Aggressione in ospedale a Cittadella, ora gli operatori chiedono sicurezza: «Ora abbiamo paura»
«Qui tutti abbiamo paura». È il grido d’allarme dei sanitari dell’ospedale di Cittadella, che corre nelle chat, si diffonde nei messaggi vocali, rivelando un clima di crescente tensione e insicurezza.
L’aggressione di sabato mattina – in cui un paziente psichiatrico armato di coltello ha seminato il panico, ferendo tre persone – sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora: emergono i malesseri quotidiani, i timori per la propria incolumità, la fatica accumulata da chi lavora in condizioni precarie e sotto pressione.
La questione va ovviamente al di là dell’ospedale dell’Alta: situazioni di insicurezza e richieste di maggior tutela arrivano un po’ da tutti i plessi della provincia tanto che i sindacati chiedono misure concrete: su tutti, l’aumento dei presidi di vigilanza, se non addirittura la presenza dell’esercito nei reparti di emergenza-urgenza, come richiesto in queste ore dalla Cisl.
Ore tese a Cittadella
«I rangers, gli uomini della sorveglianza privata, ci sono solo alle 14, ma non alla sera. Ho paura anche solo ad arrivare sugli spalti dell’ospedale quando faccio il turno del pomeriggio», si sfoga una dipendente dell’ospedale di Cittadella, esprimendo una preoccupazione ormai sempre più diffusa. Anche l’ex sindaco di Galliera Veneta, Stefano Bonaldo, denuncia l’assenza di una sorveglianza armata continuativa: «A Cittadella – e non solo – non esiste un servizio di vigilanza 24 ore su 24, nonostante lo si richieda da tempo. Eppure, questa protezione è garantita in altri presidi, come quello di Piove di Sacco e ai Colli, dove addirittura manca un Pronto soccorso».
A Padova l’Azienda ospedaliera, giusto per citare una possibile soluzione, ha siglato una convenzione con la Polizia locale per garantire maggior monitoraggio della cittadella sanitaria. Ancora a Cittadella, un infermiere che sabato è riuscito a sfuggire all’aggressione racconta: «Non c’è un posto di polizia, né una guardia giurata fissa. Siamo soli e non addestrati a difenderci. Abbiamo studiato per essere infermieri, non poliziotti».
«Durante la fiera, due persone bivaccavano nella zona della vecchia portineria, mangiando e bevendo dalle macchinette senza alcun rispetto. Chiamo spesso mia sorella per farmi accompagnare alla macchina. L’altra sera, ho incontrato un uomo che mi ha rivolto frasi sessiste e poi si è intrufolato tra le reti del cantiere», confida una dipendente. La situazione di Cittadella è resa ancor più complessa dalla mancanza di figure dirigenziali stabilizzate: l’ex primo cittadino Bonaldo fa notare che il direttore medico è ancora facente funzioni e il nuovo primario di Pronto soccorso non arriverà prima di gennaio.
I reparti di salute mentale
Alessandra Stivali, segretaria della Funzione Pubblica della Cgil, al di là della necessità di presidi di polizia o vigilanza, punta il dito contro la carenza di personale, che vede come l’autentica radice del problema, soprattutto in particolari ambiti, come quello in cui si è rischiata la tragedia sabato mattina a Cittadella: «Questa situazione esaspera tutto, e i servizi di salute mentale, già ridotti all’osso, non riescono a rispondere ai bisogni. La gente sta male e non sa a chi rivolgersi. Le carenze strutturali e organizzative non fanno altro che mettere sotto pressione il personale, creando un clima di insicurezza diffusa».
La Cgil sottolinea come questo episodio rappresenti solo la punta dell’iceberg di un sistema sotto sforzo e stress eccessivi: «I servizi di salute mentale sono in grave difficoltà. Sabato, la problematica è esplosa in tutta la sua evidenza», aggiunge Stivali, «e viene da dire che per fortuna il Csm di Cittadella è chiuso il sabato, forse si è evitata una tragedia peggiore».
Come già detto, quanto accaduto nell’Alta non è fenomeno a sé. Solo qualche mese fa, a Montagnana, un uomo in evidente stato d’agitazione, completamente insanguinato, ha provato con la forza ad entrare nel Punto di primo intervento che in quel momento era chiuso. A Este, in più di qualche occasione, si sono segnalate possibili intrusioni nell’ex ospedale di via San Fermo, dove è attiva la Continuità assistenziale. «È necessario avere abbastanza personale per garantire sicurezza e protezione, servono pulsanti di emergenza-urgenza, e una vigilanza continua», insistono dalla Cgil. «Serve una vigilanza specifica, senza però militarizzare l’ospedale, che resta un luogo di cura e accoglienza, un servizio pubblico essenziale»