A 67 anni Viviana Pongan prende la sua sesta laurea: «Imparare è tutta la mia vita»
Cinque lauree magistrali e una triennale. Viviana Pongan è una studentessa da record. Di Gosaldo (Belluno), classe 1957, dopo il diploma in Ragioneria, s’iscrive a 54 anni a Ca’ Foscari per «coronare un sogno»: studiare Conservazione e Gestione dei Beni Culturali. Da lì non si è più fermata: Antropologia Culturale, Storia dal Medioevo all’Età Contemporanea, Storia delle Arti, Filologia e Letteratura Italiana. L’ultimo successo è il titolo magistrale in Scienze Archivistiche e Biblioteconomiche.
Una vita per lo studio la sua?
«Dopo la salute, lo studio è al primo posto: mi ha salvata in tanti momenti difficili. Ricordo quando accompagnavo mia madre al supermercato e studiavo fuori, cercando di sfruttare ogni ritaglio di tempo. Fin da giovanissima, mettevo da parte cento lire per acquistare libri. Quando nel 1966 arrivò la terribile alluvione, le vicende della vita mi portarono a Mogliano. Per entrare il prima possibile nel mondo del lavoro decisi di studiare Ragioneria. Tra tutti quei numeri temevo non ci fosse più spazio per nient’altro. Eppure, ho imparato che non è mai troppo tardi per realizzare un sogno».
Non è mai troppo tardi per coltivarli, giusto?
«Ho sei lauree, ma non le vedo come un motivo di vanto. Non mi sento migliore di chi ha imparato sulla strada la scienza della vita. Non ho mai considerato colto chi sa tutto, ma chi sa dove andare a cercare le risposte alle proprie domande. Negli anni professori come Mario Brogi, Riccardo Ridi, Nico Stringa, Riccarda Ricorda hanno alimentato la mia passione e figure come Luigia Zotta mi hanno dato la possibilità di non rinunciarvi. Senza il sostegno del Settore Inclusione, non avrei mai potuto seguire i corsi a distanza e discutere la mia tesi in considerazione della mia attuale condizione di salute».
C’è un corso che l’ha colpita particolarmente?
«Antropologia Culturale mi ha permesso di scavare nel passato del mio paese natio, Gosaldo, esplorando usi e costumi del secondo dopoguerra. Ho condotto una ricerca sul campo, intervistando i più anziani e raccogliendo frammenti del passato. Alcune testimonianze sono arrivate da mio papà e mio nonno, entrambi careghèta, impagliatori di sedie, che hanno viaggiato in lungo e in largo per il loro mestiere. Non è stato semplice raccogliere tutto questo materiale durante la pandemia. Ho preso addirittura due multe (ride), spinta dalla passione per la ricerca».
I giovani studenti sono sempre più sfiduciati dalle prospettive del mondo del lavoro. Ha qualche consiglio?
«Non è mai troppo tardi per dedicarsi allo studio. Si legge, si scrive, s’impara per diventare consapevoli della vita. La cultura è l’unica vera forma di legittima difesa».
E la prossima laurea?
«Mi piacerebbe proseguire con Scienze Sociali per approfondire il tema dell’immigrazione: è un fenomeno al centro della nostra epoca e e sento l’urgenza di comprendere le sfide che governano questa complessa realtà».