Arriva “Italia ingrata. Scritti da Fiume”: pagine inedite raccontano lo scrittore-tenente Giovanni Comisso
Un atto rivoluzionario con un poeta come comandante, compiuto senza alcuno spargimento di sangue per porre le basi di una società sperimentale. Definita così, l’impresa dannunziana di Fiume non poteva che essere irresistibile per il tenente Giovanni Comisso, che pochi anni dopo avrebbe raccontato i suoi “Giorni di guerra” tra gli orrori del fronte isontino, del Montello e del Monte Grappa come fossero un’avventura intrisa di amore per la vita. E così, ufficiale del Genio telegrafisti che il 12 settembre 1919 era di stanza a Fiume nel corpo di occupazione interalleato, il giovane Comisso passò dalla parte dei ribelli non appena Gabriele D’Annunzio e i suoi legionari presero il controllo della città, e visse pienamente i sedici mesi di reggenza di Fiume.
Lo fece sia partecipando alla vita di una città scatenata in feste condite di alcol, droghe e avventure erotiche, sia con efficaci interventi nel comparto comunicazioni, tanto da far conoscere ai ribelli ogni mossa dell’esercito regolare. Ma anche e soprattutto convertendo l’irrequietezza di quel periodo in sostanza letteraria, che già rivela il Comisso futuro che vuole “essere libero, libero, libero”, come scrive da Fiume ai genitori.
E anche se, nel 1963, ricorderà quel lungo episodio in “Le mie stagioni” affermando “(. ..) vivevo preso dalla mia ubriaca giovinezza, solo pensavo a scrivere, nelle pause d’amore, altri di quei poemetti che documentano la mia vita di quei giorni”, quei “poemetti” sono, al contrario, una produzione importante di liriche, di riflessioni e di digressioni temperate di disincanto e ammantate di futurismo e persino di metafisica che fino ad oggi non erano state ordinatamente raccolte. Anzi: in gran parte nemmeno rintracciate.
A trovarle e a riordinarle ci ha pensato Alessandro Gnocchi, saggista e caporedattore Cultura del Giornale, con “Italia ingrata. Scritti da Fiume” (La Nave di Teseo, che sta ripubblicando l’opera omnia di Comisso). Un libro che è il risultato di dieci anni di ricerche d’archivio, soprattutto nel poderoso Fondo Comisso custodito nella Biblioteca Civica Giovanni Comisso di Treviso, per raccogliere le opere giovanili, inedite o rare, legate alla sua esperienza fiumana. Riguardo alla quale, specifica Gnocchi già nel saggio introduttivo: «Non si può dire che sia guidato da motivazioni strettamente politiche. Non si può neppure dire che abbia qualche dubbio. È la rivoluzione. Al potere c’è un poeta. I legionari dannunziani sono giovani e brillano d’energia. L’Italia borghese, invece, soffre di vecchiaia precoce e si fa prendere a schiaffi dagli Alleati. Non c’è gara».
Parole che inquadrano subito la visione del curatore e annunciano la scorrevolezza della sua scrittura, che commenta e correda di utili informazioni le varie sezioni della raccolta, ciascuna attinente al contesto editoriale originario. Come, ad esempio, il testo teatrale che dà il titolo alla raccolta, “Italia ingrata” (protagonisti i legionari che arrivano a Fiume) che mette in luce anche sulla produzione comissiana meno studiata, il teatro.
Dopo “Il Porto dell’amore”, il romanzo-memoriale del 1924 in cui Comisso raccontò liricamente il suo periodo a Fiume, il libro di Gnocchi restituisce lo scrittore mentre condivide con Guido Keller – tre volte croce d’argento come pilota nella squadriglia di Francesco Baracca nonché braccio destro di D’Annunzio – dissolutezze di ogni tipo, ma anche ambiziosi e rivoluzionari progetti. Come l’associazione Yoga, creata per discutere dei più vari temi in una “Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione”, dalla quale nacque anche un omonimo settimanale, diretto da Keller ma redatto in gran parte da Comisso, di cui furono pubblicati solo quattro numeri prima che il Natale di sangue ponesse fine alla Reggenza del Carnaro.
Gli audaci testi integrali della rivista, assieme a “Solstizio metafisico”, opera in cui Comisso ha raccolto gli scritti datati 1919-1921 ma che non pubblicò mai, basterebbero già da soli a rendere particolarmente interessante il corposo lavoro di Gnocchi. E sottolineare anche il suo rapporto con la metafisica di De Chirico e De Pisis, che Comisso cominciò a frequentare proprio alla vigilia dell’avventura fiumana. Il curatore avverte: “Credo che questa selezione offra un quadro completo del Comisso fiumano: e dalla completezza esce la novità di uno scrittore molto meno naïf e provinciale di quanto si pensasse”.