Il referendum su Krško 2 verso la cancellazione
Una inversione di rotta radicale, improvvisa e inattesa. Che fa saltare il banco riguardo al referendum consultivo su Krško 2. Referendum, fissato per il prossimo 24 novembre, che va invece verso la cancellazione o un rinvio a data da destinarsi.
È questa la conseguenza di una mossa a sorpresa del Partito democratico sloveno (Sds) dell’ex premier Janša, il maggiore fra i ranghi dell’opposizione, che ha proposto lunedì pomeriggio di annullare il referendum sul progetto “Jek 2”, messo in agenda dopo il via libera finale del Parlamento, con voto bipartisan – incluso quello dell’Sds, primo promotore dell’iniziativa – ma anche con alcune significative défaillance tra le fila della maggioranza.
A dare l’annuncio del cambio di rotta dei Democratici è stata una figura eminente del partito, Zvonko Černač, che ha chiesto che il governo metta sul tavolo una risoluzione per cancellare il referendum consultivo di novembre. Černač ha spiegato che, secondo l’Sds, la «credibilità» della consultazione popolare sarebbe stata minata alle basi a un mese e poco più dal voto, in particolare perché il «quesito» referendario sarebbe stato «manipolativo» e soprattutto perché «la maggioranza» di governo, «non è unita» sul tema nucleare.
Fra le prove portate a corredo dall’Sds, il fatto che nessuno dei tre partiti della coalizione che sostiene Golob avrebbe aperto un conto corrente per sostenere la campagna elettorale, a differenza del partito di Janša.
In ogni caso, se il premier Golob deciderà di tirare dritto, l’Sds non parteciperà alla campagna referendaria, la promessa-minaccia. «Quando il governo sarà conscio dell’importanza strategica dell’uso dell’energia nucleare, allora presenteremo nuovamente una proposta di referendum», ha aggiunto Černač.
Ma Golob non tirerà dritto. In serata, infatti, i partner della coalizione di governo hanno deciso di alzare bandiera bianca, ammettendo soprattutto il problema della scarsa informazione sul tema nell’opinione pubblica. Così, sia il Movimento Libertà del primo ministro – che ha accusato l’Sds di aver comunque «ingannato» gli elettori con le sue giravolte – sia i Socialdemocratici, come anche Levica, hanno concordato di lavorare alla cancellazione del referendum, con una proposta ufficiale in questo senso che dovrebbe essere presentata già oggi, martedì 22 ottobre, da Urška Klakočar Zupančič, presidentessa dell’Assemblea nazionale e membro del Movimento Libertà.
Troppi i dubbi circolati in questi giorni sul referendum, le controversie sul quesito e sulle informazioni in mano all’elettorato per andare avanti ora, ha fatto eco anche Meira Hot (Socialdemocratici).
Scontata la posizione di Levica, da sempre contraria al referendum. Nei giorni scorsi, il fronte del no aveva infatti contrattaccato, con svariati ricorsi di costituzionalità presentati alla Consulta. Quello più significativo era stato elaborato dal partito ecologista Vesna, che aveva ricevuto il pieno sostegno proprio di Levica.
A pesare sulla retromarcia generale, forse, anche la pubblicazione, sempre ieri, di un nuovo sondaggio Vox Populi su Krško 2, che ha evidenziato un marcato calo nel sostegno popolare al secondo reattore, con i favorevoli scesi al 59% dal 69% circa di gennaio. E un 64% del campione che ha denunciato la troppo scarsa informazione sul tema del secondo reattore, in particolare su costi e impatto sull’ambiente.
Cancellazione che sarà un unicum nella storia della Slovenia. La legislazione nazionale, ha spiegato infatti l’ex premier Miro Cerar, oggi rettore della Facoltà di Legge all’università di Lubiana, non contempla casi del genere. Ma se l’annullamento arrivasse, come tutto ora indica, prima di venerdì, giorno d’inizio della campagna elettorale, potrebbe essere un escamotage giuridicamente accettabile, ha previsto Cerar. —
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