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Октябрь
2024

Ivrea, tormenta e minaccia gli operatori sanitari dopo essere stato curato dagli spari

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IVREA. Da vittima di un tentato omicidio alle minacce al personale sanitario. «Ti strappo i capelli, ti sbatto per terra». Così si è rivolto un 31enne all’infermiera del triage del pronto soccorso, nella notte tra venerdì e sabato intorno all’una. Il fatto è accaduto, dopo aver minacciato di tirare una sedia a un suo conoscente, sempre nella sala d’aspetto del pronto soccorso. Il problema è che il paziente è ben noto in ospedale e alle forze dell’ordine per episodi simili. Dopo la sparatoria era stato ricoverato nel reparto di ortopedia, piantonato 24 ore su 24 dai carabinieri, teoricamente per sua sicurezza. Ma appena i militari sono stati assegnati ad altre funzioni ha dato in escandescenze, rendendo necessario un nuovo piantonamento, per garantire la sicurezza degli altri. Una volta dimesso è tornato di nuovo alla carica: si è presentato per tre notti di fila in pronto soccorso. Una volta sono intervenuti di nuovo i carabinieri, con il capitano Manuel Grasso in persona, che è riuscito a calmarlo. Poi, la notte tra venerdì e sabato, sono intervenuti gli agenti del commissariato di Ivrea e Banchette. Il 31enne ha ricevuto una sanzione da mille euro in base alla legge del 2020 che punisce le «condotte violente, ingiuriose, offensive, ovvero moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nonché nei confronti di chiunque svolga attività di cura, assistenza sanitaria o di soccorso presso strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche o private». La segnalazione, poi, arriverà comunque in procura che deciderà se si tratterà di reato più grave. Ma in fase di rinnovo dei documenti (dalla patente alla carta d’identità) il mancato pagamento potrebbe creargli non pochi problemi.

«Direzione responsabile»

Il tema della sicurezza degli operatori sanitari torna alla ribalta. «Nessuno ha riportato lesioni - spiega Giuseppe Summa del Nurind -, ma la situazione poteva sicuramente evolvere negativamente. Nei mesi scorsi si era partiti con buone intenzioni nel voler affrontare la problematica aggressioni, dopo che ne erano state denunciate 4 in appena 10 giorni. Si era deciso così di aprire un tavolo con i vari attori e il sindaco di Ivrea. Il primo marzo c’era stato il primo incontro e l'azienda aveva preso impegni precisi. Impegni che però non sono mai stati rispettati. Riterremo questa direzione responsabile di eventuali lesioni che dovrebbero verificarsi ai danni non solo del personale, ma anche dei cittadini presenti in pronto soccorso come questa notte. Il tavolo doveva essere convocato bimestralmente e andava esteso non solo agli altri presidi ospedalieri ma anche ai distretti ad esempio. Già a luglio dopo l'ennesima aggressione, avevamo chiesto di riaprire il tavolo per avere aggiornamenti in merito agli impegni presi e gli interventi effettuati, ma tutto è rimasto immutato. Lo riteniamo vergognoso e inaccettabile. Non sono stati tolti nemmeno i nominativi dalle divise del personale. Alcuni colleghi si sono cancellati addirittura dai social per evitare di essere rintracciati. Visto il susseguirsi degli episodi, chiederemo all’assessore Riboldi di voler intervenire e nel caso prossimi giorni proclameremo lo stato di agitazione del personale, se la situazione non sarà presa adeguatamente in carico».

«Guardie armate in pronto»

La direzione dell’Asl/To4, però, sostiene di essere «attenta e attiva» rispetto al fenomeno. «Nel rispetto - precisa - delle competenze e dei ruoli l’azienda. A seguito degli incontri citati sono stati infatti attuati i suggerimenti delle forze dell’ordine come la localizzazione della presenza della vigilanza accanto al punto triage. Le stesse forze dell’ordine hanno intensificato i passaggi presso le strutture più critiche. A ulteriore testimonianza dell’attenzione aziendale al tema è stata aggiudicata la nuova gara di vigilanza, che prevede come ulteriore strumento deterrente la presenza di guardie armate. Questo si va ad aggiungere agli strumenti già in essere, come per esempio la videosorveglianza presente nei luoghi più a rischio come i pronto soccorso. Rimane l’impegno aziendale, per quanto nelle proprie prerogative, a proseguire il dialogo con le forze dell’ordine e con le azioni utili a garantire la sicurezza dei propri operatori».

Una storia di marginalità

Certo è che la storia del tentato omicidio di Banchette, è una storia di estrema marginalità, che ha portato in carcere il 28enne Hamza Drouzi, dopo un inseguimento dei carabinieri. La vittima non ha saputo chiarire i motivi dell’accaduto, ma la procura di Ivrea, con indagini coordinate dal pm Filippo De Bellis, sta battendo la pista degli ambienti legati al mondo della droga. Il 28enne aveva già un divieto di avvicinamento a una donna e sembra che la lite potesse essere legata a lei, anche se sul posto, in quel momento, lei non c’era.