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Thomas, il basket è una questione di famiglia: a Cividale sulle orme dello zio “Poz”

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Correva l’anno 1990. La Longobardi Basket Cividale, militante in serie D, su consiglio dell’emergente Franco Ciani acquista dall’Inter Trieste 1904 un playmaker diciottenne. «Nessuno era pronto a scommettere su un giocatore dalle quasi inesistenti capacità fisiche – dirà lui stesso nel libro “Longobardi Basket Cividale (e non solo)” – e per tutti, per di più, completamente pazzo».

D’altronde a quel tempo Gianmarco Pozzecco era solo un ragazzino che stava valutando se, dal “basso” dei suoi 182 centimetri, non fosse il caso di abbandonare la pallacanestro per dedicarsi all’altra sua passione: il calcio. Nemmeno lui poteva immaginare che trascinando la Longobardi alla promozione in serie C avrebbe iniziato il viaggio che lo avrebbe portato a diventare “la Mosca Atomica” e conquistare le vette più del nostro basket.

A distanza di più di 30 anni, la storia della dinastia Pozzecco in Friuli si arricchisce di una nuova pagina. Nelle giovanili della Gesteco Cividale è sbarcato un ragazzino dal sorriso sincero e gli occhi penetranti, già un po’ più alto di Gianmarco, un’eredità di papà Gianluca (anche lui un signor giocatore, a dire di chi lo ha affrontato). Si chiama Thomas, ha 16 anni e al contrario dello zio per lui non ci sono dubbi: la pallacanestro è l’unico credo e come tale va rispettato. Impegnato al terzo anno di Liceo scientifico sportivo all’Istituto Volta di Udine, Thomas è un ragazzo genuino, a cui la passione si legge negli occhi. «Gioco sin da quando avevo 3 o 4 anni, non tanto perché volessero i miei genitori. Mi sono appassionato da solo, all’inizio ovviamente non sapevo nemmeno che lo zio fosse stato un grande giocatore, è stato una bella scoperta (ride, ndr)».

L’idolo, come per tanti, vestiva la 23: «Il mio giocatore preferito è Michael Jordan – racconta – non solo per quello che sapeva fare in campo, ma anche per la sua mentalità».

Da casa nessuna pressione, solo tanti consigli preziosi e ricordi indimenticabili. «Papà mi ripete di giocare con il sorriso, perché se non mi diverto è impossibile fare veramente bene. Assieme andiamo a vedere lo zio, quando è possibile. Ricordo bene l’esordio in panchina con la Nazionale a Trieste contro la Slovenia di Luka Doncic, ma ancora meglio quando viene a casa nostra e giochiamo uno contro uno. Siccome nessuno dei due ci sta a perdere capita che un po’ ci meniamo. Senz’altro da lui ho preso la forza di non mollare mai».

Sul parquet di certo lo ha dimostrato. Con i suoi compagni della Mep Ueb Cividale, militante nel campionato di Eccellenza U17, ha esordito con 44 punti nel derby contro l’Amici Pallacanestro Udine, senza quasi lasciare il campo. «Volevo che vincessimo, a tutti i costi. Mi trovo veramente bene con i miei compagni, li considero praticamente dei fratelli. Questo clima mi era mancato lo scorso anno, che non è stato facile, e sono contento di aver ritrovato il sorriso».

Dopo quella sfida ha potuto vedere da vicino la serie A2, andando in panchina con la squadra di coach Stefano Pillastrini nella sfida di venerdì contro Vigevano: «È un mondo completamente diverso, anche rispetto agli allenamenti».

Lezione importante, per realizzare il suo sogno: fare più strada possibile nella pallacanestro.

Lontano dal parquet Thomas spazia tra studio, serie Tv e film. L’adattamento a Cividale sta andando alla grande, nonostante a suo dire piova un po’ troppo spesso. Della sua Trieste gli manca soprattutto il mare, che rivive grazie alla musica: «Ho una playlist in cui ad ogni canzone è associato un ricordo e riascoltandola rivivo gli anni passati. Mi piace sentire un po’ di nostalgia».

In attesa di scoprire se riuscirà a realizzare il suo sogno, non gli resta che continuare così.