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Ноябрь
2024

Il grande cuore degli artiglieri: da Pagnacco all’Ungheria per salvare dall’incuria un cimitero di guerra

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C’è un filo che rafforza il legame tra Pagnacco e Ostffyasszonyfa in Ungheria. Che abbatte gli oltre 450 chilometri che li separano. È il filo del ricordo, della storia, della tenacia di chi al passato vuole dare giusta memoria sottraendolo all’incuria che tutto tende a cancellare.

Là, in quel paesino di meno di mille abitanti, c’è un cimitero di guerra del 1915/18 in cui c’è anche una sezione per i caduti italiani. A scoprirlo, uno anno fa, sono stati i soci dell’associazione artiglieri d’Italia di Pagnacco, Paolo Pividori e Diego Minisini, giunti in Ungheria per il 30° anniversario del gemellaggio con il vicino comune di Celldomolk. Lo avevano visitato ed erano tornati alcune settimane dopo per portare un omaggio floreale in occasione del 4 novembre.

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La videro subito quella stele in pietra di stile classico - che segnala il settore italiano - ricoperta di erbacce, muschi e licheni e ripristinarne la scritta. Serviva una manutenzione straordinaria anche della piazzola pavimentata su cui la stele si erge. E così, un anno dopo, decidono di tornare per rimetterla a nuovo.

Gli artiglieri di Pagnacco prendono contatti con le autorità consolari ungheresi di Milano e con quelle di Ostffyasszonya, che si dimostrarono subito collaborative. Sotto una pioggia battente, a inizio ottobre, i soci della sezione artiglieri di Pagnacco, Armando Ardito, Mariangela Bernardis, Enrico Freschi, Diego Minisini, Paolo e Orietta Pividori partono. Le due auto sono state caricate anche le attrezzature necessarie. Li aspettano 450 chilometri e sette ore di viaggio. Arrivati a destinazione, ad accoglierli c’è il custode Szulama Jozsef che, in precedenza, aveva già dato una prima ripulita alla stele. Fa loro da guida, illustrando i dati storici del sito (tra l’altro ricordò che nel campo erano transitati, tra il 1915 e il 1918, ben 23.400 prigionieri italiani, di cui 718 erano deceduti).

La presenza del cimitero si spiega con l’esistenza al tempo in quella zona di un lager di prigionieri di guerra dei paesi ostili all’Impero austro-ungarico. Molti furono i decessi in tale campo, specialmente tra gli italiani, e ciò fu dovuto sia alla carestia che imperversava nell’Impero, sia al divieto dell’allora governo italiano di inviare dall’Italia aiuti alimentari, venendo i prigionieri considerati alla stregua di “traditori”. «Il giorno successivo – raccontano Ardito e Pividori – fu dedicato ai lavori di pulizia, per i quali si rivelò preziosa la potente idropulitrice a motore. Il lavoro di pulitura del monumento portò a ottimo risultato, ma il giorno successivo una nuova perturbazione non permise di completare l’opera con la prevista applicazione di un prodotto biocida, il rinnovamento delle scritte e la stesura di un protettivo idrorepellente. Tali lavori verranno perciò fatti all’arrivo della prossima stagione primaverile».

Un legame forte quello che si stringe con gli artiglieri friulani. «Abbiamo trascorso una piacevole serata a cena con il sindaco di Celldomolk, Fehèr Laszlo e la consorte Katalin, Maria Takacs, interprete, che si è molto adoperata per la riuscita di tutta l’operazione, e la sorella Alba, anch’essa insegnante di italiano. A tutte queste persone va il nostro ringraziamento per la loro collaborazione, la loro amicizia sincera e per la condivisione dei sentimenti nel ricordo dei caduti e nell’auspicio per la pace».