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La canzone “Dime de sì” del giovanissimo Fabris incanta il Festival della canzone gradese

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Circa 600 persone hanno assistito al Palacongressi al 56° Festival della Canzone Gradese, di cui oltre la metà hanno scelto come regina “Dime de si”, brano scritto e interpretato dal giovane Filippo Fabris, che l’ha anche musicato assieme a Mattia Troian. Il passaggio centrale è una sorta di invocazione (“E ’dèsso sì, / ’dèsso dime de sì / che xze danòvo luni / no tu pol lassàme ’ndâ via / dime un’oltra busia”) e la canzone riesce a mettere assieme generi musicali diversi, compreso un accattivante rap.

L’affermazione di questo brano è stata netta. Al secondo posto si è classificato, infatti, “’l ténpo no pol fermâsse” che ha ottenuto 263 preferenze. Un brano struggente, cantato da Mattia Marchesan, con un testo raccolto dall’autore delle parole Gian Marchesan e narra i tristi, importanti pensieri dell’autore Sebastiano Corbatto, “Seba”, che era stato colpito da un male incurabile e prima di abbandonare la vita era riuscito a musicarle.

Ricordiamo che il pubblico in sala (leggermente inferiore rispetto alla precedente edizione) doveva obbligatoriamente assegnare tre preferenze.

Al terzo posto, con 191 voti, si è classificata “Sans Souci”, canzone scritta e musicata da Marta Chiusso, interpretata da Cinzia Borsatti, che narra la storia di un locale che non c’è più ma per anni è stato uno dei punti di riferimento della vita mondana gradese, quella dei mitici anni Sessanta-Settanta. Gli altri sei brani in gara sono stati tutti classificati al quarto posto, a pari punti.

Una festa, il Festival, conclusosi poco prima dell’una e trenta della notte, arricchito per diversi brani da particolari coreografie, balletti della scuola della maestra Cadenaro, animazioni, proiezioni di immagini, quelle dell’archivio fotografico Marocco ma anche quelle che raccontano la vita di un grande cantautore dell’isola, Valerio Pastoricchio, legate ovviamente a una canzone in gara e al periodo dei numerosi concertini di Grado.

Non solamente canzoni, quindi, è stato un vero e proprio spettacolo, presentato da Leonardo Tognon e da Lina Lorenzon.

La serata ha visto anche gli interventi del sindaco Giuseppe Corbatto, del presidente della Fondazione Carigo, Alberto Bergamin, e del presidente dell’associazione “Quelli del Festival”, Fabio Marchesini.

«È stata più dura del solito - ha spiegato Marchesini - organizzare questa edizione del festival per svariate problematiche, ma siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo».

Va, dunque, in archivio l’edizione 2024 del Festival che, anziché a marzo come si svolgeva un tempo (il palacongressi era in fase di ristrutturazione e quindi non era disponibile) si è appena concluso.

Come presume il presidente Marchesini, è possibile che d’ora in avanti l’evento rimanga fissato ad ottobre perché diversamente sarebbe necessario partire sin d’ora con il nuovo bando, cosa impossibile al momento.

Non è escluso, però, che il Festival possa dividersi anche in due fasi, una solamente dedicata ai ragazzi della Conchiglia d’Oro e l’altra quella classica festivaliera. Un tanto per accontentare un maggior numero di autori proponendo cioè complessivamente un numero maggiore di canzoni.—

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