Nodo insegnanti di sostegno: troppi precari, a Venezia la didattica è a rischio
Record di precariato nella scuola sul sostegno degli alunni disabili. Quest’anno il sorpasso è a dir poco evidente: più precari che docenti stabili a supportare i 2.143 studenti disabili della scuola primaria e secondaria della provincia di Venezia, a cui se ne aggiungono circa altri 868 delle superiori, per un totale di 3.011.
Quest’anno, nel Veneziano, immissioni in ruolo degli insegnanti di sostegno sono state 137, contro ben 1.028 supplenze. A lanciare l’allarme è la Cgil Flc, guidata da Edina Kadic, secondo la quale «serve una risposta immediata sul reclutamento, per tutelare il diritto allo studio».
I dati
La situazione per Kadic è peggiorata: «C’è stata una riorganizzazione dell'assegnazione delle ore di sostegno» spiega, «le scuole hanno chiesto all’Ufficio scolastico più ore, in relazione all’aumento delle certificazioni di disabilità degli studenti, ma i posti sono rimasti quelli dello scorso anno». Se, infatti, in tutto il Veneto nell’anno scolastico 2023-2024 i posti di ruolo sul sostegno erano 8.106, il numero quest’anno è rimasto invariato.
Lo scorso agosto, al momento delle nomine, i presidi avevano sollevato la polemica, sottolineando come a rimetterci sarebbero stati gli studenti più fragili, puntando il dito contro l’Ufficio scolastico per non aver considerato i reali bisogni degli istituti. Ad anno scolastico entrato nel vivo, sono i sindacati a risollevare la questione, dopo settimane di assemblee in cui gli insegnanti hanno espresso le loro difficoltà.
«La situazione è sempre più complessa» commenta Fabio Barina di Gilda Insegnanti, «sono saltate tutte le regole e le assegnazioni dei docenti di sostegno non avvengono più in maniera efficace. Ci sono insegnanti che hanno anche quattro ragazzi da seguire, meno gravi certo, ma che sostegno possono dare, così?»
Barina ricorda come le classi non siano più quelle di una volta, spesso sono multiculturali, con studenti che hanno delle difficoltà linguistiche, un numero crescente di certificazioni di disturbi specifici dell’apprendimento (per i quali non è previsto il sostegno), e sempre più alunni con problemi comportamentali. «In questo contesto, gli studenti disabili come fanno ad avere un insegnamento individualizzato? Di fatto non c’è inclusione».
I commenti
Per i sindacati, la responsabilità è tutta ministeriale: «L’Ufficio scolastico non ha colpa, se i numeri degli organici arrivati da Roma sono pochi può solo adeguarsi. Quest’anno sono stati fatti molti tagli» prosegue Barina. A controbattere, è il ministro all’istruzione (e al merito), Giuseppe Valditara, di rientro dal G20 sull’istruzione in Brasile: «Questo non è un taglio. Per questo nella legge di Bilancio ci sono le risorse per assumere alcune migliaia di docenti di sostegno». Il nodo riguarda, però, la formazione: «Non possiamo immettere in ruolo i docenti se non sono formati per il sostegno» sottolinea Valditara.
Per questo, l’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) a breve avvierà i corsi di 30 ore per l’abilitazione al sostegno, anche questi discussi dai sindacati. «Fino a quest’anno l’abilitazione al sostegno durava un anno, agli insegnanti veniva chiesta una presenza costante e gli esami erano consistenti» spiega Barina, «questa nuova abilitazione ha l’obiettivo di immettere più persone nel mercato del lavoro, ma è meno seria». Poi punta il dito contro il costo, che si aggira sui 4mila euro: «Siamo gli unici lavoratori a dover pagare per lavorare» commenta scuotendo la testa e aggiungendo che anche l’abilitazione all’insegnamento curricolare, necessaria per accedere ai concorsi, viene a costare sui 2mila euro.
A preoccupare i sindacati è anche la legge finanziaria. «Non ci sono ulteriori fondi per il rinnovo del contratto, avremo un aumento irrisorio, pari al 5%, contro un’inflazione del 16%» ricorda Kadic. Ma il ministro replica: «La manovra non taglia risorse per l’inclusione, noi abbiamo attribuito tutte le risorse promesse e stanziate e per il prossimo anno metteremo ancora più risorse grazie ai fondi europei su inclusione» conclude.