"Trump è avanti in tutti gli Stati chiave". Parla Brian Hughes
A due settimane dal voto, Donald Trump ha acquisito slancio nei sondaggi. D’altronde, ogni volta che lo hanno dato per spacciato, il tycoon è sempre riuscito a riprendersi. Anche quando, a Butler, ha letteralmente visto la morte in faccia. Se la situazione in vista delle presidenziali di novembre resta ancora sotto molti aspetti in bilico, è evidente che, a partire dalla metà di ottobre, la candidatura di Kamala Harris è entrata in uno stato di affanno. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, il suo vantaggio nazionale si è annullato, mentre, negli Stati chiave, il tycoon è dato leggermente in testa. Lo stesso modello predittivo di The Hill, la settimana scorsa, gli attribuiva il 52% delle probabilità di vittoria.
Insomma, chi ad agosto preconizzava un facile successo della vicepresidente, ha dovuto ricredersi. Trump è pienamente in partita e, al netto delle incognite che aleggiano sulla corsa elettorale, potrebbe sfruttare questo rush finale per portare a casa il risultato a novembre. Ebbene, proprio per capire che aria tira nella campagna presidenziale repubblicana, La Verità ha deciso di intervistare il senior advisor dello stesso Trump, Brian Hughes: si tratta di uno degli uomini chiave dell’entourage del tycoon. Con lui, abbiamo parlato della situazione per quanto riguarda gli Stati in bilico e quei segmenti cruciali dell’elettorato, rispetto a cui il candidato repubblicano sembra guadagnare terreno. Tutto questo, senza trascurare i punti di debolezza della Harris.
Brian Hughes, Donald Trump ha acquisito slancio nei sondaggi dalla metà di ottobre. Kamala Harris, di contro, sembra in una fase di difficoltà. Che cosa sta succedendo?
“Stiamo vedendo un grande slancio per il presidente Trump. Sappiamo che il suo messaggio elettorale su come può risolvere i problemi degli Stati Uniti sta funzionando tra gli elettori. Lo vediamo nei sondaggi e nell’entusiasmo negli Stati dove già si vota. Il messaggio più chiaro che le persone stanno prendendo sul serio è che Kamala Harris è stata per quattro anni il secondo funzionario eletto più alto in carica di tutto il Paese, lavorando fianco a fianco con Joe Biden. Ha fallito nel mettere in sicurezza la nostra frontiera: cosa che, oltre a portare crimine e droga nelle città di tutto il Paese, ha anche portato a milioni di immigrati clandestini, alcuni dei quali hanno commesso omicidi, stupri e altri terribili reati”.
Prosegua pure.
“Vediamo che la politica economica di Biden e della Harris ha comportato uno scandaloso aumento della spesa federale, che ha causato un’inflazione fuori controllo, impattando negativamente sulla vita degli americani per quanto riguarda cibo, energia, case e tutto ciò di cui si ha necessità ogni giorno. Abbiamo anche visto che, sul piano internazionale, Kamala Harris e Biden hanno dimostrato una debolezza, che ha reso più baldanzosi non solo i nemici degli Stati Uniti in tutto il mondo ma anche quelli che minacciano i nostri alleati in Europa, Asia e Medio Oriente. Solo il presidente Trump ha un piano per risolvere questi problemi. Gli americani iniziano a capirlo”.
Una certa vulgata si ostina a definire Trump “razzista”. Eppure, secondo i sondaggi, sembra che stia guadagnando significativamente terreno nel voto di afroamericani e ispanici. Da che cosa deriva questa forza?
“Penso che ci siano due aspetti da considerare. Il primo è che le minoranze tradizionalmente hanno votato per democratici come Kamala Harris. Tuttavia, nel corso delle generazioni, questo sostegno non ha determinato un cambiamento significativo per le loro vite. Il secondo aspetto è che questi blocchi di minoranze sono costituiti da americani. Soffrono, come tutti, per le politiche economiche fallimentari, che hanno aumentato il carovita. Questi blocchi vedono le loro città inondate dalla criminalità clandestina. E in alcune città, amministrate da politiche liberal, vedono che i soldi pubblici dei programmi sociali per i cittadini americani vengono usati per sostenere iniziative a favore degli immigrati irregolari sia per il cibo che per gli alloggi. Vedono, come tutti gli americani, l’indebolimento degli Stati Uniti sul piano internazionale e che ciò può portare caos e guerra nel mondo. Come tutti gli americani, temono che questo possa far sì che i loro figli e i loro nipoti vengano mandati a combattere in conflitti di altri popoli. Per queste ragioni, vediamo numeri record nel sostegno da parte degli afroamericani e degli ispanici. Il presidente Trump è sulla buona strada per fare un risultato storico, per un candidato repubblicano, rispetto a questi blocchi elettorali”.
