Meredith, Amanda ci gira una serie. La famiglia non la prende bene, la replica amara di Sollecito: pure loro possono farlo
Che muore giace e chi vive si dà pace? Anche di più forse, almeno nel caso dell’omicidio di Meredith Kercher, vittima di omicidio e ora anche protagonista – insieme ad Amanda Konx e Raffaele Sollecito – di una vicenda che continua a suscitare sconcerto e dolore. E su cui, a dispetto del riserbo dei familiari della povera studentessa inglese uccisa a Perugia, continuano a tornare su i co-protagonisti entrati e usciti dall’inchiesta dopo anni di processi, tra dubbi, sospetti e processi, con una sentenza di assoluzione. Non bastavano interviste, campagne social, servizi fotografici in esclusiva, approfondimenti tv, libri e serie e chi più ne ha, più ne metta.
Omicidio Meredith, al via le riprese della serie tv di Amanda Knox
Così, oggi madre di due figli, la 36enne Knox dopo aver raccontato in prima persona la sua esperienza nel memoir del 2013 Waiting to be Heard. E dopo che la storia dell’ex studentessa è stata al centro anche di un documentario su Netflix e del film di Lifetime Amanda Knox: Murder on Trial in Italy, torna sulla scena, anzi direttamente sul set: a 17 anni da quando la villetta di via della Pergola fu teatro dell’omicidio di Meredith Kercher, per il quale la giustizia italiana è stata impegnata in un iter lungo e tortuoso che ha portato alla sola definitiva condanna di Rudy Guede per «concorso in omicidio» e violenza sessuale, a Perugia si tornare a parlare del delitto che sconvolse la città universitaria e turbò profondamente l’opinione pubblica tutta, dal Bel Paese travalicando i confini al di là della Manica.
Non bastavano interviste, approfondimenti tv, libri e serie…
Una notizia che, come l’intero caso giudiziario, desta perplessità e non poche polemiche. E Sollecito? Lui, che con Amanda Knox, è stato accusato dell’omicidio di Meredith Kercher, dopo dieci anni di processi – di cui quattro trascorsi in carcere – per poi arrivare alla loro assoluzione definitiva, dribbla il set. Oggi è ingegnere informatico, si occupa di cyber security, di progettazione in cloud. Il suo passato sembra lontano, eppure, ancora oggi, a pochi giorni dal diciassettesimo anniversario, Amanda torna a ricatapultarlo in quella storia che ha segnato la fine della vita di Meredith e lo stravolgimento delle loro stesse esistenze.
Omicidio Meredith, Sollecito dribbla il set
Da martedì a venerdì -ricorda tra gli altri il sito di Open – il capoluogo umbro ospiterà il set per le riprese della serie tv Hulu, il canale streaming di Disney, che si occuperà del caso. A produrla, oltre a Monica Lewinsky, protagonista dello scandalo che nel 1998 coinvolse l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, anche Amanda Knox. Condannata in primo grado insieme a Raffaele Sollecito. Scagionata in appello. Poi rinviata a giudizio dalla Cassazione, con una nuova condanna e una definitiva (seconda) pronuncia della Cassazione che sentenziò infine la sua assoluzione. Dunque, da donna libera e riabilitata, la Knox produrrà ora la serie che intende raccontare quanto accadde nel dietro le quinte della cittadina umbra e delle aule di tribunale.
Ma non manca di commentare: «Mi fido di Amanda, ha diritto raccontare la sua vita»
Ma più che sulla povera Meredith, dalle anticipazioni sembra poter dedurre che la serie, «basata sulla storia vera», si concentrerà sulle vicissitudini di Amanda Knox «erroneamente condannata per l’omicidio di Meredith e descrive la sua odissea di sedici anni per liberarsi». Riprese al via a Orvieto, poi il set si sposterà a Perugia, vera scena del crimine. E Sollecito si chiama fuori, salvo specificare: «Sono in trattativa per supervisionare la mia immagine». Poi aggiunge anche: «Ognuno ha fatto le sue scelte di vita. Io faccio l’ingegnere, Amanda ha scelto nella sua vita di occuparsi delle persone vittime di ingiustizie. Non mi sento su questo di dare giudizi etici».
«Sono in trattativa per supervisionare la mia immagine»
E ancora: «Non faccio parte del progetto ma sono in trattativa per supervisionare la mia immagine, visto che volente o nolente sono uno dei protagonisti principali di questa storia. Anche se sono sicuro che la mia immagine verrà trattata bene, visto che c’è Amanda non ho dubbi. Mi fido di lei e del suo giudizio su di me, anche perché lo conosco già». Del resto, aggiunge in calce, «raccontare la propria vita vissuta dentro una grande tragedia è un suo diritto».
E la famiglia di Meredith? Non l’ha presa bene…
Ma a proposito di diritti, che dire della famiglia di Meredith a cui la notizia della serie ha comprensibilmente suscitato una nuova ondata di dolore, indignazione e rabbia? «A 17 anni dalla tragica morte di Meredith, ancora adesso continuiamo a parlarne nei luoghi meno appropriati», dice l’avvocato Francesco Maresca, legale italiano della famiglia Kercher, «della vicenda si è parlato per anni nelle aule di giustizia e poi sui set televisivi e cinematografici per iniziativa di vari produttori e della Knox che continua a rimescolare su questa triste vicenda».
E da Sollecito arriva l’ultimo schiaffo…
E conclude: «Ho già detto varie volte che sarebbe opportuno il silenzio e il ricordo ma evidentemente per questa americana sono importanti solo i profitti che ricava da una vicenda di cui si lamenta ma che le ha portato soldi e fama». Si poteva chiudere qua. Invece oggi Sollecito ha rilanciato: «La famiglia Kercher può sempre fare un film o una serie sulla vita di Meredith, nessuno glielo impedisce». Parole che suonano come un ennesimo schiaffo. Forse neppure l’ultimo purtroppo…
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