».

Come la cantante Elisa il video rivela la suggestione, mistero e bellezza di colori e paesaggio della Bisiacaria che fa da contorno al complesso di archeologia industriale.

«È casa mia! Ci sono molti giovani che decidono di restare, di non andarsene e si portano dietro il territorio. Io sono una di loro».

La possibilità di scelta libera delle donne è uno dei temi forti del video?

«Trovo interessante trattare il tema della violenza che le donne fanno a se stesse per essere come gli altri le vogliono. Diverso da quella di genere che scaturisce dal loro non sottomettersi a compiti e ruoli che la società insiste ad assegnare loro».

“Scarpette rosse” è una produzione Etra Monfalcone con il patrocinio del comune di San Canzian d’Isonzo. Seguirà la performance della danzatrice Elisa Cecchini, ingresso libero. —