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Октябрь
2024

Marroni di Combai, raccolto dimezzato: «Colpa delle vespe e del clima pazzo»

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La produzione media del marrone Igp di Combai è di 800 quintali l’anno. Ma, a causa del meteo e della scarsa impollinazione, questa stagione garantirà poco più di 400 quintali. «Ogni riccio che dovrebbe contenere tre marroni – spiega Gianni Pagos, l’anima dei produttori – ne assicura uno soltanto; gli altri due restano indietro».

L’allarme è stato lanciato in un convegno a Miane, organizzato da Agricombai e Pro Loco nell’ambito della ottantesima festa dei Marroni di Combai che continuerà sino a fine mese. Gli esperti hanno ricordato che i castagneti rappresentano il 5% della superficie forestale in Veneto e rivestono una notevole importanza sia dal punto di vista economico che sociale per la produzione di legno, marroni e castagne.

«La castanicoltura da frutto è messa a dura prova da insetti sia autoctoni che alieni – ha riferito Fernanda Colombari, della Forestale del Veneto –è tristemente famosa la vespa cinese, letale per la produzione di frutti. Dopo aver praticamente azzerato la produzione in Pedemontana, ora la situazione è sotto controllo grazie all’introduzione del parassitoide antagonista in modo esteso e massiccio».

Purtroppo però esistono numerosi parassiti alieni potenzialmente molto pericolosi che potremmo prima o poi ritrovarci nei castagneti. «In particolare stiamo monitorando un organismo nocivo proveniente dal Nordamerica e già segnalato in Turchia. È necessario vigilare per tenere la situazione sotto controllo». Ad accentuare il quadro fitopatologico vi sono i cambiamenti climatici che stanno portando a significative alterazioni delle condizioni ambientali nei castagneti, alimentandone la suscettibilità alle malattie.

In giugno, al momento dell’impollinazione – ricorda Pagos – il meteo è stato davvero inclemente ed il meteo non ha per niente messo a loro agio gli insetti impollinatori.

Il professor Danilo Gasparini, docente all’Università di Padova, ha detto al convegno che la storia della castanicoltura in Italia affonda le sue radici nel Medioevo quando le castagne sono diventate un bene collettivo per uso alimentare.

Nicola Andrighetto e Thomas Campagnaro del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova si sono soffermati sugli aspetti ecologici, vivaistici e varietali e in particolare sui diversi ruoli del castagneto alla luce della biodiversità, individuata come una delle più importanti sfide.

Maria Gabriella Bellano, docente di Scienze Agrarie all’Università di Torino ha aperto una parentesi tecnica sull’evoluzione della filiera castanicola partendo dai portainnesti clonati: «La certificazione vivaistica rappresenta una tutela per il singolo castanicoltore e una garanzia per l’intero settore che deve continuare ad essere tutelato e valorizzato. La sfida è renderlo competitivo nell’attuale contesto internazionale».