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Ноябрь
2024

Parco paleontologico al Villaggio del Pescatore: il proprietario apre all’esproprio

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Sì all’esproprio «ma fatto sulla base di una corretta stima del valore del sito, certamente diversa da quella attualmente indicata». Nuova svolta nella vicenda che riguarda il futuro dell’area del Villaggio del Pescatore destinata a diventare Parco paleontologico. A dettarla è Mario Sartori di Borgoricco, titolare della B-Fri, la società proprietaria dell’area.

«Siamo disponibili ad accettare l’esproprio – spiega – ma chiediamo una perizia rispettosa dei criteri specificamente fissati dai competenti organi istituzionali, in particolare dalla Corte costituzionale, per i casi in cui l’oggetto dell’esproprio è, come in questo frangente, un bene di valenza culturale».

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La sentenza

Sartori fa un preciso richiamo alla sentenza numero 181 del 2011, emessa dal massimo organo di garanzia costituzionale. Chiamata a esprimersi su un caso di “espropriazione per pubblica utilità”, quindi simile a quello che riguarda il sito del Villaggio del Pescatore, la Corte aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 5-bis, comma 4, del decreto-legge 11 luglio 1992, n. 333, che riguardava le misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica, poi convertito con modificazioni «nella parte – così la Corte – in cui stabilisce che l’indennità di espropriazione, per le aree agricole, ovvero non suscettibili di classificazione edificatoria, è commisurata al valore agricolo medio annualmente calcolato da apposite commissioni provinciali, valore corrispondente al tipo di coltura in atto nell’area da espropriare.

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Valore astratto

Si tratta di un valore del tutto astratto – questa la motivazione dell’organo di controllo costituzionale – che prescinde dall’area oggetto del procedimento espropriativo e ignora ogni dato valutativo inerente ai requisiti specifici del bene, eludendo, per tal verso, il “ragionevole legame” con il valore di mercato, prescritto dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo e coerente, del resto, con il “serio ristoro” richiesto dalla giurisprudenza consolidata della Corte giudicante.

Il giusto equlibrio

Proprio l’esigenza di effettuare una valutazione di congruità dell’indennizzo espropriativo, determinato applicando eventuali meccanismi di correzione sul valore di mercato – questa la conclusione della Corte – impone che quest’ultimo sia assunto quale termine di riferimento dal legislatore, in guisa da garantire il “giusto equilibrio” tra l’interesse generale e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali degli individui».

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L’eventualità del ricorso al tar

In sostanza, il percorso indicato da Sartori, per uscire dall’attuale fase di blocco, vedrebbe la sua società incassare a titolo di esproprio i circa 750 mila euro indicati dall’Agenzia delle entrate come valore attuale, cedere il bene all’ente pubblico e, nel frattempo, presentare ricorso al Tar per vedere rispettati i criteri di indennizzo previsti dalla legislazione in essere e ribaditi dalla Corte costituzionale.

Minima edificabilità

Il titolare della B-Fri contesta poi la definizione di “inedificabilità dell’area del sito”. «Ricordo che esiste un Piano particolareggiato, tuttora visibile negli atti del Comune di Duino Aurisina, che prevede un minimo di edificabilità, perché se dovesse partire il progetto del Parco tematico – continua Sartori – la struttura necessiterebbe di servizi di assistenza ai visitatori, dalla strada al parcheggio, dai sanitari all’ingresso».

E a chi obietta che successivamente è stato emanato dalla Regione un Piano urbanistico che avrebbe valenza superiore a quello particolareggiato, Sartori replica così: «Il regolamento di quest’ultimo prevede che i Comuni abbiano tre anni di tempo per adeguarsi e mi sembra che, almeno a Duino Aurisina, ciò non sia stato fatto». —

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