I rapporti tra la Harris e gli italo-americani non sono particolarmente idilliaci, vero?
“Per gli italo-americani la più grande offesa riguarda il Columbus Day: una festa tradizionale per generazioni di americani, che rappresenta un riconoscimento a Cristoforo Colombo, l’esploratore che ci ha portato nell’età moderna. La Harris ha scelto di denigrare tutto ciò, aderendo all’idea che in quel giorno debba essere celebrato l’Indigenous People’s Day. Questa retorica implicitamente sostiene che Cristoforo Colombo, anziché essere una figura importante per il mondo, sia un conquistatore tirannico che ha ucciso persone innocenti: cosa, questa, che è offensiva. Questo è solo un esempio che mostra la mentalità liberal con cui Kamala Harris tratta la storia. E ciò impatta direttamente sulla storia italo-americana”.
Trump appare piuttosto forte anche nel voto cattolico, mentre la Harris, su questo fronte, sembra maggiormente in difficoltà. Come mai?“
I cattolici e tutti i cristiani riconoscono che in Kamala Harris c’è la continuazione di un’ideologia woke, che vuole vietare e tener fuori la loro fede dal dibattito pubblico. La Harris fa parte di un’amministrazione che ha messo nel mirino chiese in tutto il Paese, perché avevano pubblicamente difeso posizioni di coscienza. Gli elettori cattolici e cristiani lo sanno. Giusto l’altro giorno, due persone in un comizio della Harris, mentre lei parlava di aborto, hanno esclamato: “Cristo è il re”. Anziché accettare un dialogo, le ha scacciate, dicendo che erano al comizio sbagliato e che avrebbero dovuto andare a un altro comizio. Gli elettori cattolici e cristiani stanno comprendendo questa aperta ostilità nei loro confronti”.
L’Fbi ha rivelato che, tra giugno e luglio, la vostra campagna è stata hackerata dall’Iran. Vi attendete ulteriori attacchi dal regime khomeinista?
“L’Iran ci ha messo nel mirino per tutto il tempo in vari modi, non posso dire molto più di questo. Hanno chiaramente preso di mira non solo le funzioni informatiche della nostra campagna ma anche le vite degli americani. L’Iran finanzia gran parte del terrorismo nel mondo ed è stata scoperta una minaccia terroristica per l’Election Day con lo scopo di gettare nel caos le elezioni. Gli iraniani sono stati collegati a numerosi tentativi di assassinio. È molto chiaro che queste minacce ci sono state e che continueranno. Il presidente Trump vuole continuare la campagna nonostante queste minacce, perché le prossime elezioni sono molto importanti per l’America e per tutto il mondo”.
Qual è la situazione della vostra campagna negli Stati chiave? Siete ottimisti?
“Come sa, abbiamo sette Stati chiave: Nevada, Arizona, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Georgia e North Carolina. In questo momento, stiamo guadagnando terreno in tutti. Gli ultimi sondaggi mostrano che vinceremmo in tutti. Siamo molto forti in Arizona e facciamo progressi negli altri. Inoltre, nelle metriche riguardanti il voto anticipato, la registrazione elettorale e le richieste di voto postale stiamo andando meglio rispetto al 2020 e al 2016. Il voto anticipato è in gran parte dem in Pennsylvania. Tuttavia, nelle precedenti elezioni a questo punto dell’anno, i numeri per i democratici erano tra i 15 e i 20 punti più alti rispetto a quello che sono oggi. Non diamo nulla per scontato, ma questi primi trend sono molto favorevoli nei sette Stati chiave”.
E negli altri Stati dobbiamo aspettarci qualche sorpresa?
“Negli Stati che Trump ha vinto nelle due precedenti elezioni, stiamo vedendo numeri molto forti. Abbiamo registrato un certo slancio anche negli Stati vinti recentemente dai dem. Non so se siamo competitivi ma certamente alcuni di questi Stati potrebbero essere alla nostra portata. Uno di questi è la Virginia: non mi aspetto che la vinceremo, ma il trend lì evidenzia che stiamo accorciando le distanze. E questa è un’altra delle ragioni per cui la campagna della Harris è nervosa. Del resto la sua strategia è fallimentare. Anziché spiegare la sua agenda politica agli americani, attacca Trump, ricorrendo ad assurdi paragoni con Hitler. Il punto è che lei non può sfuggire al fatto di essere stata parte della leadership di questa nazione negli ultimi quattro anni”.
(Intervista pubblicata su La Verità del 28 ottobre 2024)