Legionella alle Terme di Monfalcone: l’ad Guarneri a processo per lesioni colpose
Si è aperto ieri, lunedì21 ottobre, al Tribunale di Gorizia il processo a carico di Salvatore Guarneri, chiamato in qualità di amministratore delegato di Terme del Friuli Venezia Giulia srl, legale rappresentante e datore di lavoro per il complesso riabilitativo al civico 74 di via Timavo, Monfalcone, a rispondere dell’accusa di lesioni personali colpose, articolo 590 del codice penale.
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Parti civili, che avevano in precedenza sporto querela, l’80enne Savino Simone, residente a Duino Aurisina, e Rosanna Marin, 65 anni di Trieste: entrambi si erano sottoposti a cicli di cura nella struttura monfalconese, rispettivamente il 29 novembre 2021 e attorno al 5 dicembre del medesimo anno, contraendo nel caso dell’uomo «insufficienza respiratoria acuta e polmonite da legionella pneumophila», per le quali era finito intubato in Terapia intensiva con prognosi superiore a 40 giorni, nel caso della donna «polmonite interstiziale da legionella pneumophila», con identica previsione di guarigione.
La Procura, in aula con la sostituta Giulia Capella, nel capo d’imputazione contesta al rappresentante legale della società che gestisce le Terme romane, tra i vari e specifici aspetti in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, qui con riferimento all’organico, la presunta omissione della predisposizione «di tutte le misure necessarie a evitare l’esposizione al batterio della legionella» anche ai due utenti della struttura. Per asserita «colpa generica», ovvero «imprudenza, negligenza e imperizia», e «colpa specifica», «avendo agito in violazione delle norme che disciplinano la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro» e «omettendo di provvedere a integrare il documento di valutazione dei rischi», il dvr ai sensi del decreto legislativo 81 del 2008, circa l’indicazione di «dati riferibili al rischio biologico “legionella”».
Dunque dopo l’udienza filtro dello scorso 17 settembre – quando Guarneri, assistito dall’avvocato del foro di Udine Maurizio Conti, non aveva ritenuto di fruire dei riti alternativi pur previsti dalla riforma Cartabia, poiché intenzionato a dimostrare la propria innocenza in dibattimento – si è formalmente aperto lunedì, alla sessione delle 9.45, il processo, davanti ad accusa e difesa riunite in sala Nereo Battello.
Per le persone offese, costituitesi nel procedimento, gli avvocati Sergio Orzan incaricato da Simone, pure in Aula, ed Eleonora Sponza in sostituzione di Maria Genovese per Marin, non presente. Assente anche Guarneri, che figura nella lista dei teste della pm Capella.
La giudice Lucia Vidoz ha acquisito le liste testimoniali (9 teste per la Procura, 15 per la difesa, 6 per ciascuna delle parti civili) e documentazioni, tra cui un estratto della cartella clinica di Simone, articolata su 500 pagine a spanne, come riportato dal suo legale.
E quindi ha riaggiornato il processo alla prossima udienza, il 17 febbraio alle 11.30, per «l’esame di quattro teste a scelta del pm». Questi i commenti a margine degli avvocati.
Conti: «Chiameremo in aula tutti i dipendenti delle terme e un paio di consulenti, esperti di prevenzione, profilassi e igiene per dimostrare l’infondatezza delle accuse mosse al mio assistito, che ha voluto andare a processo convito della propria innocenza». «Mostreremo – ha concluso – ciò che quotidianamente, in materia di dvr, veniva fatto per la sicurezza alle terme». Insomma, per la difesa, le lesioni al centro del procedimento penale, sarebbero frutto di «fatalità e imprevedibilità», perché «tutti i presidi del protocollo sono stati applicati alle Terme romane».
Orzan, legale di Simone, che come Marin ancora oggi porta «strascichi agli arti inferiori dopo quanto patito», ha affermato: «Siamo contenti che questi fatti siano stati finalmente portati all’attenzione del tribunale. Abbiamo depositato documentazione e lista testimoniale, attendiamo che il procedimento entri nel vivo». Concorde il cliente: «Dopo la legionella le mie difese immunitarie si sono notevolmente abbassate, ho difficoltà a camminare e necessito sempre di qualcuno che mi accompagni e rispetto a com’ero prima non riesco a percorrere lunghi tratti». «Speriamo che il processo si possa consumare in tempi congrui – ha concluso l’avvocata Sponza per conto di Marin – e sia consentito di mettere un primo punto su tutta questa vicenda». Se ne riparla nel 2025. —