Trieste Science+Fiction, Asteroide al film “U Are the Universe” dell’ucraino Ostrikov
«Ricordatevi dell’Ucraina, non vogliamo essere soli nell’universo», ha detto il regista Pavlo Ostrikov sabato sera al Rossetti, applauditissimo dal pubblico dopo la proiezione del suo “U Are the Universe”, emozionante viaggio interplanetario in solitario che domenica sera ha conquistato il massimo premio, l’Asteroide, del Science+Fiction 2024. A Trieste da Kiev per accompagnare il film e per testimoniare (nonostante tutto) la vitalità artistica del suo Paese, il 34enne Ostrikov ha raccontato al “Piccolo” la genesi e la filosofia di questo suo debutto, appena presentato in America agli importanti festival di Toronto e Austin.
Quando si è avvicinato alla fantascienza?
«Un po’ alla volta e un po’ per caso. Sono nato e cresciuto in un piccolo centro in Ucraina. Per frequentare l’università a Kiev, facoltà di Legge, dovevo prendere al ritorno dei treni notturni con lunghe attese. Così, mentre aspettavo in stazione all’aperto, guardavo il cielo e le stelle fantasticando ingenuamente, cercando il senso nascosto della vita. Mi chiedevo come potesse essere l’esperienza di riuscire a raggiungere quei misteriosi pianeti lontani, pur rendendomi conto che viviamo in una piccolissima parte dell’universo. Ecco, la fantascienza serve a riflettere sul perché siamo qui».
E quale è stato il primo esito concreto di questo interesse?
«Anche se studiavo Legge, in realtà non sapevo che fare della mia vita. Così nel 2011 ho allestito con amici una piccola pièce teatrale, immaginando cosa sarebbe successo se la Terra fosse esplosa, lasciando due personaggi in un contesto di solitudine e amore. Quel lavoro giovanile, che rispetto all’esito finale privilegiava l’aspetto della commedia, è stato il primo nucleo di “U Are the Universe” (il titolo era già quello). Poi l’ho ripreso dopo la laurea, quando mi sono deciso di realizzarne un film».
Quanto tempo ha impiegato per portarlo a termine?
«Ho avviato un primo progetto nel 2015 con un produttore che poco dopo è mancato, Yuriy Minzyanov, un vero cinefilo, a cui ho dedicato il film. Poi ho ricominciato coi produttori attuali nel 2017, e quindi la realizzazione è durata sette anni. Però gli ultimi, con la pandemia e l’invasione, sono stati ovviamente difficilissimi, altrimenti sarebbe stato tutto molto più rapido».
Qual è il messaggio che vuole dare con “U Are the Universe”?
«Ciò che fin dalla prima lontana idea mi interessava era raccontare due temi che mi sono sempre stati cari, la solitudine e il desiderio di amore. In questo senso la fantascienza nel film è in fondo un background per raccontare e far risaltare quei due sentimenti».
Il contesto fantascientifico è però molto curato. A quali film e autori si è ispirato?
«Quando ho iniziato conoscevo poco la fantascienza cinematografica. In sintonia con le sensazioni che volevo trasmettere, ho preso spunto in particolare dalle “space operas” con un singolo attore, che sottolineavano la solitudine. E quindi innanzitutto “2001: Odissea nello spazio”, a cui dedico un’ironica citazione quando Andriy, il camionista spaziale del mio film, recupera nello spazio una poltrona rossa simile a quelle del capolavoro di Kubrick. Poi “Alien” di Ridley Scott e alcuni titoli usciti nello scorso decennio, “The Martian” sempre di Scott, “Interstellar” di Nolan e “Moon” di Duncan Jones, che è un esempio di come raggiungere la qualità con un budget ridotto. Per le tecnologie ho tentato in qualche modo un approccio anche scientifico. Quella che a voi sembra nel mio film tecnologia retrò è semplicemente tecnologia... ucraina».
Il suo film vuole essere oggi anche un messaggio di pace?
«Questo è il primo film di fantascienza ucraino dall’indipendenza in poi, e quindi è quasi un corpo estraneo al Paese. Molti però in Occidente hanno letto la storia del film sia come un messaggio attuale di pace, sia come una metafora del tentativo di raggiungere tra mille difficoltà l’Unione europea, simboleggiata dalla scienziata francese. Non è, come ho spiegato, l’idea che avevo, però è un’idea che mi piace molto. Amo l’arte e il cinema perché danno la possibilità di dar corpo a sentimenti collettivi. In Ucraina combattiamo e usiamo le armi per difenderci. Ma non c’è un solo ucraino che non voglia la pace.
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