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L’abuso di potere dilaga: se un giudice si oppone, il governo cambia la legge

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La questione morale è sempre più dilagante e il contesto politico sempre più nauseante. La politica e il sistema criminale dei colletti bianchi subiscono colpi crescenti da parte della magistratura che non esonda come invece sostiene il governo, semmai è afflitta in non pochi casi da ormai cronica siccità.

Gli scandali si susseguono incalzanti. Dalle inchieste in Calabria e Sicilia su mafia e politica, alle indagini su Bari, dall’arresto del presidente della regione Toti alle custodie cautelari nei confronti del presidente della provincia di Salerno e del sindaco di Poggiomarino, dalle attività investigative che riguardano diversi consiglieri regionali in giro per l’Italia sino a membri del governo ed esponenti dei poteri forti e colletti bianchi legati alla politica. Continua l’emergenza morale che diviene non raramente questione criminale.

E la politica come reagisce? La maggioranza e il governo attaccando la magistratura, per non tradire ovviamente il lascito testamentario berlusconiano, applicando sempre più minuziosamente il disegno piduista di gelliana memoria, ed approvando norme che possano meglio garantire l’impunità dei politici e dei loro sodali, dei corrotti e dei corruttori e dei mafiosi di stato. Ed ovviamente nell’approvazione delle norme trovano l’accordo esplicito di un pezzo dell’opposizione e spesso la finta contrarietà di un altro pezzo. Pochi portano in alto il vessillo della questione morale. Tanto è vero che in commissione antimafia il problema diventano i magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho e non la presidente Colosimo che si fa fotografare con il neofascista Luigi Ciavardini condannato a 30 anni quale esecutore, in concorso con altri, della strage di Bologna.

Quando poi magistrati coraggiosi mettono a posto il diritto interpretandolo secondo Costituzione, come nel caso della deportazione dei migranti in Albania, il governo, guidato dal ministro delle ingiustizie Carletto Nordio, cambia la legge in barba alla separazione dei poteri: a chi sta sopra e a chi sta sotto. L’abuso del potere che diviene regola di condotta. E chi contesta gli abusi del potere deve essere represso e punito. Con la prassi di esporre anche le forze di polizia a condotte autoritarie, come nel caso dei manganelli di Pisa o le deportazioni disumane, censurate le prime dal presidente della Repubblica e le seconde dal Consiglio d’Europa.

L’opposizione poi suscita spesso imbarazzo per la sua inconsistenza. Renzi e Calenda frequentemente votano con il governo, soprattutto il primo, più volte inseguito in famiglia dalla magistratura che ne fa ormai quasi una questione di famiglia. In Campania, poi, dalle nostre parti, si assiste alla questione morale a chiacchiere, tarallucci e vino e fritture di pesce. Le fritture, tanto care all’arrestato presidente della provincia di Salerno, a volte portano male e dritto dritto alla mensa del carcere.

Poi abbiamo i noiosi e ingannevoli sermoni di taluni dirigenti nazionali del Pd che si occupano di Napoli, Campania e mezzogiorno. Scoprono la questione morale quando viene arrestato qualcuno, ma solo a parole, fanno interviste, organizzano passerelle politiche, paludati dibattiti sulla legalità della retorica, poi però non fanno nulla per cambiare. Anzi, prendono i voti con tanti che incarnano il peggio della questione morale. Come la DC ai tempi di Salvo Lima.

Il Pd è commissariato da anni a Napoli e in Campania, da quando fu travolto dalla mia prima elezione a sindaco del 2011, e nulla è mutato se non qualche scranno dato a chi si è preso lo scranno non facendo nulla di nuovo sul tema ed anzi tradendo aspettative di cambiamento. Poi abbiamo nel campo dell’opposizione quelli che della questione morale hanno fatto l’origine della loro forza. Eppure stanno, proprio in Campania e a Napoli, ma non solo, ad esempio pure in Calabria, a braccetto con chi da anni è stato travolto da scandali e dalla questione morale.

La politica è fatta di mediazione e anche di alleanze, ma la questione morale, il ripudio del puzzo del compromesso morale, il tradimento sul valore dell’onestà, non stringere accordi con chi si fa finta di contrastare, dovrebbero essere capisaldi se si vuole cambiare in meglio il nostro Paese che ha bisogno di punti di riferimento credibili e coerenti. Onestà e coerenza, valori sempre più rari in un ceto politico sempre più mediocre e nauseante.

L'articolo L’abuso di potere dilaga: se un giudice si oppone, il governo cambia la legge proviene da Il Fatto Quotidiano.